Ex Bellco, brutte notizie: nessuna delle 3 proposte garantisce tutti i posti
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Ex Bellco, brutte notizie: nessuna delle 3 proposte garantisce tutti i posti

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Si tratta della Tianyi-NorrDia, del Consorzio Frattini e della BCI. Nessuna delle tre proposte assorbirebbe integralmente l’occupazione, neppure quella diretta


Ex Bellco, brutte notizie: nessuna delle 3 proposte garantisce tutti i posti
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Si è tenuto oggi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy il Tavolo sulla vertenza Mozarc ex Bellco di Mirandola. La Sernet ha presentato il dettaglio di tre progetti e due lettere d’interesse di soggetti imprenditoriali, operanti nel territorio, che integrerebbero tali proposte. Si tratterebbe di quelli maggiormente compatibili con i criteri proposti dall’advisor, ovvero solidità della compagine degli investitori, piani industriali specifici per la realtà aziendale e capacità di assorbimento della forza lavoro. Due soggetti provengono dal settore biomedicale, mentre uno integrerebbe l’attività biomedicale con produzione di batterie al grafene.
Alle offerte effettuate da Tianyi Norrdia, Consorzio Frattini (biomedicale) e Bci (fondo industriale di investimenti) si affiancano opportunità di impiego da parte di due imprese del settore biomedicale: Euroset e Livanova.
'La Tianyi-NorrDia è stata descritta ai sindacati come la soluzione che presenta maggiore velocità di implementazione, chiarezza e solidità degli investitori, ma vi sarebbe la coesistenza di più soggetti nell’impianto e si prevederebbe la ricollocazione di parte del personale in un’altra azienda del territorio. Il Consorzio Frattini, con leadership italiana, avrebbe un piano di rilancio del marchio Bellco, mantenendo la vocazione manifatturiera dell’azienda, l’implementazione della ricerca e sviluppo e il know-how; al momento però mancano informazioni sugli investitori. Il terzo soggetto, ovvero BCI, unirebbe continuità e discontinuità di business (batterie in grafene) e necessiterebbe di un più ampio ricorso alla CIG. In questo caso vi sarebbe una poco chiara strategia di rilancio del business esistente e un alto rischio nell’implementazione di quelli futuri, con richiesta di dote molto elevata'.
Le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di Filctem Cgil e Femca Cisl hanno chiesto che il piano sociale sia parte integrante del piano di reindustrializzazione e che l’azienda confermi la disponibilità a facilitare la cessione degli immobili e la messa a disposizione dei servizi di infrastruttura. Nessuna delle tre proposte assorbirebbe integralmente l’occupazione, neppure quella diretta. I sindacati hanno sottolineato l’importanza della continuità occupazionale, ovvero know how, competenze e professionalità, da mantenere all’interno del distretto, che – va ricordato - è il primo biomedicale in Europa.
'Partendo dunque dal presupposto che nessuna delle tre proposte presentate prevede l’assorbimento totale dell’occupazione (diretti, indiretti, somministrati), il piano sociale – hanno ribadito - dovrà contenere l’accompagnamento economico per eventuali ricollocazioni verso soggetti terzi, operanti sul territorio, o ipotesi di accompagnamento alla pensione o sostegno a soluzioni di auto-impiego. Alle istituzioni hanno chiesto di stringere i tempi, oltre che per il pronunciamento del Governo sulla Golden Power, anche per esprimere valutazioni ulteriori a supporto del miglior processo di reindustrializzazione - spiega la Cgil -. I sindacati hanno inoltre richiesto che i soggetti della short list possano venire a rappresentare il proprio piano industriale nel corso del prossimo incontro, fissato per giovedì 6 febbraio. Il piano sociale dovrà essere contenuto nell’accordo preliminare. Dovrà quindi essere chiaro il ruolo di ogni attore, quali saranno i finanziamenti statali e quali quelli regionali, quali gli ammortizzatori sociali e sostegno al reddito e dell’accompagnamento incentivato alla pensione o di altre scelte di carattere volontario'.
L’incontro al Mimit è stato presieduto da Mattia Losego, responsabile dell’unità di crisi del Ministero, alla presenza dei vertici dell’azienda, di Sernet Spa (advisor dalla multinazionale Mozarc), della sindaca di Mirandola Letizia Budri e dei rappresentanti sindacali.

 

Il commento
A margine dell’incontro è intervenuta il sindaco Letizia Budri. 'Oggi, dall’analisi delle proposte industriali e delle offerte complementari, emergono ancora una volta, molto chiaramente, gli elementi di valore di questa realtà produttiva. I lavoratori altamente qualificati e uno stabilimento con prerogative interessanti rappresentano un patrimonio che non può essere ignorato - afferma la Budri -. È ancora presto per commentare la soluzione industriale, che dovrà essere accompagnata da un piano sociale, ma il 6 Febbraio, durante il prossimo incontro presso il Ministero, saranno presenti anche gli stessi proponenti, un aspetto che riteniamo fondamentale. A sette mesi dalla comunicazione dell’azienda di voler chiudere la produzione, i passi avanti compiuti rispetto alla situazione di crisi che si prospettava sono stati davvero significativi'.

Redazione Pressa
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