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Sempre più ampio il fronte delle critiche alla scelta del governo di mantenere il coprifuoco alle 22 e l'obbligo di utilizzare solo l'esterno dei locali anche nel momento in cui le attività di ristorazione potranno aprire, ovvero da lunedì 26 aprile.
Sono 1200 gli agriturismi 1200 dell’Emilia Romagna che dopo mesi di fermo totale potranno riaprire. 'Ma le limitazioni sugli orari serali potrebbero pregiudicare la piena ripartenza del settore' - afferma Turismo Verde Emilia Romagna, l’associazione agrituristica di Cia -Agricoltori Italiani rappresentata alla presidenza da Massimo Bottura 'visto che la distanza dalle aree urbane e metropolitane rende quasi impossibile la cena e il ritorno a casa entro le ore 22. Ecco perché, se la curva dei contagi proseguirà la sua discesa, anche grazie al buon andamento della campagna vaccinale, chiederemo alle istituzioni di prevedere già a metà maggio un allungamento degli orari di apertura serali'
Quello degli agriturismi raprpesenta 'uno dei comparti più colpiti dagli effetti del Covid - ricorda il presidente regionale Cristiano Fini - nonostante si tratti di strutture in campagna, spesso in località isolate, con ampi spazi all’aperto per la ristorazione, in cui si può garantire facilmente il distanziamento adeguato tra clienti. Per questo, ora il settore deve poter ricominciare a lavorare appieno, in vista dell’estate e di un rilancio del turismo, anche rurale. Gli agriturismi devono poter tornare ad appropriarsi del proprio ruolo, quello di leva economica e sociale per la ripartenza delle aree interne del Paese”.
Alle difficoltà legate al coprifuoco delle 22 per la Coordinatrice di Forza Italia del Frignano Maria Chiara Venturelli e dell'Alto Frignano Paola Pasquali, si aggiungono per le attività dell'appennino ulteriori limiti 'Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno, significa prolungare il
lockdown per gli esercizi dell’Appennino.
Il fattore meteorologico in Appennino è un elemento imprescindibile per l’allestimento dei tavoli all’aperto, già ridotti per garantire il distanziamento, e fino a luglio inoltrato le temperature non garantiscono la possibilità di allestimenti esterni.
Qui - affermano le esponenti di Forza Italia - si apre un tema di disparità, perché non a tutti è permesso di riaprire! La discriminazione tra figli e figliastri posta in essere dal subordinare la possibilità di riprendere a lavorare alla disponibilità di un dehors all’aperto taglia fuori la quasi totalità delle attività di ristorazione in Appennino.
La riviera e la città hanno sicuramente la certezza di lavorare mentre le attività in montagna
hanno la certezza di non riaprire o chiudere definitivamente. Oltre il 70% del lavoro dei ristoranti e pub è serale e questo dimostra che è necessario e urgente che sia chiesta una deroga per le attività della nostra montagna.
Qui i pub e i ristoranti sono piccoli, i tavoli ridotti garantiscono poche decine di persone sedute, chi ne usufruisce è già un nucleo famigliare in vacanza sul posto.
Il Sen. Enrico Aimi ha raccolto subito le nostre indicazioni da sottoporre in via d’urgenza al
governo unitamente all'apertura fino alle 24, nel documento “operazione cenerentola”
individuando come necessaria una deroga per l’allestimento all’interno almeno per la cena
per le attività in Appennino'
Redazione Pressa
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