'Nel 2016, nel campo nomadi di via Canaletto, sono stati effettuati 188 controlli in 103 giornate. In occasione delle verifiche, tutte le persone non coinvolte nel provvedimento di arresti domiciliari, che è all’origine del fenomeno, sono state allontanate, ma evidentemente con effetti di brevissima durata. Tenuto conto della presenza di minori e anche per ridurre la frequentazione presso le residenze limitrofe e i conflitti con il vicinato, il 10 giugno è stato collocato un punto di approvvigionamento acqua e sono stati collocati su via Canaletto Nord alcuni contenitori per la raccolta dei rifiuti. La situazione si conferma ancora problematica e di difficile gestione ma la Polizia municipale svolge regolari controlli dell’area'.
Lo affermava il 17 novembre scorso il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli rispondendo, nella seduta del Consiglio comunale, all’interrogazione di Walter Stella del Partito democratico sulla situazione di degrado ed illegalità riguardante il campo abusivo alle porte della città.
Una risposta, quella del Sindaco, della quale ai tempi si prese semplicemente atto, fuori e dentro il Consiglio Comunale, senza particolari discussioni. Una risposta che però oggi, alla luce della fotografia e dello scenario criminale che per tutto il 2016 ( e non solo), ha fatto da sfondo al campo, ed è emerso dalla relazione dei Carabinieri sull'attività del gruppo criminale dedito a furti seriali di sportelli bancomat a Modena e nel nord Italia, assume anche un altro significato.
Basta sovrapporre la realtà descritta dal sindaco nel novembre scorso e la relazione dei Carabinieri del 13 giugno, relativa allo stesso campo e allo stesso periodo, per porsi più di una domanda.
Perché, mentre il sindaco parlava in Consiglio Comunale di controlli costanti e serrati all'interno del campo, con nessun eclatante riscontro se non quello dell'inutile allontanamento di persone irregolari che regolarmente tornavano, i Carabinieri documentavano che in quel campo c'erano ammassati sotto montagne di rifiuti di ogni tipo, quintali di refurtiva rubata.
compreso interi sportelli bancomat che la banda sradicava e portava all'interno del campo? Ricordiamo che quell'area non è molto grande e i rifiuti ammassati modello discarica, ovviamente abusiva, si vedono bene. Anche dall'argine de Secchia, oltreché dalla Canaletto. Come li hanno visto poi bene i Carabinieri. E se c'erano pericoli, o elementi di reato (e c'erano), anche di tipo ambientale, dovevano emergere ed essere portati a conoscenza almeno del Consiglio Comunale. Soprattutto quando si rispondeva ad un atto ispettivo da parte di un consigliere.
Perchè mentre Muzzarelli annunciava l'installazione dei bidoni della spazzatura a servizio del campo, i nomadi vivevano (e vivono), nel mezzo di una discarica abusiva a cielo aperto, in alcune notti anche data alle fiamme? Ovviamente alla presenza di minori? Perché?
Perché a novembre, mentre il sindaco rispondeva ufficialmente in consiglio comunale sul disastro ecologico, ambientale e sociale di quel campo abusivo, senza fornire dati di merito su chi ci viveva, i Carabinieri avevano già raccolto una quantità tale di prove sufficienti da fare arrestare 11 persone con ipotesi reato inequivocabili? Prove che tre mesi prima di quella risposta, erano finite sul tavolo del PM e già giudicate sufficienti a fare partire le richieste di arresto?
Perchè, se è vero come affermava Muzzarelli nel novembre scorso, che la Polizia Municipale aveva controllato il campo 188 volte in 103 giorni ( ovvero con una media di quasi due volte al giorno), tutti quei reati di ogni tipo non erano stati riscontrati e resi noti all'opinione pubblica? Dal momento che non solo erano stati registrati ma anche oggetto, due mesi prima, di una richiesta di arresto. Mica roba da poco. Lì c'era una banda organizzata di professionisti del crimine che in quel luogo raccoglieva ed occultava il frutto delle razzie. Eppure in consiglio comunale il sindaco non ne parlava certo in questi termini.
Perchè guardando la realtà da lui descritta, e ponendola a confronto con quella rappresentata ieri dai Carabinieri, sembra davvero sentire parlare di altra cosa. Di un altro campo.
E perché se il Sindaco, in una risposta ufficiale, poneva la presenza nel campo nomadi di soggetti agli arresti domiciliari come origine del mantenimento del campo stesso (e delle cause che ne impedivano lo smantellamento nonostante il suo essere abisivo), non ha posto le condizioni per riportare l'ordine nel momento in cui gli arresti domiciliari erano finiti? Perché quella competenza e quella responsabilità che si misura sul piano urbanistico e sociale alla fine, anzi anche all'inizio, è sua, mica dei Carabinieri.
E perché, se c'erano minori, venivano lasciati lì? fatti vivere in una situazione così pericolosa, nel mezzo del degrado più assoluto ed in condizioni igieniche e sanitarie gravi e che il collegamento di una pompa di acqua a bassa pressione non poteva ( e non può), certo risolvere?
Domande che chiunque, e da qualsiasi livello, può porre e che oggi, ancora più di ieri, esigono una risposta. Anche solo in virtù di quella Modena civile, democratica, delle regole che devono essere rispettate e della Modena del chi è rimasto indietro, che non vorremmo fosse tanto indietro da fermarsi alle celebrative note stampa del Comune.
Caro Sindaco, noi siamo qui. Lo spazio, per rispondere, non solo su ciò che è stato ma su quello che sarà, c'è.