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Obbligato per una decina di giorni al letto d'ospedale, poi al letto della stanza in una residenza per anziani di Modena della quale è ospite e nella quale è rientrato dopo la degenza in nosocomio, ma in regime di isolamento obbligato per 14 giorni. Già di per sé un piccolo calvario per un anziano modenese. Un mese a letto, di cui più della metà in isolamento, rappresenta una prova durissima. Fisica e mentale. Alla distanza obbligata dai parenti che ancora permane e che incide anche a livello psicologico, si aggiunge l'isolamento fisico dal resto del proprio mondo, anche quello ristretto della CRA. Il fisico di indebolisce sempre più, insieme alla mente, che fatica a reagire agli stimoli. La speranza, sua e dei famigliari, è che al termine dei 14 giorni di isolamento, il tampone sia negativo, e possa fare uscire l'uomo dall'isolamento.
Ma al termine dei 14 giorni di isolamento obbligato, come da protocollo, l'atteso tampone non arriva. C'è un ritardo. Inspiegabile, visto che si è già lontani dai momenti più caotici dell'emergenza dove di tamponi all'interno delle Cra non si parlava, neppure per il personale. Ora invece si. Tutto dovrebbe funzionare regolarmente nei tempi. Eppure il tampone, incredibilmente, dentro una Cra, non c'è, o almeno non c'è per lui. Passa un giorno, poi due, poi tre. Fino ad una altra settimana. Di letto e di isolamento. L'anziano non ce la fa più. Finalmente dall'ausl arriva l'ok al tampone. Che viene effettuato. Negativo. Siamo al mercoledì della scorsa settimana. Per l'anziano, dopo oltre un mese a letto, l'isolamento è finito. Ma lui non è più lo stesso. Forse a causa di quel ritardo nel tampone che dovrebbe essere ormai di routine fare, e che ha aggiunto un altra settimana di isolamento, non è più lo stesso.
L'aspettativa tradita di giorno in giorno di quell'agognato tampone, che segna non solo la differenza tra l'essere contagiato e non, ma di tornare, seppur gradualmente, a vivere la propria vita ed il proprio mondo, forse è stata l'ennesima mazzata.
Il suo fisico subisce un forte peggioramento ma soprattutto è la sua mente che preoccupa i famigliari. L'uomo è depresso, non reagisce, si teme non ce la faccia a riprendersi. La famiglia, che decide di raccontare questa storia, forse simbolo di tante, è più delusa e affranta che arrabbiata. Non riesce a farsi una ragione di quel ritardo nel tampone che aggiunge l'ennesima enorme prova ad un fisico e ad una mente già provate. E dopo avergli fatto visita, sottoponendosi preliminarmente al triage obbligatorio, decide di raccontare la propria storia e quella del loro caro. 'Serve massima attenzione per i nostri anziani. Anche il ritardo in un tampone può essere pesante sull'equilibrio e sullo stato fisico e mentale di una persona. Nel nostro caso è stato così. Anche solo una settimana in quelle condizioni può incidere tantissimo. Siamo convinti che il suo peggioramento si potesse evitare. Non vogliamo accusare nessuno, ma vorremmo che storie come la nostra non si ripetessero. '
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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