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'Prato, vi spiego come la mia Romania affronta pandemia e guerra'

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Intervista a Claudiu Stanasel, cittadino rumeno, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato, e recordman di preferenze


'Prato, vi spiego come la mia Romania affronta pandemia e guerra'
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Cittadino rumeno, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato, e recordman di preferenze. Il profilo di Claudiu Stanasel è emblematico da un lato dell'integrazione reale anche a livello istituzionale e dall'altra della volontà di fare opposizione in un territorio storicamente 'rosso' come (al pari dell'Emilia Romagna) è la Toscana. Eletto nelle fila della Lega, come tanti eletti, si è allontanato dal partito di Salvini all'indomani dell'adesione del Carroccio al Governo Draghi.

Vicepresidente del Consiglio comunale di una città importante come Prato senza neppure avere la cittadinanza italiana. A cosa deve la sua capacità di attrarre consensi elettorali?
Sono entrato nelle istituzioni da cittadino romeno ed europeo che vive da oltre vent’anni a Prato, in Toscana, a casa mia. Non ho intenzionalmente richiesto la cittadinanza italiana sino al mio ingresso nelle istituzioni perché volevo dimostrare che è possibile vincere le elezioni ed entrare all’interno dell’amministrazione comunale della mia città da cittadino romeno, a dimostrazione di un percorso di integrazione vero e concreto.

Successivamente ho richiesto la cittadinanza italiana in quanto naturale conseguenza del mio percorso di vita in quello che ormai è anche il mio paese e che con orgoglio che chiamo casa. Nel mio percorso politico ho sempre cercato di restare coerente e portare avanti la mia attività politica basandomi su valori e ideali per me fondamentali, unendovi rispetto e concretezza. Credo che nella attuale crisi sociale e politica il fatto di avere una visione politica chiara e ben distinguibile sia un valore aggiunto e sia soprattutto ciò che i cittadini maggiormente chiedono alla classe politica. La mia fortuna però è data soprattutto alla grande squadra che in questi anni si è costruita intorno a me e con cui sono orgoglioso di poter condividere questo percorso.

Un politico degno di tale nome deve essere capace di circondarsi di persone valide che sappiano costruire i progetti e i programmi e che siano sempre pronte a scendere in campo per mettersi a disposizione di un’idea. La nostra vittoria di Prato l’abbiamo ottenuta con un lavoro durato anni e fatto in maniera precisa e attenta su tutto il nostro territorio, incontrando i nostri cittadini più e più volte e fornendo sempre risposte concrete ai problemi reali. Un lungo percorso che ci ha visti in tutti i nostri quartieri, nelle nostre aziende, a contatto con le associazioni e nelle scuole cercando di mettere sempre al centro dialogo e confronto, imparando dai cittadini e costruendo direttamente insieme a loro il nostro successo. Abbiamo sempre cercato di evitare la critica fine a sé stessa degli avversai ma abbiamo portato avanti una politica costruttiva perché è questo che i cittadini ci hanno chiesti: meno discorsi e litigi inutili e più azioni concrete. La nostra capacità di attrarre consensi sta nella costanza, il lavoro più complicato di un politico è quello di esserci sempre ed avere sempre le migliori risposte sebbene questo non sia assolutamente facile ma lo si può ottenere lavorando sodo e soprattutto con al fianco una squadra straordinaria fatta di persone di tutte le età, di molteplici etnie e varia estrazione sociale. A Prato abbiamo dimostrato che un giovane o un cittadino straniero possono diventare protagonisti della politica e delle istituzioni nel proprio territorio ai vertiti più alti. Per questo motivo so bene di avere tante responsabilità ma sono convinto che continueremo a fare bene e che tante altre vittorie ci attendono all’orizzonte se resteremo umili e costanti.

La comunità di Rumena in Italia è numerosa, eppure nelle istituzioni sono pochi i cittadini rumeni presenti. Come mai?
La comunità romena è la prima comunità straniera d’Italia con oltre un milione di cittadini romeni residenti e la seconda forza lavoro in questo paese dopo gli italiani, ovviamente. In 30 anni di immigrazione romena in Italia la nostra comunità ha portato avanti un percorso di integrazione complicato ma che oggi ci vede, a detta di tanti politici e rappresentanti delle istituzioni nazionali italiane, la comunità straniera meglio integrata in Italia. Per questo motivo io credo che il culmine massimo di un percorso di integrazione sia la partecipazione a tutti gli aspetti della vita di una società, incluso proprio la vita politica di questo grande paese. Nel 2007, con l’ingresso della Romania nell’Unione Europea, già qualche cittadino romeno è riuscito ad entrare nelle amministrazioni comunali italiane, per effetto della legge europea che permette ad ogni cittadino romeno di votare ed essere votato alle elezioni amministrative in Italia e che permette ad ogni cittadino italiano di fare lo stesso in Romania, e in ogni altro paese dell’Unione Europea. Da allora sono stati veramente pochi i cittadini romeni che sono riusciti in questo percorso e coloro che ce l’hanno fatta sono riusciti ad entrare in Comuni con numeri di abitanti abbastanza residui. La nostra vittoria in un Comune così importante come Prato, che ha circa 200.000 abitanti e che è la terza città del Centro Italia dopo Roma e Firenze, ha aperto la strada ad un passo successivo e credo possa essere il faro che guidi la nostra comunità verso successi e vittorie ancor più importanti. Negli anni ho girato per tutta l’Italia sostenendo molti cittadini romeni alle elezioni amministrative nelle proprie realtà ed allo stesso tempo, grazie all’aiuto di molteplici associazioni, di cercare di dare un contributo per una formazione politica che abbia lo scopo non solo di vincere ma anche di governare perché il mio obiettivo è dimostrare che la nostra comunità può essere un valore aggiunto ad ogni livello delle istituzioni e della politica italiana. Abbiamo valori e ideali e una storia e una cultura che bene si intersecano col popolo italiano, anche in virtù della storia e delle origini della nostra lingua che ci uniscano da sempre per non parlare dei rapporti economici che vedono i nostri due paesi come partner di primo livello nella società odierna. Abbiamo però bisogno di un percorso di formazione politica ed è in questo senso che sto cercando di fornire un buon esempio a tutta la mia comunità mettendomi sempre a servizio ogniqualvolta vengo chiamato per aiutare. In Romania la comunità italiana è molto forte e presente sia a livello economico ma anche sociale e politico e io credo che lo stesso possiamo e dobbiamo fare noi romeni qui in Italia. A Prato abbiamo messo un tassello importante in questo percorso ma puntiamo a Roma, al Parlamento e alle Regioni, laddove i cittadini romeni che ovviamente hanno anche la cittadinanza italiana, possono entrare per alzare ulteriormente il livello della nostra partecipazione alla vita politica del paese che ormai da 30 anni noi romeni consideriamo come una casa, la nostra casa, insieme ai nostri fratelli italiani in cui viviamo e in cui ormai vivono le seconde generazioni composte di tanti bambini e ragazzi nati e vissuti sempre qui. So di avere un ruolo importante da questo punto di vista e lavoreremo sodo per portare ulteriori traguardi alla nostra comunità, che sia alla Camera dei Deputati in Italia o anche, perché no, a Bruxelles, a rappresentare l’Italia in Europa perché come ho sempre detto io sono un rappresentante dei cittadini, di tutti i cittadini del mio territorio, italiani e romeni e tutti gli altri che vivono e lavorano qui, rispettano la legge e contribuiscono alla crescita di questo grande paese.

Cosa significa fare opposizione in un territorio come la Toscana? Dopo l'abbandono della
Lega in che contesto continuerà il suo impegno politico?
La sfida più ardua in Politica è sicuramente fare politica di centrodestra nella Regione Toscana, quella che un tempo era la regione più rossa d’Italia ma che negli ultimi anni ha decisamente iniziato a cambiare colore. Questo territorio ha da sempre avuto una impostazione politica legata al mondo della sinistra, che sia il PD di oggi o il Partito Comunista di ieri, poco importa. Il fatto che per così tanti anni si siano susseguiti sempre gli stessi nella gestione del potere ha creato un sistema molto difficile in quanto ramificato ovunque nella società ed in ogni territorio ma negli ultimi anni questa struttura si è sempre più frammentata fino a far crollare molteplici roccaforti storiche come la nostra Prato, che dal 2009 al 2014 ha avuto una prima storica amministrazione di centrodestra, per poi, ahinoi, ritornare nelle fauci del PD. Fare opposizione in un territorio simile è la cosa più complessa che si possa fare in un percorso politico perché per ottenere risultati devi essere talmente bravo da non sbagliare nessuna virgola e questo sostanzialmente perché a livello di preparazione politica abbiamo un avversario che governa da così tanto tempo che ormai conosce in maniera eccellente la macchina amministrativa. Ammetto che non è stato facile all’inizio e non lo è ancora oggi ma in questi due anni e mezzo da quando sono entrato nel consiglio comunale di Prato ne abbiamo portati a casa di risultati e ci siamo riusciti migliorandoci sempre e imparando in continuazione sia dai nostri sbagli sia dalle esperienze degli altri. Io credo tanto nel lavoro di squadra e nel saper delegare al meglio e penso che questa gestione dell’attività della nostra opposizione di centrodestra ci abbia permesso di ottenere in molteplici occasioni anche i voti favorevoli del centrosinistra e non tanto perché facesse loro piacere ma semplicemente perché li abbiamo messi in condizione di non poter votare contro, da quanto le nostre proposte politiche fossero ben strutturate in ogni dettaglio. Oltre un anno fa insieme ad altri tre colleghi consiglieri abbiamo abbandonato la Lega dando il via ad una debacle totale che ha visto decine di consiglieri comunali di tutta la Toscana uscire insieme a noi o successivamente dal partito, per molteplici motivi. Dopo aver contribuito a far crescere il partito e a strutturarlo sul territorio ne siamo usciti senza mai un attacco perché credo si debba sempre portare rispetto a quella che è stata la tua casa, anche in virtù del grande lavoro che abbiamo fatto e del nostro importante lascito. Io sono un uomo di centrodestra e tale intendo restare: credo che l’unica offerta politica capace di battere il centrosinistra e governare meglio ad ogni livello sia la coalizione di centrodestra. Questa però va assolutamente rinnovata, mettendo da parte gli errori del passato, tagliando fuori chi quegli errori li ha causati e aprendosi ad una nuova fase che metta al centro programmi e persone, concretezza e meritocrazia. In Toscana ho imparato che soltanto uniti possiamo vincere e governare bene ed oggi grazie a questa mentalità ed anche al lavoro che io stesso e tanti altri colleghi abbiamo portato avanti, governiamo in ben 6 capoluoghi di provincia su 10, lasciando al centrosinistra soltanto Prato, Firenze, Lucca e Livorno. Il mio futuro personale lo stiamo programmando insieme alla mia squadra ma l’obiettivo per me è più grande ed è quello di continuare a vincere nei comuni quest’anno qui in Toscana fino ad una grande vittoria alle prossime elezioni politiche italiane nel 2023 ed anche a quelle regionali del 2025, per il bene della coalizione di centrodestra, dell’Italia e della Regione Toscana.

Tra i motivi della sua uscita dal Carroccio la gestione della emergenza pandemica del Governo Draghi e in particolare dei Decreti sul Green Pass. In Romania la percentuale dei vaccinati è ampiamente inferiore al 50%, cosa ha significato questo in termini sanitari?
Io non ho condiviso sin dall’inizio la nascita del governo arcobaleno di Mario Draghi per vari motivi ed è con orgoglio e fermezza che rivendico questa posizione politica, nonostante le difficoltà e le sfide che ha implicato e che continua ad implicare ma che mi ha permesso anche di dimostrare ai miei cittadini che valori come coerenza, rispetto e serietà, sono alla base della mia attività politica ed istituzionale e di questi tempi credo sia fondamentale dare un esempio di buona politica in mezzo alla crisi di ideali e valori che la nostra classe politica attuale affronta. La gestione di questo Governo è stata in gran parte fallimentare sia per quanto concerne l’aspetto puramente sanitario che quello economico e questo è stato ampiamente dimostrato dai dati e dai numeri, per non parlare della situazione odierna in cui viviamo e nella quale si vedono gli effetti disastrosi sul nostro tessuto sociale ed economico delle scelte sbagliate fatte dall’attuale governo. Noi abbiamo sempre criticato in maniera dura ed aspra fornendo però allo stesso tempo proposte concrete e fattibili basate su una visione differente che mette al centro il buonsenso e il rispetto della persona, valori quali democrazia e libertà e soprattutto la Costituzione Italiana, la più bella del mondo, che da troppo tempo viene derisa, umiliata e calpestata da questo governo. Il Green Pass è un ricatto indegno e vergognoso, uno strumento coercitivo che obbliga in maniera vile e disgustosa i cittadini a vaccinarsi. Noi abbiamo sempre richiesto trasparenza e una vera campagna informativa in merito alla vaccinazione, richieste che sono state totalmente disattese e rifiutate sia da questo governo che dal precedente. Abbiamo proposto un programma serio di aiuti e sostegni alle famiglie e alle imprese, sostenibili dall’apparato statale ed una riforma fiscale che permetta realmente di far ripartire l’Italia ma abbiamo soltanto ottenuto briciole inutili e insufficienti, bonus su bonus e misure tappa buche che non hanno prodotto e che non produrranno alcun reale beneficio. Abbiamo visto e continuiamo a vedere sprechi di denaro pubblico che non possiamo accettare e sostenere ora che dovremmo invece mettere come priorità i nostri cittadini, il loro presente e il loro futuro. Ad oggi siamo l’unico paese di tutta l’Europa che ha ancora misure restrittive così importanti sebbene non abbiano alcuna motivazione scientifica reale e alcun senso se guardiamo i dati reali della situazione pandemica odierna. La Romania, come anche l’Italia, ha fatto molteplici errori durante questa gestione della pandemia, probabilmente anche a causa della somiglianza dei due governi, entrambi basati sull’accozzaglia di molteplici partiti che fino a ieri si davano contro ma che oggi governano tutti insieme felicemente, all’insegna di una falsa responsabilità dovuta dal momento storico di crisi. A differenza del bel paese però, la Romania ha comunque portato avanti misure restrittive molto più limitate e di una portata decisamente inferiore a quelle nostrane, ottenendo però un risultato decisamente migliore e più efficace durante tutto il periodo della pandemia. Oggi in Romania, come quasi in tutti i paesi europei, non esiste più alcuna misura restrittiva come il green pass o le mascherine (né all’aperto né nei locali chiusi) ed è ancora oggi, come lo è stato nella stragrande parte di questi ultimi due anni, il paese europeo messo meglio dal punto di vista dei dati relativi ai casi di positivi e deceduti per cause legate al covid. La Romania in quest’ultima settimana ha una media di 3.000 casi positivi al giorno e in media 30 decessi giornalieri a differenza dell’Italia che per esempio, nella giornata del 29 Marzo, ha avuto oltre 99.457 mila casi positivi e 177 deceduti. La Romania non ha di certo un sistema sanitario al livello di quello italiano ma nonostante tutto è riuscita a uscire dalla crisi pandemica prima dell’Italia e con numero di vittime decisamente molto inferiore (sia numericamente che in proporzione alla propria popolazione) e questo è dovuto, a mio avviso, all’utilizzo, nella seconda parte della pandemia, di politiche basate sul buonsenso, imposte in parte anche dalla grande partecipazione sempre presente del popolo romeno nelle piazze che ha messo in condizione il governo di accettare certe richieste e rivedere certe posizioni più drastiche, a dimostrazione che cittadini e politici possono lavorare di squadra e produrre un miglioramento per il proprio paese anche in tempi di crisi ma per farlo serve la partecipazione e il confronto di tutti, o almeno di una grande maggioranza di ambo le parti, senza dover sempre accettare tutto ciò che viene imposto senza il minimo pensiero critico.

Lei è entrato nel Comune di Prato a soli 24 anni. Un giovane amministratore come lei quale consiglio può dare ai giovani che si avvicinano alla politica?
I giovani di oggi sono intelligenti, preparati e pieni di voglia di fare ma allo stesso tempo sono spesso incompresi, abbandonati e maltrattati da un sistema che non riesce a fornire loro le migliori opportunità o a sfruttarne al massimo il vero potenziale. Ho visto coi miei occhi la fame, l’ambizione e la grinta che hanno questi giovani e che anche io stesso ho sempre avuto ed è per questo che credo fortemente nei giovani. Ho visto quanto la politica e l’attualità effettivamente siano temi interessanti per i giovani e ho capito che bisogna stimolare le loro menti, grazie ad un confronto serio e costruttivo. Roberto Benigni, tempo fa, disse una frase che mi ha segnato: “Io non vi dico di rispettare la politica, io vi dico di amare la politica, perché è la cosa più alta del pensiero umano per costruire la nostra vita insieme”. Ho sempre ripetuto questa frase ogni volta che ho potuto, perché ci credo profondamente, e ho la massima fiducia nelle nuove generazioni. Penso che noi giovani, che siamo le nuove generazioni, abbiamo oneri e onori da rispettare e portare avanti quotidianamente con impegno e dedizione. In primo luogo perché dobbiamo dire grazie ai nostri genitori che hanno compiuto sacrifici per poterci permettere di essere qui oggi e avere occasioni e opportunità migliori per le nostre vite. Noi dobbiamo entrare in politica e possiamo diventarne i protagonisti, portando un nuovo modo di fare politica, basato sul confronto, sulla meritocrazia e sul rispetto. Alla base di questo percorso devono andare di pari passo sia diritti che doveri affinché sempre più giovani di nuova generazione, come me, possano risiedere in ruoli politici e istituzionali importanti da cui poter fare la differenza. Credo fortemente che queste ultime nuove generazioni possano fare la differenza e costruire un futuro migliore per l’Italia ma per fare tutto questo dobbiamo diventare i protagonisti di questo cambiamento. Ho sempre detto ai giovani che hanno tutti gli strumenti necessari per diventare i leader di oggi e non di domani, in qualsiasi settore essi decidano di affrontare, con dedizione, costanza, impegno e duro lavoro. Credo fortemente in questo concetto applicato ad ogni settore ed anche alla politica perché sempre più giovani oggi sono protagonisti all’interno delle istituzioni ed io stesso nel mio piccolo e grazie alla mia squadra sono riuscito a ritagliarmi un ruolo molto importante in una grande città come Prato. Possiamo ottenere ruoli ed incarichi importanti ma dobbiamo sfruttare queste occasioni per dimostrare che giovane può essere sempre di più sinonimo di capacità, responsabilità, concretezza. Noi non dobbiamo chiedere spazi bensì ottenerli tramite il lavoro di squadra e i risultati e portare al centro di questo paese un concetto sempre più dimenticato: meritocrazia. Ho inoltre una mia personale frase, a cui tengo particolarmente ed è “Chi non partecipa oggi, non può pretendere domani”. Questo vale per tutti, ma deve soprattutto valere per noi giovani che abbiamo l’occasione e tutte le qualità e gli strumenti necessari per fare la differenza in politica, laddove si discute e si programma il nostro futuro. Ho la massima fiducia nei giovani e sono certo che possano ritagliarsi ruoli importanti e portare grandi risultati per il bene di questo paese che amiamo, rispettiamo e che è per noi Casa.

Il tema dell'accoglienza si riapre con forza davanti alla esigenza di rispondere alla richiesta che giunge dai profughi in fuga dall'Ucraina. Il suo paese confina a nord con l'Ucraina, qual è la visione che sul territorio rumeno si ha di questo conflitto?
L’accoglienza del popolo ucraino in tutta Europa e la ricostruzione dell’Ucraina sono e saranno le prossime grandi sfide di tutto il mondo ed è fondamentale muovere i primi passi nel migliore dei modi, nell’attesa che la Pace arrivi e personalmente mi auguro di poter leggere questa notizia al più presto. La Romania è stata, insieme alla Polonia e alla Moldavia, uno dei primi paesi che hanno dovuto affrontare le conseguenze di questa guerra, per ovvi motivi di carattere geografico ma ha risposto in maniera eccellente, anche meglio delle aspettative che lo stesso governo e la stessa popolazione romena. Una campagna di accoglienza davvero eccezionale che ha permesso di assistere sino ad ora oltre 600.000 rifugiati Ucraini in fuga dalla guerra che sono arrivati in Romania e hanno ricevuto ogni sorta di aiuto possibile, dovuto al risultato di molteplici campagne di sensibilizzazione ma anche all’impegno fondamentale e alla spesa fatta dal governo romeno per non lasciare nessun cittadino ucraino in balia di questa crisi. In questo primo mese di guerra paesi come la Romania e la Polonia si sono ritrovati ad affrontare una crisi difficile e complessa mettendo mano a proprie risorse statali o derivate da campagne di raccolta fondi e questo penso debba rendere onore a due paesi che hanno fatto e stanno facendo un lavoro straordinario. In Romania la paura è grande e questo sentimento viene vissuto sia nelle zone di confine con l’Ucraina che in tutto il resto del paese, anche per via dei continui arrivi di forze armate della Nato nel paese. L’attenzione del governo romeno è altissima e di questo ne sono esempio anche tutte le misure messe in atto finora sia in termini di accoglienza ma anche in termini di preparativi ad un peggioramento dello scontro e di un suo possibile ed eventuale allargamento. Tra l’altro il governo romeno ha varato pochi giorni fa una ordinanza che interessa anche gli oltre 5 milioni di cittadini romeni residenti all’estero, nel caso dell’ingresso della Romania in guerra, che richiederebbe il ritorno in patria entro un massimo di 15 giorni per l’arruolamento per diversi di loro sulla base di alcuni principi e requisiti stabiliti nell’ordinanza stessa. Ora più che mai l’Unione Europea deve dimostrarsi all’altezza di questa situazione fornendo risorse e mezzi ai paesi membri confinanti con l’Ucraina e destinando fondi a tutti i paesi che stanno impiegando proprie risorse ed energie nell’accoglienza dei profughi per non lasciare nessun paese isolato e non commettere gli errori del passato. L’Italia è stata lasciata per troppo tempo da sola a dover rispondere ad una migrazione dall’Africa e l’Unione Europea in quel contesto ha fallito e continua a fallire miseramente. Se questo stesso metodo dovesse essere messo in atto anche in questa crisi temo che i risultati potrebbero essere molto più dannosi per tutti i paesi europei visto il numero maggiore di profughi che arriva in continuazione in questi giorni dall’Ucraina. Se siamo una Unione Europea lo dobbiamo essere veramente e mi aspetto misure importanti dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo nei prossimi giorni perché lo chiedono la Romania e la Polonia ma allo stesso tempo anche l’Italia, la Francia, la Germania e tutti gli altri paesi membri e non possiamo perdere questa battaglia, ne va del futuro di tutta l’Europa.

Redazione Pressa
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