Se il Pd che condannò a priori Mori è lo stesso che oggi attacca il giudice del caso Lucano
Gioire segretamente o addirittura smaccatamente per le condanne (o semplicemente per l'avvio di indagini) nei confronti di avversari politici e scandalizzarsi per sentenze di condanna (peraltro non definitive) solo quando non sono rispondenti al proprio abito mentale è ben poco Democratico
Fatto Due. Tre anni fa l'ex senatore Vaccari, uomo forte della segreteria Fava usò queste parole nei confronti del generale Mario Mori (e del colonello De Donno), l’uomo che guidò il Ros che il 15 gennaio del ‘93 arrestò Riina. Mori allora solo imputato nel processo Trattativa, era ospite a Modena per un incontro su criminalità e terrorismo. 'Mi chiedo cosa possano insegnare sull’etica questi due signori? Solo nel gennaio scorso, nel corso del processo sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, l’accusa ha chiesto condanne pesanti per Mori e De Donno. A queste condizioni, già sarebbe stato preoccupante chiamarli a parlare di criminalità organizzata tout court, ma che addirittura garantiscano l’acquisizione di crediti “etici” sembra stridente con il buon senso. Nessuno li condanna preventivamente sulla base delle richieste del Pm nel processo, ma questo non giustifica nemmeno assolverli altrettanto in via preventiva con comparsate pubbliche nel Paese, prima a Palermo poi a Modena. La strategia è chiara ed è preoccupante. La scelta poteva cadere su ben altre figure anche modenesi in grado di garantire quanto previsto dal corso. Mi auguro almeno che, in un sussulto di orgoglio, non ci sia grande partecipazione tra i penalisti modenesi’. Mario Mori e Giuseppe De Donno una settimana fa sono stati assolti in Appello perchè il fatto non costituisce reato. Da Vaccari non sono pervenute scuse.
Ora è difficile capire come possa il Pd da una parte condannare preventivamente un servitore dello Stato, oggi completamente assolto da ogni accusa (senza minimamente chiedere scusa davanti alla sentenza di assoluzione) e allo stesso tempo manifestare contro una sentenza (di primo grado) di colpevolezza di un sindaco, ovviamente anch'egli innocente sino a terzo grado di giudizio.
Perchè delle due l'una. O si crede sempre nell'attuale modello di giustizia italiano e si accettano le sentenze stando zitti senza 'se, ma, però...' o si ha la forza, indipendentemente dai singoli casi, di contestare una giustizia che lascia per anni persone, fino a prova contraria innocenti, nel limbo, la forza di prendere le distanze da un sistema dei media che usa la sacra parola 'garantismo' come intercalare vuoto e sterile. Gioire segretamente o addirittura smaccatamente per le condanne (o semplicemente per l'avvio di indagini) nei confronti di avversari politici e scandalizzarsi per sentenze di condanna (peraltro non definitive) solo quando non sono rispondenti al proprio abito mentale è ben poco Democratico.
Giuseppe Leonelli
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