Nuovo ospedale di Carpi: dall'avviso pubblicato più dubbi che certezze
Confermati 'solo' i 57 milioni quasi tutti dello Stato. L'obiettivo di un grande ospedale prospettato da anni sempre più lontano. Una opportunità per Mirandola. La scelta politica 'obtorto collo' di una integrazione
E anche nella migliore delle ipotesi, l'orizzonte temporale sul quale si ragiona è quello del 2033. Circa 8 anni di attesa in cui dovere convivere, a Carpi, con un ospedale che, come ha ribadito proprio l'altro giorno il Presidente De Pascale, è assolutamente inadeguato alle esigenze della sanità di oggi. Anche nel confronto con quello di Mirandola sul quale, nonostante la perdita e la chiusura di reparti, investimenti strutturali ne sono stati fatti.In questo scenario l'atto politico e di indirizzo che integra Mirandola nel ragionamento sul futuro di Carpi e Mirandola, cuore e vera novità dell'evento all'auditorium San Rocco di Carpi e sul quale ora dovrebbe muoversi il nuovo progetto per Carpi,, pare essere una conseguenza di questa consapevolezza. L'integrazione fattiva e sancita con Mirandola, che negli anni scorsi non veniva nemmeno contemplata, diventa di fatto una scelta 'ob torto collo' da parte di un governo della sanità regionale e provinciale che al di là di chi sia alla guida, deve pagare lo scotto dei propri ritardi e dei propri cambi di indirizzo. Non si può non ricordare che la stessa classe politica che oggi si fa paladina della sanità di prossimità è la stessa che quella prossimità l'ha sacrificata sull'altare della centralizzazione che ha avuto nella creazione dell'ospedale di Baggiovara, caso più unico che raro di secondo HUB dopo il Policlinico nello stesso comune e a 10 chilometri dal grande ospedale di Sassuolo, il suo apice. E che su Carpi ha continuato investire e continuerà a spendere per almeno altri 8 anni, milioni di euro su una struttura già vecchia e ritenuta inadeguata già 15 anni fa.
Producendo ritardi e spreco di denaro pubblico, Impoverendo, se non chiudendo, sempre più reparti e presidi della provincia. Un processo solo in parte giustificato dalle esigenze di razionalizzazione della rete che deve fare i conti con nuovi standard ed esigenze. Il dibattito sul livello e sulle funzioni degli ospedali di prossimità e di area, come quelli di Mirandola e di Carpi, dura da troppi anni. Anni in cui è cambiato il mondo. Un mondo che la politica, la stessa che oggi ci racconta di avere la ricetta giusta e innovativa per garantire futuro, non è riuscita a seguire. E il caso dell'ospedale Ramazzini ne è il simbolo.Una situazione, quella legata alle difficoltà e alla consapevolezza di dovere rivedere di fatto le prospettive per Carpi (sarà sempre più difficile trovare privati pronti a coprire 69 milioni di euro pur a fronte della prospettiva di avere la garanzia di gestire anche tutte le attività commerciali e di ristorazione legate al nuovo ospedale, e alla luce del fatto che il progetto non sarà più lo stesso), che finisce per favorire Mirandola che da sempre, fondatamente, di fronte anche al naufragio dell'ipotesi di un unico ospedale dell'area nord (Carpi e Mirandola), del trasferimento a Carpi (accellerato dal terremoto), di sempre più reparti e funzioni (punto nascita compreso), temeva con la realizzazione del nuovo grande ospedale di Carpi, la fine di quello di Mirandola. Oggi, e almeno per i prossimi 8 anni, Carpi avrà bisogno di Mirandola. Tecnicamente e politicamente.Solo il tempo, un lungo tempo, ci dirà se la prospettiva di integrazione tra i due ospedali (vecchio ma rinnovato di Mirandola e nuovo di Carpi), sarà possibile e porterà i suoi frutti, o se la sopravvivenza dell'ospedale di Mirandola sarà solo rimandata al 2033 o oltre. Sicuramente il tema del livello dei due Pronto Soccorso si porrà a breve.Gi.Ga.
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