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Scuola, riuscirà Draghi a fare il miracolo?

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Tener aperto la scuola fino alla fine di giugno, riformarla e riorganizzarla?


Scuola, riuscirà Draghi a fare il miracolo?
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Una domanda semplice, semplice: quanto volte avete sentito dichiarare dai partiti che bisognava portare la scuola al centro del dibattito politico? Vi risulta che sia stato fatto? Chiacchiere… Tutti hanno promesso e tentato grandi riforme, mentre l’organizzazione scolastica diventava ogni giorno sempre più scalcinata.
Nel discorso al Senato, Draghi non ha detto molto sulla scuola; due sono stati gli accenni: la necessità del recupero del tempo perso e l’adeguamento dell’istruzione tecnica alle nuove esigenze.

QUELLA VOLTA CHE VENNE LUIGI BERLINGUER

Vorrei aprire con un ricordo personale.
Eravamo nella seconda metà degli anni ‘90; Luigi Berlinguer, allora ministro dell’istruzione (forse si chiamava ancora “pubblica”), venne nella nostra città ad una festa dell’Unità. Era un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Io ero direttore didattico a Modena e con alcuni colleghi mi trovai per preparare un sintetico intervento che venne letto da un collega davanti al ministro ed alla platea.

Il punto centrale era, parafrasando una frase di D’Alema, “vogliamo una scuola normale” in cui il primo giorno di scuola ci siano tutti gli insegnanti. Il nostro messaggio era: prima di pensare alle grandi riforme, occupiamoci della organizzazione scolastica che già allora aveva dei buchi. Ovviamente, non accadde nulla, anzi, le cose peggiorarono. Si tentò di portare a termine il “riordino dei cicli”, certamente il più audace tentativo di riforma della scuola, ma poi, come si sa, tutto naufragò miseramente.

L’ESTATE DEGLI INSEGNANTI

Partiamo dal primo punto del programma di Draghi: il recupero del tempo perso; Draghi, nei giorni scorso aveva fatto filtrare il suo pensiero: tenere aperte le scuole fino alla fine di giugno. Ovviamente, è stato sommerso da un monte di critiche e perplessità provenienti sia dagli insegnanti che dai loro sindacati, anche confederali.

Sì, perché siamo tutti bravi ad applaudire i medici e gli infermieri quando lavorano 12 ore al giorno, tutti i giorni, senza prendersi ferie e rischiando la pelle, ma… quando tocca a noi fare la nostra parte…
In realtà, la proposta di Draghi più che un progetto, è una mera espressione di volontà. Infatti, già la scuola dell’infanzia termina alla fine di giugno (una volta era prevista l’apertura sia a luglio che ad agosto), mentre medie e superiori sono impegnate negli esami; resterebbe la sola scuola primaria; comunque, non poco, anche perché, come tutti sanno, la gente che lavora, nei mesi di giugno, luglio ed agosto deve spendere fior di quattrini per sistemare i propri figli, soprattutto quelli più piccoli, nei vari servizi estivi che il mercato offre.
Come devono spendere fior di quattrini i genitori dei figli cha hanno avuto delle insufficienze e devono pagare le lezioni private.
Va bene così? Avrei dei dubbi. Senza nulla togliere agli insegnanti, con poco sforzo, si potrebbero evitare questi problemi alle famiglie; ma chi osa mettersi contro un milione di dipendenti?

LA RIFORMA DELLA SCUOLA

Non c’è forza politica che non dichiari di voler riformare la scuola; ed è proprio quello che è successo; nell’alternanza di centro destra e centro sinistra, ognuno si è occupato prevalentemente di disfare quello che l’altro aveva approvato. Da questo punto di vista, l’Italia è veramente un caso particolare; in altri paesi, le riforme, anche quelle scolastiche che sono, ovviamente, di lunga durata, vengono concordate tra i maggiori partiti in modo da permetterne la necessaria continuità. Comunque, l’unico vero tentativo di riforma fu quello proposto da Berlinguer con il “riordino dei cicli” con cui si tentava di dare unitarietà al percorso 6/13 e di far concludere la scuola superiore a 18 anni. Legge approvata e poi immediatamente abrogata.
Verrà ripescata?

I GUAI DELLA SCUOLA

Ma i guai della scuola non finiscono qui; grazie al Covid, abbiamo scoperto che, in molte parti d’Italia:
- Il primo giorno di scuola mancano molti insegnanti, soprattutto al nord
- Non si fanno concorsi con la prevista periodicità
- Un quinto del personale della scuola è precario
- Ogni anno c’è il balletto degli insegnanti, ma anche dei bidelli e degli impiegati amministrativi
- Mancano i dirigenti scolastici
- Mancano insegnanti di sostegno specializzati
- La macchina amministrativa della scuola è disastrosa
- Gli uffici di segreteria delle scuole sono oberati di procedure inutili e dannose
- Ci sono ancora classi “pollaio”
- Gli inseganti, d’estate, hanno un mese di ferie, ma nel restante periodo, non possono essere chiamati a scuola.
- Gli insegnanti non sono obbligati ad aggiornarsi
- I nostri insegnanti sono pagati meno dei loro colleghi europei
- I bidelli delle scuole dell’infanzia e primarie, ora chiamati pomposamente collaboratori scolastici, da quando sono passati dalle dipendenze del comune a quelle dello stato, non sono più tenuti a svolgere compiti essenziali quali il pre/post/scuola e la distribuzione dei pasti
- Gli orari di ingresso nelle scuole non sono scaglionati
- Gli autobus che portano gli alunni sono sovraffollati
- Gli edifici scolastici, in generale, sono malmessi e poco sicuri
E mi fermo qui.
Ma questo disastro è successo da un giorno all’altro?
Certamente no; si tratta di problemi annosi che nessuno ha mai voluto risolvere.

UNA SVOLTA E’ POSSIBILE?

C’è chi dice: è impossibile, ma non è così.
Basterebbero poche mosse, semplici, economiche e di buon senso per rimettere tutto o quasi a posto.
Vediamole:
- Ripristinare i concorsi ogni due anni per tutti gli ordini di scuola. Si eviterebbe il formarsi del precariato. Non si può fondare la trasmissione e la elaborazione del sapere sul precariato; l'instabilità di questo sistema sfianca i lavoratori, umilia la loro professione e spegne i loro entusiasmi, salvo poi pretendere dalla scuola e dai suoi insegnanti efficienza, passione, motivazione.
- Mantenere i supplenti annuali nella stessa sede per la durata della graduatoria (tre anni), a condizione che rimanga il posto disponibile. Si eviterebbe il gioco delle tre carte: io vado là, tu vieni qua e si assicurerebbe maggior continuità didattica che è la prima cosa che chiedono le famiglie.
- Dopo tre anni di precariato, assegnare il tempo indeterminato, previo selezione di attitudine e competenze.
- Gli insegnanti possono chiedere di spostarsi dalla sede solo ogni cinque anni, senza se e senza ma. Si eviterebbe la giostra annuale degli insegnanti che spezza la continuità didattica.
- Gli insegnanti d’estate, possono essere chiamati in servizio per attività di aggiornamento, di recupero e per i servizi estivi rivolti agli alunni.
- Agli insegnanti si può chieder di più in cambio di stipendi migliori.
- Aggiornamento continuo ed obbligatorio per tutti gli insegnanti con un sistema di crediti simile a quello delle professioni sanitarie.
- Esami attitudinali e di competenze periodici per tutti gli insegnanti.
- I supplenti temporanei possono chiedere solo una scuola (o due/tre). In questo modo si semplifica enormemente il lavoro delle segreterie.
- Si definisca un percorso chiaro e definitivo per gli insegnanti di sostegno. In questo modo, si offre finalmente un servizio adeguato ai bambini con difficoltà.
- Si ripristinino, per i bidelli, le competenze che avevano quando erano comunali, eventualmente adeguandone il numero. In questo modo, potranno fornire tutti i servizi necessari senza dover chiamare personale esterno.
- Si scaglionano finalmente, gli orari di ingresso delle scuole.
- Per gli alunni, massimo 30 ore di lezione settimanali con massimo 5 ore di lezione giornaliere.
- Ripristinare il limite di 25 alunni per classe, senza deroghe.
- Ripristinare un sistema disciplinare per gli studenti, restituendo autorità agli insegnanti e presidi.
Ovviamente, si tratta di un primo elenco non esaustivo, ma sufficiente per dare una svolta.

UNA NECESSARIA RIFLESSIONE POLITICA

Sia chiara una cosa: se nessuno, ripeto nessuno, ha messo mano alla riorganizzazione della scuola pubblica (non parliamo di riforme, per carità di patria), è una precisa scelta politica, così come, in parte, è accaduto nella sanità. Destra e sinistra, chi più chi meno, hanno fatto a gara nel non affrontarli. Non ho mai capito se questo è accaduto per incapacità, scarsa volontà o per favorire le scuole private. Sicuramente, è stata una precisa scelta politica.
Dei sindacati, meglio non parlare, sempre protesi nella difesa dell’esistente.
Si lascia il servizio pubblico sempre più scalcinato, al di là della volontà dei singoli operatori, in modo tale che chi ha i soldi si rivolga al privato e che il pubblico sia rivolto sempre di più ai poveri i quali, per loro disgrazia, hanno poche pretese. E sia chiara un’altra cosa: i ceti benestanti scelgono sempre di più le scuole private, meglio se religiose, non perché siano dei ferventi cattolici, ma semplicemente perché i loro figli rimangono confinati nelle loro ristrette élite. E’ esattamente quello che sta accadendo nelle scuole delle infanzia modenesi, alla faccia dei valori dell’equità, delle pari opportunità, della sinistra e della costituzione. In questo, Modena, è sicuramente e purtroppo all’avanguardia nell’applicare la ricetta neoliberista nella scuola.
Grazie Covid che ci ha permesso di riparlare della centralità della scuola.

Franco Fondriest

Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 

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