Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'I dipendenti? Loro sono contenti, e' quello il 'problema'...'. Ovvero, fosse per loro, va benissimo avere a disposizione l'auto aziendale direttamente da casa per andare a prendere servizio sul cantiere usando -una volta arrivati- un Gps come marcatempo. Tant'e' che 'sono stati proprio i dipendenti a chiedere volontariamente ad Hera di poter usare l'auto aziendale da casa...', racconta Arturo Buonocore, della Femca-Cisl. Dunque, 'non risulta alcun lavoratore a cui sia stato imposto' di fare cio' quanto immaginato dall'ipotesi di accordo Hera-sindacati (Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilctem-Uil) per regolamentare il progetto 'Partenza da casa con destinazione sul cantiere' (voluto per recuperare 'margini di efficienza' e incrementare 'la competitivita'') bocciato dal referendum tra gli addetti. Per la Cgil le cose stanno diversamente: Hera, senza accordo con i sindacati, ha dato corso a quanto previsto dall'ipotesi di accordo con lettere di comando al personale; tant'e' che la Filctem ha indetto lo stato di agitazione e domani si cerchera' una mediazione in Prefettura a Bologna per evitare lo sciopero.
Oggi invece avrebbe dovuto esserci a Roma il tavolo azienda-sindacati per discutere dell'applicazione del nuovo sistema non solo in Emilia-Romagna ma anche dove Hera e' presente, ad esempio Friuli Venezia Giulia, Veneto e Marche. Il summit pero' e' rinviato al 2 novembre.
Ma per la Cisl, la mobilitazione della Filctem-Cgil 'e' prematura'. Proprio perche' non pare ci sia stato alcun blitz. 'Abbiamo parlato con i lavoratori una ventina a Modena e una trentina a Bologna. Si puo' dire che forse c'e' stata una mezza forzatura dell'azienda- continua Buonocore- ma sono tutti volontari': hanno voluto loro sperimentare la novita'.
Quanti hanno scelto di usare l'auto aziendale e andare a 'timbrare' direttamente il cantiere (si arriva sul posto e si accede il Gps) fanno un tragitto in auto 'che non e' piu' lungo di quello da casa alla normale sede di lavoro.
Non ci mettono mai meno di 40 minuti. Anzi, semmai in alcuni casi e' piu' breve; stando cosi' le cose, ci guadagna il dipendente e ci sono vantaggi anche sull'efficienza aziendale', spiega Buonocore.
Invece, per la Cgil non si puo' conteggiare il tempo trascorso a bordo di una auto aziendale come 'libero' o 'di riposo'. 'Questo tema potenzialmente riguarda i colleghi tecnici-operativi del gruppo', ma e' 'di interesse generale per tutti i lavoratori perche' ha implicazioni dirette su cosa sia 'orario di lavoro effettivo' e invece cosa sia 'tempo di riposo'. Infatti- continua la Filctem in una comunicazione al personale- il rischio concreto che si sta correndo, per effetto del contenuto letterale dei comandi, e' legato al fatto che, a seguito dell'assegnazione unilaterale da parte dell'azienda al lavoratore di un automezzo, qualsiasi sia il tempo di percorrenza 'casa-primo luogo dove si comincera' a svolgere la prestazione' (diversa dalla sede fissa di appartenenza), tutto il tempo di viaggio di andata e ritorno sia a carico del lavoratore e non vada assolutamente considerato tempo di lavoro a nessun effetto, indipendentemente dal fatto che sia stata aumentata la percorrenza abituale'. Per la Cisl pero' alla fine, nel referendum, ha pesato troppo il voto di chi non e' direttamente coinvolto nella cosa; inoltre, anche altri addetti Hera vorrebbero usare l'auto aziendale da casa, 'ma a loro per il momento non viene data', racconta il funzionario Femca. Pesa la vertenza sindacale. Comunque sia, 'per noi il progetto e' corretto e il tavolo e' ancora aperto: continueremo a discutere', conclude allora Buonocore.