'Si confrontano due piani terapeutici. Il primo è quello consigliato e approvato dal professor Remuzzi: i capisaldi sono antinfiammatori dai primi sintomi della malattia, poi a diagnosi confermata una scelta meditata fra antibiotici, cortisonici, calcieparina e tachipirina sconsigliata considerata dannosa. In base a tale approccio è fondamentale visitare il paziente a domicilio ogniqualvolta insorgessero nuovi sintomi, con una mascherina la possibilità di contagio per il medico infatti è pari a zero - afferma Giovanardi - Il secondo piano terapeutico è quello consigliato o imposto ai medici dipendenti (ospedalieri) o convenzionati (medici di famiglia) del Servizio sanitario nazionale. Parliamo dell'approccio che si basa su tachipirina e vigile attesa, nessun contatto fisico col paziente; in caso di riferito pesante peggioramento chiamare le Usca (unità speciali di continuità assistenziale)'.
'E’ sufficiente il normale buon senso per capire il vantaggio della prima opzione senza attendere ciò che il professor Remuzzi ha documentato ovvero con la sua strategia terapeutica un calo del 90% delle ospedalizzazioni e della mortalità.