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Fonderie cooperative, in ritardo il nuovo progetto

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Passaggio fondamentale nel processo di delocalizzazione, doveva essere presentato entro i primi di luglio. E a Nonantola, area individuata per il nuovo impianto, il sindaco sbotta


Fonderie cooperative, in ritardo il nuovo progetto
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“Il percorso per la delocalizzazione dello stabilimento delle Fonderie cooperative sta procedendo secondo i tempi previsti e nel rispetto degli impegni assunti attraverso il Protocollo d’intesa sottoscritto con il Comune”.

Lo aveva detto l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Alessandra Filippi, rispondendo giovedì 17 maggio, in Consiglio comunale, all’interrogazione proposta dal consigliere Pd Carmelo De Lillo, che chiedeva aggiornamenti sullo stato di avanzamento del percorso di delocalizzazione e chiarimenti sull’efficacia della sperimentazione per l’abbattimento degli odori. Nel corso della stessa seduta l’assessore Filippi aveva ricordato 'che, come previsto dal Protocollo, Fonderie cooperative aveva presentato all’Amministrazione lo studio di fattibilità tecnico-economico con le caratteristiche principali del nuovo stabilimento produttivo, e che il Comune aveva individuato l’area produttiva di Navicello come quella più idonea per la nuova collocazione, ma non solo: 'Entro i primi di luglio - affermò l'Assessore -  la proprietà presenterà il progetto per il nuovo stabilimento e uno studio di prefattibilità ambientale sui quali saranno avviate le procedure per l’accordo di programma e per la Valutazione di impatto ambientale'.

Entro i primi di luglio. Cosa che evidentemente non è avvenuta, almeno ufficialmente e, visto il periodo, è improbabile possa avvenire nei prossimi giorni. Un progetto articolato, quello che la proprietà si è impegnata a redigere sulla base del protocollo di intesa con il Comune, capace di definire le compatibilità rispetto alle indicazioni date dal Comune rispetto alla collocazione nell'area di Navicello. Dove già si alzata l'opposizione dei cittadini e del locale sindaco che lunedì scorso ha chiesto di conoscere, appena sarà disponibile, il progetto. Richiesta che ha evidenziato come anche negli ambienti politici ed amministrativi degli enti interessati dal processo di delocalizzazione, del progetto avanzato dei primi di luglio non ci sia ufficialmente, ancora traccia.

Ed un ritardo in questa fase, a ridosso dell'estate, potrebbe rischiare di allungare i tempi di una procedura complessa, lunga ed articolata (equivalente ad una Conferenza dei servizi, con tutti i soggetti interessti) e che per giungere puntuale all'appuntamento del 2022 (anno in cui lo stabilimento dovrebbe cessare l'attività nell'attuale sede di via Zarlati per riaccendersi con un tecnologia molto più all'avanguardia e meno impattante a Navicello) deve procedere a tappe forzate e con il massimo rispetto della tempistica programmata.

Anche perchè la cessazione dell'attività nell'attuale sede dovrebbe avvenire praticamente in contemporanea con l'avvio della produzione nella nuova sede, per garantire la continuità produttiva ad un'azienda che al di la delle tecnologia tradizionale utilizzata e da tempo giudicata ambientalmente incompatibile all'interno di un quartiere che negli anni è diventato residenziale, è e rimane leader nel suo ambito di produzione (assali per mezzi pesanti...).

Ciò significa che pur procedendo il percorso di delocalizzazione, non rimane escluso un cosiddetto piano B, riguardante il trasferimento a Padova della stessa fonderia, negli stabilimenti già pronti, della cooperativa partner. Ipotesi che aprirebbe, da subito, un altro fronte impegnativo sul piano sindacale. Riguardante non più la delocalizzazione di alcuni chilometri dell'azienda ma della delocalizzazione a dei dipendenti. Con tutte le problematiche che ne sorgerebbero. Ipotesi, come detto, al momento esclusa. 

Gi.Ga.



Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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