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Guerra in Ucraina, gli antefatti: il ruolo degli Stati Uniti

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Finché la Russia non è tornata ad impensierire l’America, l’Ucraina era povera ma in pace


Guerra in Ucraina, gli antefatti: il ruolo degli Stati Uniti
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Alcuni giorni fa, sul canale televisivo La7, Lilli Gruber ha intervistato Iryna Vereshchuk, Vice Presidente dell’Ucraina e portavoce del governo Zelensky. Insomma, non un peana qualsiasi che parla di cose che non conosce, ma un personaggio di spicco.
Cosa ha detto la Vereshchuk in divisa verde militare, uguale al suo superiore e attor-comico Zelensky, da meritare un approfondimento ulteriore, a freddo? Il suo discorso, che qui potete rivedere, si può sintetizzare in questi caposaldi:
1) Il governo ucraino sa qual è la verità e ha il coraggio di dirla;
2) La verità è una sola;
3) Il governo Zelensky ha più del 90% del consenso del popolo; Zelensky è il popolo;
4) Noi abbiamo rinunciato all’arsenale nucleare con il memorandum di Budapest in cambio della protezione da parte dell’Occidente;
5) Putin doveva essere fermato nel 2014 quando si è annesso la Crimea con sanzioni economiche più efficaci;
6) L’inefficacia delle sanzioni hanno convinto Putin che l’Occidente non lo ferma e può fare quello che vuole;
7) Se non ci aiutate con la fornitura d’armi e una no-fly zone su tutte le centrali atomiche (4 centrali con 15 reattori attivi e due in costruzione), questa guerra distruggerà noi e voi;
8) Il popolo ucraino non accetterà mai le repubbliche del DonBass e l’annessione della Crimea alla Russia e quindi non si può trattare su questi punti;
9) Senza i vostri sistemi di difesa aerea e la no-fly zone non possiamo fermare Putin e la guerra verrà da voi;
10) La neutralità non ci garantisce di poter restare uno Stato sovrano e indipendente.

Sui primi due punti, non troverete più le parole pronunciate da Iryna Vereshchuk, perché sono state tagliate nel video pubblicato online da La7; il “governo ucraino sa quale è la verità e ha il coraggio di dirla.

La verità è una sola” sono le frasi pronunciate e credo che il vice ministro si riferisse al fatto che l’Occidente pronuncia molte parole, ma sta aiutando poco l’Ucraina, si limita a delle sanzioni, mentre dovrebbe inviare uomini e mezzi a combattere accanto ai loro soldati. In caso contrario, potrebbe essere interpretata come un avvertimento per le orecchie di qualcuno: esiste un’altra verità? Diversa da quella che è raccontata?

Ma torniamo all’intervista di Lilli Gruber dalla quale si evince chiaramente che, al momento, non esistono punti di discussione e confronto con la delegazione russa e la guerra va avanti, probabilmente nell’attesa da parte di Zelensky che entri in campo il “VII Cavalleggeri” guidato da John Wayne Biden.
A questo punto è appropriato ripercorrere la storia degli ultimi anni di questa regione orientale grande due volte l’Italia e poi porre alcune domande che non hanno alcuno scopo di giustificare l’azione della Russia.

L’Ucraina si è distaccata dall’Unione Sovietica ed è diventata Repubblica indipendente nel dicembre del 1991. Per anni è stata un territorio che non interessava a nessuno, confinante con uno Stato sceso dal gradino di superpotenza mondiale e ridotto in miseria. Anche lei certamente non sguazzava nel benessere, nonostante le tante materie prime e il primato nel grano. La corruzione era estesa e capillare, finché il 21 novembre del 2004 non si è assistito a quella che fu definita la “Rivoluzione Arancione”. Si era all’indomani delle elezioni presidenziali e i primi risultati vedevano il delfino dell’ex presidente Leonid Kucma – Viktor Janukovyč – in vantaggio. Fino a quel momento, il governo ucraino era stato filo russo come l’attuale Bielorussia, ma lo sfidante Viktor Juščenko denunciò pubblicamente che le elezioni erano fasulle, con brogli nei conteggi e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. Un massa di persone si radunò nelle piazze delle principali città brandendo sciarpe e striscioni arancioni.

La Corte Suprema ucraina fissa nuove elezioni e questa volta è Juščenko a vincere, che si insedia il 23 gennaio del 2005; la Rivoluzione Arancione è guidata dalla discussa oligarca Julija Volodymyrivna Tymošenko. Dal 2005 al 2010, Juščenko è Presidente della Repubblica, e la Tymošenko, dal 2007 al 2010, riceve la nomina di Primo ministro. In quegli anni, l’Ucraina si avvicinoa molto all’Occidente, preoccupando sempre più Mosca che, tuttavia, versa ancora in condizioni economiche disastrose. È il tempo di Eltsin, che piace tanto agli Stati Uniti con le sue simpatiche performance da alterato per il troppo bere.

Alle elezioni presidenziali del 2010, la Russia appoggia con tutti i mezzi Janukovyč, che vince contro la Tymošenko. L’Ucraina torna ad essere filo russa e la Tymošenko è processata e imprigionata per gravi fatti di corruzione. Intanto, il 7 maggio del 2012 sale al potere Vladimir Putin e, per risollevare le casse dello Stato, il Presidente Janukovyč chiede un prestito all’ex capo del KGB, legando così maggiormente l’Ucraina alla Russia e cancellando la sua aspirazione d’entrare in Europa e godere dei milioni di dollari americani. Ciò scatena, nel novembre del 2013, le proteste che portanoo all’occupazione, da parte dei “manifestanti filo-europei”, della Piazza Indipendenza nel centro di Kiev.

Nel gennaio 2014, gli scontri di piazza si fanno più cruenti e compaiono, tra i manifestanti, gruppi paramilitari nazionalisti. Il 2 maggio 2014 ad Odessa, presso la Casa dei Sindacati, estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini lanciano Molotov all’interno dell’edificio che prende fuoco. I sostenitori del precedente governo filo russo sono arsi vivi e, quelli che riuscirono a guadagnare l’uscita, sono uccisi a colpi di mitra. Nei vari scontri, si producono circa 150 morti (7 tra i poliziotti) e più di 1000 feriti, finché il 22 febbraio i manifestanti chiedono le dimissioni di Janukovyč che ripara in Russia. La Tymošenko è liberata e torna a parlare alla piazza, mentre il Parlamento nomina Presidente e Premier 'ad interim' Oleksandr Turčinov, ex capo dei servizi segreti e braccio destro della Tymošenko.

L’atmosfera nel paese si surriscalda con gesti simbolici abbastanza paradossali: uno dei primi decreti del nuovo governo è stato quello di abolire il russo come una delle lingue dell’Ucraina. Si produce anche uno scontro religioso tra i cattolici ortodossi ad Ovest e i greco ortodossi ad Est.
Nell’opinione di Putin, molte di queste iniziative sono orchestrate dalla Cia, poiché la Federazione Russa, sotto il suo governo, è tornata ad impensierire l’America. Si muove allora per mettere al sicuro le sue basi navali in Crimea. In pochi giorni, i militari russi occupano i punti strategici della penisola e il parlamento della Repubblica di Crimea, a maggioranza russofona e russofila, proclama l’indipendenza dall’Ucraina in seguito a un referendum per l’annessione alla Russia. Le piazze della penisola festeggiano con balli e canti fino a tarda notte e vi partecipa anche l’italiano Riccardo Fogli interpretando la significativa canzone 'Lasciami andare'.

Per punirla, la comunità internazionale impone a Mosca delle sanzioni e la regione del DonBass, anch’essa russofona e russofila, si ribella anch’essa; in modo unilaterale dichiara l’indipendenza da Kiev. Putin e la Duma non sono interessati ad una annessione: preferiscono due Stati cuscinetto ai confini. Inizia una guerra interna che durerà fino ai nostri giorni e conterà circa 14 mila morti.

Intanto, appare improvvisamente sulla scena politica un attore, Volodymyr Zelensky, che il 31 dicembre del 2018 annuncia la propria candidatura alle presidenziali. Non ha alcuna esperienza politica, ma è l’interprete di una fiction televisiva di successo, “Servitore del Popolo” dove interpreta il ruolo di Presidente dell’Ucraina. Abile comunicatore in video e sui social, è fortemente finanziato dal magnate ucraino Ihor Kolomoysky, strettamente legato ai Democrats americani. È il vero amministratore della Burisma Holdings, che vede tra i dirigenti il figlio di Joe Biden.

Il titolo della fiction televisiva diventa il nome del nuovo partito e Zelensky vince con il 73% dei consensi. Il suo programma prevede un ingresso dell’Ucraina in Europa e nella NATO. Gli Stati Uniti si assumono l’impegno d’ammodernare l’esercito ucraino con nuovi mezzi e una maggiore tecnologia, dotano le forze armate anche di 4 laboratori mobili batteriologici per svolgere nuove ricerche sul Covid 19 (ma per la Russia sono molti di più) e riprendono i bombardamenti nel DonBass. Il resto è cronaca di questi giorni.

A questo punto, e riaffermando che non si ha alcuna intenzione di giustificare l’aggressione di Mosca, sorgono alcune domande d’obbligo: l’Ucraina aveva un governo filorusso, corrotto come tutti i governi del mondo, ma in pace e molto simile a quello della Bielorussia. Ebbene, se gli Stati Uniti non avessero deciso 'd'esportare la democrazia', per usare l'Ucraina come pedina con lo scopo di tenere sotto pressione la Russia e proteggere quello che considerano il proprio mercato, l'Europa, avremmo avuto i 14 mila morti del DonBass? Avremmo avuto la strage di Odessa con 48 dissidenti russofoni arsi vivi? Avremmo avuto le migliaia di morti tra ucraini e soldati russi di questi giorni non ancora quantificabili?
Se l’America avesse voluto proseguire nel suo war game elaborato dalla Randal Corporation, ma l'Europa avesse risposto unita: 'Noi restiamo neutrali. Non interferiamo nelle scelte politiche di un popolo. Non inviamo denaro, armi e laboratori batteriologici a questo nuovo governo' la Russia avrebbe invaso l'Ucraina? Ci troveremmo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale richiesta insistentemente da Zelensky? Ci ritroveremo a dover affrontare la più grave crisi economica della nostra storia per colpa delle sanzioni e delle contro-sanzioni di Mosca?

Forse queste domande non possono trovare risposta, ma un dato è certo: finché la Russia non è tornata ad impensierire l’America, l’Ucraina era povera ma in pace. Oggi è un Paese distrutto e con un futuro alquanto incerto.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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