Taser, ecco perché è giusto promuoverne l’utilizzo per le forze di polizia

L’incolumità degli operatori di polizia è importante così come quella della cittadinanza
Infiamma la polemica.
E l’affaire Carabinieri-taser s’ingrossa.
Perché, dopo il cinquantasettenne di Olbia, sabato sera, a perdere la vita in identiche circostanze, domenica pomeriggio, è stato un quarantunenne di Genova.
Con conseguente apertura, anche a carico degli operatori di polizia liguri, d’un procedimento penale per omicidio colposo.
Due morti.
Quattro Carabinieri indagati.
E fiumi di parole-social.
Per dire basta.
Basta all’utilizzo, da parte delle forze dell’ordine, del taser.
Perché il taser non sarebbe un giocattolo.
Rewind: chi l’ha mai considerato tale?
Diciamolo più chiaramente: chi l’ha mai usato come se lo stesso fosse tale?
Chi l’ha mai estratto, insomma, a cuor leggero?
Il taser è un’arma.
Che, tendenzialmente non letale, letale ben può diventare se usata contro persone affette da pregresse fragilità psico-fisiche.
Di questo, credo, gli operatori di polizia sono, tutti, perfettamente consapevoli.
Non a caso, esistono specifici protocolli in materia.
La cui ottemperanza, per quel che qui importa, dovrà essere giustamente vagliata dalle procure della Repubblica di Tempio Pausania e di Genova.
Ma ciò non toglie – questo è il punto – che ragionare di strade e di taser su queste basi non sembri, oggettivamente, corretto.
Operare on the road significa operare real time.
E, mentre, in tribunale, le cose vengono ricostruite in chiave statica – vale a dire a bocce ferme –, on the road, gli operatori di polizia si trovano costretti ad operare in chiave dinamica, dovendo fronteggiare, real time appunto, pericoli seri e concreti.
Ora: mentre bilanciare correttamente tra loro l’incolumità della persona, l’incolumità della cittadinanza e l’incolumità degli operatori di polizia in chiave statica è spesso agevole, altrettanto spesso disagevole, oggettivamente, è fare ciò in chiave dinamica.
Proprio perché, come si diceva poc’anzi, operare on the road significa operare real time.
Ma bilanciare correttamente tra loro l’incolumità della persona, l’incolumità della cittadinanza e la propria incolumità è ciò che, pur operando in chiave dinamica, anche gli operatori di polizia devono necessariamente fare.
Di qui, appunto, l’esistenza di specifici protocolli in materia, pensati proprio per aiutare a pensare chi si trova quotidianamente costretto a bilanciare in corsa sì importanti valori in gioco.
Di qui, prima ancora, l’esistenza di plurimi strumenti posti a disposizione degli operatori di polizia – spray al peperoncino, bastone estensibile, taser, pistola semiautomatica – nell’ottica di consentire loro di graduare il proprio intervento, correttamente bilanciando tra loro l’incolumità della persona, l’incolumità della cittadinanza e la propria incolumità seppur on the road e, dunque, real time.
Concludo: se per bilanciare correttamente tra loro l’incolumità della persona, l’incolumità della cittadinanza e l’incolumità degli operatori di polizia in chiave dinamica è di taser che appare opportuno ferire, è semplicemente giusto che gli operatori di polizia procedano in questi esatti termini.
Perché, se l’incolumità della persona e l’incolumità della cittadinanza rappresentano certamente valori importanti, valore altrettanto importante è certamente rappresentato altresì dall’incolumità degli operatori di polizia.
Guido Sola
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