Caos Cau: la Regione proroga contratti medici fino al 31 dicembre, senza accordo
L'assessore Fabi: 'Scelta unilaterale di cui ci assumiamo la responsabilità. Non potevamo chiudere dal 31 marzo un servizio che sta funzionando'. Il problema è non avere gestito il problema dopo il mancato accordo con i medici di dicembre
“Questa decisione della Regione permetterà infatti di raggiungere un duplice obiettivo- aggiunge Fabi-. Da un lato, come dicevo prima, di non chiudere un servizio che sta funzionando e rispondendo in maniera adeguata ai bisogni della cittadinanza. Dall’altro di lavorare, avendo davanti un tempo congruo e mentre definiamo l’accordo integrativo regionale con i medici di medicina generale, a una valutazione puntuale dei Cau attivi in Emilia-Romagna con lo scopo di migliorarne l’attività e il bilanciamento costi/benefici”. “Come abbiamo avuto più volte occasione di ribadire- prosegue Fabi- sono tre le tipologie di Cau su cui ci stiamo concentrando. Quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso (quasi la totaltò di quelli aperti in provincia di Modena, ovvero a Finale Emilia, Castelfranco Emilia e Fanano, ndr), che avevano un elevato livello di inappropriatezza perché erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza e che hanno dato sicuramente i risultati migliori e andranno verso una conferma nell’attuale configurazione. I Cau aperti in prossimità dei Pronto Soccorso DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi, che non hanno avuto un risultato positivo univoco su tutto il territorio regionale e che andranno quindi rivalutati per rafforzarne la risposta. Infine, i Cau introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso che sono destinati ad andare verso la riorganizzazione in Aggregazioni funzionali territoriali all’interno delle Case di comunità, come previsto dal decreto ministeriale 77, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.
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