Il 'caso' Ngapeth liquidato in 3 righe
Modena Volley ha dichiarato di volere applicare al campione francese, pizzicato ubriaco al volante, il 'proprio' codice etico. Lo stesso che lo grazi? due anni fa
Così, in due righe e mezzo, la società Modena Volley ha commentato l'episodio che ha nuovamente portato Earvin Ngapeth, indiscussso campione francese in forza all'Azimut Modena Volley, al centro della cronaca non sportiva. Anzi, nera. Per essere stato pizzicato ubriaco alla guida, all'uscita di un locale. Un messaggio ancora più sintetico, ancora più ermetico di quello diffuso due anni fa in occasione della prima clamorosa ammissione di reato del campione. Quando lo schiacciatore francese dichiarò di essere lui ad avere travolto in piena notte, all'uscita dal locale Frozen, tre quarantenni reggiani che si allontanavano a piedi dallo stesso locale, per poi darsi alla fuga e confessare, appunto, successivamente.
Quella volta furono una decina le righe del DG Sartoretti ad esprimere il disagio della società ma a non spiegare nulla di più, di quel codice etico e valoriale, che ha comunque permesso al campione, capace di essere decisivo per le sorti di intere stagioni, di continuare a giocare, da subito, e 'pagare' poco o nulla su piano sportivo, ovvero quel piano in cui i valori legati all'etica dovrebbero essere affermati, senza se e senza ma. Proprio perché i campioni, anche se ventenni (e tanto più quando non sono più giovincelli e sono anche genitori come Ngapeth), rappresentano (o dovrebbero rappresentare) un modello. Per i giovani e per lo sport. Sempre.
Dopo i fattacci del 2015, Ngapeth ha avuto dalla società (che lo ha riaccolto come un figlio smarrito da rimettere sulla rette via), e dal popolo dei suoi tifosi, una seconda possibilità, ma dopo nemmeno due anni l'ha bruciata. Nascondere in quel muro di silenzio (con cui anche la Gazzetta dello sport titola oggi non a caso la vicenda), servirà forse a continuare a vincere, ma certo a non affermare i valori e l'etica dello sport che riempiono senza fatica, perchè solo scritti, quelle due righe e mezzo di comunicato.
Gianni Galeotti
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