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Sanità pubblica: continua la fuga del personale, in E-R pesa anche il caos della riorganizzazione

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Gli archivi dell'Ausl mostrano ogni giorno schiere di rinunce al posto un tempo ambito. Pesa anche la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria in Emilia-Romagna


Sanità pubblica: continua la fuga del personale, in E-R pesa anche il caos della riorganizzazione
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Nel contesto della riforma sanitaria post-Covid, il nuovo modello assistenziale delineato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Decreto Ministeriale 77/2022, vede la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità condividere con il medici di base e pediatri un ruolo centrale, indispensabile a loro supporto e per rafforzare e garantire continuità all'assistenza sanitaria territoriale. Ma la mancanza di chiarezza riguardo alle competenze e responsabilità degli Infermieri di Famiglia e Comunità, e di una adeguata formazione e modelli organizzativi efficaci, porta in molti casi addirittura alla rinuncia al ruolo. Un elemento che si inserisce tra le tante cause che da almeno due anni determinano il fenomeno dell'uscita da sistema di decine di professionisti. Medici e infermieri soprattutto, con contratti quasi sempre a tempi indeterminati che decidono di lasciare.

Per il privato, anche senza l'incentivo di un migliore stipendio ma per condizioni di lavoro migliori, o per intraprendere un altro lavoro. Rinunciando proprio alla professione spesso ragione di una vita. Gli albi dell'Ausl di Modena continuano ad abbondare, ogni settimana, di rinunce all'incarico da parte di professionisti in uscita. Oltre alle condizioni di lavoro, tra gli elementi di criticità si stanno aggiungendo quelli legati alla riorganizzazione del sistema sanitario imposto nell'ultimo scampo di legislatura Bonaccini che ha introdotto i Cau (oggi già da rivedere), e la riorganizzazione del sistema sia di emergenza urgenza, ma soprattutto di assistenza di base. Dove ruoli, funzioni, inquadramenti contrattuali e funzioni sembrano essere diventati, anzi forse sono, più fluidi.
Così come ormai lo sono diventati i termini con cui vengono definiti le strutture e i luoghi dell'assistenza: dai Cau alle case di comunità (nate come case della salute), dagli ospedali di Comunità alla guardia medica (non più tale ma ora servizio di continuità assistenziale). Il tutto organizzato sotto la regia delle COT. Una moltiplicazione, che spesso si traduce in una confusione, di sigle, che si riflette anche in una confusione di ruoli e di funzioni. Non solo agli occhi dei cittadini ma anche a quelli degli operatori stessi.
A portare l'attenzione su questo punto è stato nelle ultime ore il consigliere regionale di Rete Civica Mastacchi.

'La pandemia da Covid-19 ha messo in luce la necessità di rafforzare l'infrastruttura della rete sanitaria, evolvendo il modello assistenziale verso un potenziamento dell'assistenza territoriale, definita la 'chiave di volta del nuovo modello che deve caratterizzare il Servizio Sanitario'.In questo quadro L'IFeC è descritto come la 'figura professionale territoriale di riferimento per l’assistenza infermieristica', operante a diversi livelli di complessità e in collaborazione con altri professionisti. Il suo ruolo principale, oltre che erogare alcune prestazioni specifiche, è quello di 'punto di riferimento unico verso i pazienti'.
Ruolo non secondario spetta anche alle tecnologie di cura, viste quali strumenti utili per sostenere le aree spopolate, come l'Appennino, che spesso mancano di supporti sociali e servizi pubblici. La combinazione e interazione tra infermieri e tecnologie potrebbero contribuire alla 'riduzione delle attuali disuguaglianze', oltre che alla tutela della salute, in accordo con pediatri e medici di medicina generale, che rimangonole figure di riferimento e cardine per il percorso di cura del paziente.

Appare evidente che il personale infermieristico nel nuovo ruolo di IFeC deve acquisire conoscenze nuove. Parallelamente, le aziende sanitarie devono 'rivedere i modelli organizzativi' per superare un approccio basato su singole prestazioni e favorire modelli orientati alla prevenzione di eventi acuti e complicanze. Ma la mancanza di una definizione omogenea dei livelli di competenza e responsabilità a livello regionale (da Piacenza a Rimini) porta a situazioni in cui gli IFeC si sentono 'dentro ad un labirinto, dove i percorsi non sono completamente chiari a causa della sovrapposizione di competenze che generano zone grigie difficili da gestire'. Da qui le questioni cruciali sollevate da Mastacchi riguardo all'effettiva implementazione del ruolo degli Infermieri di Famiglia e di Comunità in Emilia-Romagna. Un intervento urgente della Giunta viene richiesto da Mastacchi per evitare frustrazioni e garantire l'efficacia di questo nuovo modello assistenziale. La chiarezza e l'integrazione con il ruolo del Medico di Medicina Generale appaiono elementi imprescindibili per il successo dell'IFeC nel rispondere ai bisogni di salute della comunità' - chiude Mastacchi.

Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 
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