Nel corso dell’intervento, avvenuto presso un edificio situato a Cognento, i militari hanno individuato all’interno di un laboratorio tessile otto cittadini cinesi impiegati come manodopera in assenza di contratti di lavoro e in condizioni di sfruttamento.
Dagli accertamenti immediatamente eseguiti sotto il coordinamento della Procura della Repubblica modenese, che hanno incluso l’escussione dei lavoratori e le operazioni di fotosegnalamento, è emerso che l’indagata è risultata la conduttrice di fatto del laboratorio, nonché colei che, a partire da novembre 2024, aveva impiegato gli otto operai in modo irregolare, senza alcuna sottoscrizione contrattuale e con retribuzioni inferiori ai minimi di legge.Sei lavoratori sono risultati privi di regolare permesso di soggiorno e, pertanto, sono stati denunciati per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Nei loro confronti è stato notificato il provvedimento di espulsione emesso dal Questore di Modena.
Tra i denunciati a piede libero anche un cittadino cinese di 21 anni, titolare formale della ditta individuale intestataria dell’attività produttiva, per le stesse ipotesi di reato contestate alla donna. I due risponderanno inoltre di numerose violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. L’attività è stata sospesa e sono state elevate sanzioni amministrative e ammende per più di 130.000 euro.Il Pubblico Ministero, valutando che la donna era incensurata, e la presunzione del beneficio della sospensione condizionale della pena in caso di condanna, ha chiesto al Gip la convalida dell’arresto - ricorrendone i presupposti - senza l’applicazione di misure cautelari e disponendone l’immediata liberazione. L’arresto è stato convalidato il 23 maggio scorso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modena e sull’edificio, un immobile del valore di circa 400mila euro adibito a laboratorio tessile, sono stati apposti i sigilli in esecuzione di decreto di sequestro preventivo disposto dal Giudice su richiesta dalla Procura della Repubblica al fine di evitare che la libera disponibilità del locale e di quanto ivi contenuto potesse favorire la reiterazione di reati della medesima indole.