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Si è tenuto questa mattina, come previsto, la mobilitazione che ha coinvolto quasi 1.000 lavoratori dello stabilimento Inalca di Castelvetro di Modena, dipendenti sia di Inalca che di Gescar, la società detenuta al 100% da Inalca e che svolge le lavorazioni in appalto per conto di Inalca stessa.
Contratto nazionale, contratto aziendale, rispetto della normativa sugli appalti ed emergenza sanitaria, questi i temi sui quali i sindacati Flai/Cgil e Filt/Cgil hanno indetto lo sciopero.
'Da mesi i delegati sindacali chiedono misure straordinarie per fronteggiare la pandemia, come l’adesione alla campagna della Regione Emilia Romagna sugli screening periodici nelle aziende mediante tamponi a tutti i dipendenti, visti anche i focolai già manifestati delle scorse settimane. Cosa che Inalca si è sempre rifiutata di fare - affermano i sindacati attraverso le parole di Diego Bernardini della Flai/Cgil Vignola e di Ignazio Moschera della Filt/Cgil Vignola -.
A questo va aggiunto il fatto che le aziende Inalca e Gescar hanno deciso, in modo completamente unilaterale, di diminuire il premio aziendale per chi è stato obbligato a casa in quarantena oppure per chi è stato messo in cassa integrazione a causa del covid 19. Quindi tutti quei lavoratori che sono andati a lavorare nonostante tutto, con grande senso di responsabilità – e si sono ammalati oppure sono stati costretti a casa in cassa integrazione (e quindi a stipendio ridotto) – si sono anche visti diminuire il premio di produzione. Produzione che, fortunatamente, non si è mai interrotta, ma che è stata portata avanti da Inalca anche facendo un uso spregiudicato del personale in appalto, cioè sostituendo il personale assente con personale degli appalti. Una modalità in netta violazione alla normativa sugli appalti, che vieta, appunto, la commistione tra dipendenti diretti (Inalca) e dipendenti di aziende in appalto (Gescar)'.
Redazione Pressa
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