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E' il sito di Radio Città del Capo a riportare il post di Guidotti, parroco della chiesa di San Domenico Savio, pubblicando lo screenshot del messaggio, apparso la sera del 6 novembre.
Quanto scritto da don Lorenzo Guidotti sulla ragazza che ha denunciato di essere stata violentata 'corrisponde ad opinioni sue personali, che non riflettono in alcun modo il pensiero e la valutazione della Chiesa, che condanna ogni tipo di violenza'. E' il commento che l'Arcidiocesi di Bologna affida ad un comunicato stampa.
La Curia bolognese, inoltre, sottolinea che don Guidotti 'riconosce di essersi espresso in maniera inappropriata e intende chiarire il suo pensiero nella dichiarazione che segue'. Nella nota, infatti, viene riproposto il testo gia' pubblicato dal parroco ('In piena liberta'') sul proprio profilo Facebook: intervento con cui don Lorenzo da un lato si scusa e dall'altro ribadisce il proprio pensiero su violenza alle donne e 'cultura dello sballo'.
Scrive il prete: 'Non posso che dolermi con me stesso per i termini usati nel commentare e per le affermazioni che riesco a capire possano essere intese come un atto di accusa alla vittima. Io stesso leggendo oggi quel post ravviso questo', scrive don Lorenzo. 'Non posso percio' che chiedere scusa a lei e ai suoi genitori se le mie parole imprudenti possono aver aggiunto dolore, come invece accadra' leggendole. Chiedo pero' a tutti, capaci magari di miglior linguaggio e possibilita' (autorita', giornalisti, insegnanti, genitori) di aiutare a smantellare questa cultura dello sballo in cui i nostri ragazzi vivono. Altrimenti domani dovremo provare pieta' per un'altra vittima e poi un'altra. Fino a quando? Fino a quando saremo in grado di dire 'basta!'. E' necessario fornire un'alternativa'. La nota dell'Arcidiocesi e' stata diffusa dopo che l'arcivescovo Matteo Zuppi, oggi pomeriggio a margine di un convegno nella sede del Comune, aveva preferito non rispondere ai giornalisti, limitandosi a dire nell'allontanarsi: 'Prima fatemi leggere'.
Oggi le scuse del sacerdote, sempre sulla medisima pagina Facebook. questa volte pubbliche
Redazione Pressa
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