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Nuovo ospedale di Carpi: dall'avviso pubblicato più dubbi che certezze

Nuovo ospedale di Carpi: dall'avviso pubblicato più dubbi che certezze

Confermati 'solo' i 57 milioni quasi tutti dello Stato. L'obiettivo di un grande ospedale prospettato da anni sempre più lontano. Una opportunità per Mirandola. La scelta politica 'obtorto collo' di una integrazione


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L'avviso pubblico per la ricerca del soggetti privati che dovrebbero elaborare e realizzare il progetto del nuovo ospedale di Carpi sulla base degli indirizzi politici presentati in pompa magna, nei giorni scorsi, a Carpi, nella logica di integrazione con l'ospedale di Mirandola, è stato pubblicato. E' consultabile e scaricabile sul sito dell'Ausl.E' passato un anno dall'annuncio della Regione dell'accordo di programma firmato con il ministero. Quasi due dall'annuncio, da parte dell'Ausl di Modena, dell'approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica del Nuovo Ospedale di Carpi. Era il luglio 2023. L'Ausl annunciava l'avvenuto passaggio necessario per l'accesso al finanziamento ex art.20”: 57 milioni di euro, dell’investimento, che insieme ai 69 milioni da partenariato pubblico privato compongono il totale di 126 milioni di euro previsti dal quadro economico, anch’esso approvato dalla delibera aziendale dei giorni scorsi. A questi si andranno ad aggiungere in una fase successiva altri 14 milioni di euro, necessari per l’acquisto di arredi e attrezzature biomediche e informatiche.Era, lo ricordiamo, il 2023. Due anni nei quali poco o nulla è avanzato. Un anno dopo, rispetto al 2023, e un anno fa, rispetto oggi, la Regione Emilia - Romagna affermava: 'Il nuovo ospedale di Carpi avrà una superficie totale di 47.050 mq, per quattro piani di altezza in una posizione strategica, facilmente raggiungibile anche tramite percorsi di mobilità dolce e servita da zone di parcheggio.
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Il quadro economico complessivo prevede 126 milioni di euro di investimenti, di cui 57 da fondi statali e regionali e 69 da fondi del privato, secondo la formula del partenariato pubblico privato, cui si aggiungeranno altri 14 milioni per gli arredi e le attrezzature biomediche e informatiche. Dopo l'accordo di programma Stato - Regione partiranno le procedure per l’acquisizione dei terreni, un’ulteriore fase di progettazione e quindi la gara di partenariato pubblico-privato che consentirà di individuare il partner privato che si occuperà della progettazione definitiva e dell’esecuzione di tutte le opere'
Più o meno, si tratta delle stesse cose ascoltate alcuni giorni fa, a Carpi, pratiche di esproprio ancora da avviare, comprese. O meglio. Di più c'è il rafforzamento di un indirizzo politico, ovvero che l'integrazione con Mirandola (mai citata negli anni scorsi), dovrà essere sostanziale e definita. Di meno c'è però qualcosa di ancora più sostanziale: quello dei finanziamenti e del progetto stesso. Che, almeno in teoria, e sulla base dei nuovi indirizzi e necessità sia di razionalizzazione della spesa, sia di integrazione, non sarà più lo stesso.
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In pratica un passo indietro rispetto al progetto prospettato dalla Regione. Nell'avviso non si parla più di un ammontare, seppur teorico di 126 milioni di euro totali tra parte pubblica e privata, ma solo di quei 57, per il 90% dello Stato, già confermati in passato. Ovvero meno della metà di quelli necessari per partire anche solo con un progetto di dimensioni inferiori di quanto oggi è l'ospedale di Mirandola. Il resto sarà definito dal progetto del privato che dovrà tenere conto della nuova prospettiva di integrazione, con Mirandola. Fatto sta che ad oggi, dopo anni di discussioni e di passaggi, il progetto di fattibilità da 126 milioni di euro già annunciato dalla Regione un anno fa e dall'Ausl due anni fa, sembra avere più garanzie di non essere realizzato che realizzato.
E anche nella migliore delle ipotesi, l'orizzonte temporale sul quale si ragiona è quello del 2033. Circa 8 anni di attesa in cui dovere convivere, a Carpi, con un ospedale che, come ha ribadito proprio l'altro giorno il Presidente De Pascale, è assolutamente inadeguato alle esigenze della sanità di oggi.
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Anche nel confronto con quello di Mirandola sul quale, nonostante la perdita e la chiusura di reparti, investimenti strutturali ne sono stati fatti.In questo scenario l'atto politico e di indirizzo che integra Mirandola nel ragionamento sul futuro di Carpi e Mirandola, cuore e vera novità dell'evento all'auditorium San Rocco di Carpi e sul quale ora dovrebbe muoversi il nuovo progetto per Carpi,, pare essere una conseguenza di questa consapevolezza. L'integrazione fattiva e sancita con Mirandola, che negli anni scorsi non veniva nemmeno contemplata, diventa di fatto una scelta 'ob torto collo' da parte di un governo della sanità regionale e provinciale che al di là di chi sia alla guida, deve pagare lo scotto dei propri ritardi e dei propri cambi di indirizzo. Non si può non ricordare che la stessa classe politica che oggi si fa paladina della sanità di prossimità è la stessa che quella prossimità l'ha sacrificata sull'altare della centralizzazione che ha avuto nella creazione dell'ospedale di Baggiovara, caso più unico che raro di secondo HUB dopo il Policlinico nello stesso comune e a 10 chilometri dal grande ospedale di Sassuolo, il suo apice. E che su Carpi ha continuato investire e continuerà a spendere per almeno altri 8 anni, milioni di euro su una struttura già vecchia e ritenuta inadeguata già 15 anni fa.
Producendo ritardi e spreco di denaro pubblico, Impoverendo, se non chiudendo, sempre più reparti e presidi della provincia. Un processo solo in parte giustificato dalle esigenze di razionalizzazione della rete che deve fare i conti con nuovi standard ed esigenze. Il dibattito sul livello e sulle funzioni degli ospedali di prossimità e di area, come quelli di Mirandola e di Carpi, dura da troppi anni. Anni in cui è cambiato il mondo. Un mondo che la politica, la stessa che oggi ci racconta di avere la ricetta giusta e innovativa per garantire futuro, non è riuscita a seguire. E il caso dell'ospedale Ramazzini ne è il simbolo.Una situazione, quella legata alle difficoltà e alla consapevolezza di dovere rivedere di fatto le prospettive per Carpi (sarà sempre più difficile trovare privati pronti a coprire 69 milioni di euro pur a fronte della prospettiva di avere la garanzia di gestire anche tutte le attività commerciali e di ristorazione legate al nuovo ospedale, e alla luce del fatto che il progetto non sarà più lo stesso), che finisce per favorire Mirandola che da sempre, fondatamente, di fronte anche al naufragio dell'ipotesi di un unico ospedale dell'area nord (Carpi e Mirandola), del trasferimento a Carpi (accellerato dal terremoto), di sempre più reparti e funzioni (punto nascita compreso), temeva con la realizzazione del nuovo grande ospedale di Carpi, la fine di quello di Mirandola. Oggi, e almeno per i prossimi 8 anni, Carpi avrà bisogno di Mirandola. Tecnicamente e politicamente.Solo il tempo, un lungo tempo, ci dirà se la prospettiva di integrazione tra i due ospedali (vecchio ma rinnovato di Mirandola e nuovo di Carpi), sarà possibile e porterà i suoi frutti, o se la sopravvivenza dell'ospedale di Mirandola sarà solo rimandata al 2033 o oltre. Sicuramente il tema del livello dei due Pronto Soccorso si porrà a breve.Gi.Ga.
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Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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