'Sì del Ministero all'apertura del punto nascita di Mirandola': un post FB apre un caso
Un cittadino di Mirandola pubblica la risposta che il ministero avrebbe dato alla sua richiesta di accesso atti per conoscere il parere sulla richiesta deroga all'apertura. E la risposta è quella che la politica, in due anni, non aveva mai ricevuto
Nel corso della giornata siamo entrati in possesso dell'intera risposta che Il ministero aveva fornito al cittadino che ne aveva postata una parte, solo quella relativa a Mirandola, visto che la richiesta di deroga erano compresi anche i punti nascita di Faenza e di Cento.
Nelle poche ore che ci dividevano dalla serata alcune verifiche abbiamo provato a farle, anche sul fronte politico e istituzionale, ma la risposta da più parti è stata la medesima. Di quel documento nessuno sa nulla. Nessuna dichiarazione ufficiale da parte delle istituzioni nonostante ormai la notizia di quel documento, al di là del suo contenuto, fosse ormai circolata. Del resto, i dubbi non mancano. Nel file allegato, con le motivazioni fondanti del si alla richiesta di deroga, mancano per esempio protocollo e firma elettronica. Manca la data che invece troviamo nel frontespizio. Baraldi conferma che quella è la risposta ricevuta il 12 marzo alla sua richiesta di accesso atti inviata il 19 febbraio, ma alcuni dettagli non sembrano rispecchiare le forme istituzionali classiche delle risposte ministeriali.Ma a stupire non sono solo dettagli di metodo e forma ma anche di merito. C'è un sorta di paradosso di merito. Un altro aspetto che se confermato come vero avrebbe dell'incredibile anche sotto l'aspetto politico. Stando al documento, nella riunione del 23 febbraio 2023 il ministero avrebbe dato parere negativo alla richiesta di deroga all'apertura del punto nascita di Faenza, un punto nascita che in realtà è rimasto aperto; contestualmente avrebbe dato parere positivo alla deroga all'apertura del punto nascita di Mirandola chiuso due mesi prima. La deroga al punto nascita di Mirandola sarebbe stata motivata non in funzione del numero dei parti abbondantemente sotto alla soglia minima di 500, pur in deroga, e nemmeno dalla condizione orogeografica svantaggiata, (considerato che la distanza dai punti nascita di riferimento per la bassa, alternativi a Mirandola, di Modena e di Carpi, sarebbe inferiore di 60 minuti), ma del fatto che il Comune di Mirandola sarebbe ancora considerato tra le aree svantaggiate in funzione del sisma.
Sapremo nelle prossime ore se le istituzioni sanitarie interpellate e la politica che per anni ha dibattuto sul mancato parere da parte del ministero, come fosse cosa assodata, commenteranno o meno un tale documento.Per ora, a commentare, ci ha pensato il Coordinatore provinciale e capogruppo comunale Lega a Mirandola, Guglielmo Golinelli: 'Se confermate, le ultime rivelazioni sul punto nascita dell’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola metterebbero fine a ogni ambiguità: la responsabilità della chiusura ricade interamente sulla Regione Emilia-Romagna e sul Partito Democratico. Il Ministero della Salute, stando al documento, aveva concesso la deroga fino al 31 dicembre 2025, riconoscendo il disagio dell’area colpita dal sisma del 2012, ma la Regione ha deciso di ignorarla e chiudere comunque il reparto nel dicembre 2022.
Per anni ci è stato raccontato che la chiusura fosse inevitabile, che il problema fosse legato a normative nazionali o alla mancanza di personale. Ora sappiamo che si sarebbe trattato solo di scuse. Il Governo, già dal febbraio 2023, aveva dato il via libera al mantenimento del servizio, ma la Regione ha preferito sacrificare un presidio fondamentale per i cittadini della Bassa modenese' - ha affermato Golinelli. 'Il punto nascita di Mirandola poteva e doveva rimanere aperto'.
Gi.Ga.
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