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Parte da Modena uno studio nazionale di fase uno e due che prevede la terapia con cellule staminali stromali mesenchimali (Msc) per trattare i pazienti Covid. Alla presentazione di oggi erano presenti anche l'assessore regionale Donini, il sindaco di Modena Muzzarelli e il rettore Porro. Lo studio da 1,6 milioni, finanziato con 300mila euro dalla Regione Emilia Romagna, coinvolge anche altri 6 centri italiani: gli ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico Irccs Ca’ Granda di Milano con l’ospedale Covid di Milano Fiera, l’ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’Università Milano-Bicocca, l’Azienda universitaria di Verona e l’Azienda ospedaliera di Vicenza. A supportare i centri per l’analisi dei biomarcatori saranno l’Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti.
Lo studio è condotto dai professori Massimo Dominici, direttore di Oncologia, e Giorgio De Santis, presidente della Facoltà di Medicina (nelle foto).
'L'utilizzo delle cellule staminali stromali mesenchimali consentono di trattare diverse terapie - ha detto Dominici - con questo studio cerchiamo qual è la tipologia di cellula Msc migliore per affrontare in attacco la patologia del Covid. I risultati di questo studio li avremo tra sei mesi e speriamo quindi a metà anno di dare risposte concrete per i nostri pazienti. Oggi ci sono 80 studi sulle Msc in ambito Covid in tutto il mondo, 5 pubblicati, ma si tratta del primo in Italia. Abbiamo proposto uno studio conservativo e sicuro per pazienti, non siamo pirati delle staminali e la sicurezza viene prima della efficacia. Parliamo di circa 60 pazienti che potranno partecipare allo studio, 40 trattati e 20 come gruppo di controllo'.
'Lavoreremo in squadra in questo progetto di ricerca e di cura - afferma Enrico Clini, direttore della struttura complessa di malattie dell'apparato respiratorio dell'azienda ospedaliera di Modena -. La cura oggi dà risultati solo parziali di fronte alla tempesta infiammatoria citochinica e abbiamo in mano solo pochi farmaci, di fatto cortisone e anticoaugulante. La sperimentazione che ci accingiamo a fare rappresenta dunque un'arma speriamo fondamentale per combattere il virus'.
Redazione Pressa
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