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Difficile parlare della candidatura di Elena Ugolini, in una contesa senza speranze con Michele De Pascale, senza parlare di Comunione e Liberazione. Perché la Ugolini, anche per quanto s’è visto in questa campagna elettorale, non è una politica: è l’antitesi della politica. E’ una professoressa di scuole private, ascesa al ruolo dirigenziale, consulente ministeriale per governi di tutti i colori: perfetta per i governi tecnici. Ma simbolo di quella macchina amministrativa che fa da contraltare alla politica bloccando tutto. Chiudete gli occhi: vedete in lei programmi rosei per il futuro o le pastoie e cesoie burocratiche di Monti e della Fornero? Non avendo proposte per far sognare, ha tirato subito i remi in barca, disertando tutti i confronti e limitandosi a incontri con i propri fedelissimi - loro stessi delusi - e una presenza social non di certo all’altezza.
Per questo la sua candidatura si spiega solo come contropartita per CL. Quella CL che non sarebbe neanche un movimento politico, ma nel tempo è diventata solo politica. O meglio: la politica per il potere e per la bella vita, come ebbe a sottolineare nel 2012 Julián Carrón, successore di Don Giussani, dicendo: “se il movimento di CL è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato”. Di certo di pretesti ne diede Roberto Formigoni, la figura più carismatica di CL: non sappiamo per certo se fu davvero lui a dettare la linea dicendo “dobbiamo sporcarci le mani”, dopo il repulisti di mani pulite, ma di certo, stando alle sentenze, se le sporcò.
Non ebbe invece alcuna rilevanza penale la vicenda di Maurizio Lupi, suo successore per la Compagnia delle Opere, coinvolto da ministro nello scandalo delle Grandi Opere: nessun reato, ma quel Rolex fu politicamente senza ritorno.
Per questo fa sorridere lo scontro a distanza fra Stefano Bonaccini e Antonio Tajani. Perché sostenere, come fa Tajani, che per lavorare in Emilia-Romagna occorra la tessera del PD – se non vero, empiricamente verosimile - per poi però candidare la Ugolini, significa ammettere che il problema non è tanto il potere pervasivo e lobbistico: ma chi quel potere lo detenga.
Fin qui la politica. C’è poi l’aspetto prettamente elettorale. La Ugolini, seppur non politica, non è neanche civica. Perché civismo vuol dire non essere identificabili con una ideologia di riferimento. Vuol dire pescare voti apolitici da entrambe le parti. Avendo un appeal personale che vada oltre i partiti e le ideologie. La Ugolini, invece, oltre a apparire ideologicamente cattolica, porta in dote solo e esclusivamente i voti di CL. Non aggiunge voti al centrodestra, perché il bacino elettorale di CL è già da anni nel centrodestra. E poi lo scarso apporto reale di CL, misurabile nello zerovirgola di Lupi, è davvero sufficiente per avere una regione? Lo è solo se la regione è l’Emilia, potenzialmente contendibile ma da sempre messa persa. E per questo – l’abbiamo sottolineato tante volte – sfruttata dal centrodestra per le poltrone e i relativi emolumenti.
La riprova? Mai come in queste elezioni tutto è familismo, amichettismo, nemichettismo, trasformismo: la vittoria del cinismo sul civismo.
Eli Gold
Eli Gold
Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett.. Continua >>