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Chirurgia robotica dell'anca: una nuova apparecchiatura al Policlinico

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E' un simulatore di movimento, con la capacità di adattarsi all'angolazione del bacino per una chirurgia sempre più personalizzata. Sono 450 gli interventi nel 2020


Chirurgia robotica dell'anca: una nuova apparecchiatura al Policlinico
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L’Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Fabio Catani di UNIMORE da qualche settimana ha a disposizione una nuova applicazione che pone l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena all’avanguardia a livello nazionale nella chirurgia protesica dell’anca. Si tratta di un aggiornamento del software del Robot Mako, acquistato nel 2014, che grazie alla nuova piattaforma “MAKO Hip 4.0” consente interventi di protesi totale di anca più precisi, in quanto viene valutata l’influenza della cinematica della colonna e della pelvi sulla stabilità e mobilità dell’anca protesizzata. La conoscenza del movimento della pelvi durante le posture quotidiane permette di eseguire una chirurgia personalizzata sul paziente conoscendo nel dettaglio le deformità polidistrettuali.

Nel quinquennio 2015-2020, sono stati più di 450 gli interventi di protesi all’anca effettuati al Policlinico.

“Il Robot consente interventi più accurati, meno invasivi, con una riduzione dei tempi di recupero e delle complicanze post-operatorie – ha ricordato il professor Fabio Catani - la Chirurgia Computer Assistita Robotizzata permette una maggiore precisione nel posizionamento dell’impianto ed il rispetto dei tessuti molli e muscolari grazie ad un pianificazione pre - ed intra-operatoria basate su TAC e all’utilizzo del navigatore associato al robot. All’elevata accuratezza ed alla ridotta invasività sui tessuti molli si associa ora il rispetto della funzione della catena cinematica colonna pelvi anca.”.

“Quando acquisimmo MAKO nel 2014 – ha commentato il direttore generale, dottor Claudio Vagnini - Il Policlinico di Modena era la sola struttura pubblica della nostra Regione a utilizzare questa tecnologia che collocava la nostra Ortopedia tra i principali HUB per la protesica del ginocchio e dell’anca.

Oggi, grazie a questo aggiornamento, miriamo a migliorarci ancora, mantenendo anche l’importante funzione di insegnamento ai giovani ortopedici, obiettivo importante in un ospedale universitario. Un potenziamento che ci mantiene all’avanguardia a livello italiano ed europeo a beneficio dei nostri pazienti, che vedono aperta la strada al passaggio da una chirurgia standardizzata ad una chirurgia paziente specifica”.

Sin dalla sua istallazione nel 2014, quando fummo il primo ospedale pubblico a dotarci di questa apparecchiatura, l’equipe dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena ha approfondito lo studio di questa metodica con una esperienza di oltre 1200 casi (anca e ginocchio). È proprio del 2020 lo studio pubblicato sulla rivista Surgical technology internationaldal prof. Catani e dal dottor Andrea Marcovigi del Policlinico di Modena, con la collaborazione dei colleghi Christopher J Hadley (Rothman Orthopaedic Institute Jefferson University Hospital Philadelphia), Eric L Grossman (Rothman Orthopaedic Institute Jefferson University Hospital Philadelphia), Michael A Mont (Northwell Health Orthopaedics, Lenox Hill Hospital, New York)e Hytham S Salem (Northwell Health Orthopaedics, Lenox Hill Hospital, New York) che ha dimostrato come questa tecnologia garantisca migliori risultati clinici rispetto alla chirurgia tradizionale.

“Il passaggio alla nuova piattaforma MAKO Hip 4.0 – aggiunge il prof. Catani - consente l’applicazione diretta dei più moderni concetti scientifici relativi alla protesizzazione dell’anca, il cui obbiettivo è garantire la corretta mobilità associata ad una stabilità fisiologica. La funzione di calcolo del Tilt Pelvico, cioè dell’antiversione del bacino, permette una maggiore personalizzazione nel posizionamento dell’impianto protesico. Mediante l’inserimento dei dati radiografici preoperatori, infatti, il sistema è in grado di riprodurre l’inclinazione del bacino del paziente nelle varie posizioni, predicendo l’orientamento della componente acetabolare ed indirettamento anche quella dello stelo femorale. In questo modo per il chirurgo è possibile modificare il piano preoperatorio in modo da rispettare i valori di sicurezza della “Functional Safe Zone”, minimizzando perciò il rischio di lussazione protesica dalla stazione eretta, a quella seduta a quella distesa”.

L’aggiornamento del sistema consente una nuova modalità di pianificazione tridimensionale dello stelo protesico che riproduce esattamente la visuale che avrà il chirurgo durante la fase di preparazione del femore all’impianto, dopo la resezione del collo femorale. Con il nuovo software è quindi possibile pianificare l’antiversione desiderata e riprodurla sul paziente utilizzando i riferimenti anatomici valutati in fase di preparazione, riducendo al minimo l’indebolimento o la perdita del tessuto osseo e potendo maggiormente rispettare il piano stabilito.

“Un altro potente strumento messo a disposizione del chirurgo – conclude il prof. Catani - è il simulatore virtuale di movimento. Questa opzione consente di ottenere un modello tridimensionale dell’anatomia post-operatoria del paziente e di riprodurre tutti i possibili movimenti dell’anca (flesso-estensione, intra-extrarotazione, adduzione-abduzione), verificando, sia in posizione seduta che eretta, l’esistenza di eventuali conflitti fra le strutture ossee o protesiche e dando la possibilità di modificare la pianificazione in modo da evitare cause che possono portare alla lussazione e al fallimento precoce dell’impianto”.

Redazione Pressa
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