Continua la lettura de La Pressa dell'ordinanza del Gip sull'inchiesta Angeli e Demoni. In questa settima puntata riportiamo un caso di minore con 'palese assenza di violenze' usato invece da Claudio Foti del centro Hansel e Gretel come 'cavia' per la dimostrazione delle sue teorie.
Così scrive il Gip: per quanto riguarda l'indagato Foti 'si sottolineano i metodi usati sistematicamente per la psicoterapia dei minori, l'utilizzo di un soggetto come XXX, in realtà non abusata (e per la quale vi è la prova palese della assenza di violenze) come 'cavia' per la dimostrazione e la propalazione a terzi della propria metodica suggestiva e brutale nel trattamento dei minori'. Foti è anche 'in qualche misura il soggetto con ruolo di guida del gruppo di psicologi privati collaboranti con 'La Cura', inoltre risulta fortemente legato alla Anghinolfi (per essere il terapeuta della medesima) oltre che alla Bolognini (ne è il marito); proprio anche in virtù di tale rapporto preferenziale (esteso come visto anche ai rappresentanti politici della Unione dei Comuni, in specie il Carletti) risulta essere stato destinatario di un continuativo trattamento di favore, con l'assegnazione alla propria associazione e alla società Sie di plurimi incarichi (sovvenzionati con meccanismo artatamente illecito) dall'Ente locale.
Ma qual è la storia della minore utilizzata, secondo il Gip, come Cavia da Foti?
'La prova indiziaria del tentativo di indurre falsi ricordi tramite le sedute di psicoterapia per rielaborare il trauma risiede in tal caso nel racconto vivido della minore XXX relativo allo svolgimento di tali sedute (la minore che oggi è maggiorenne)' - scrive il Gip.
'Ad un certo punto in un incontro avvenuto con Monopoli e la Bonaretti (entrambi indagati ndr) i due mi proposero di essere sottoposta ad un percorso di psicoterapia presso il dottor Foti. In particolare mi chiesero di essere sottoposta a terapia presso il centro di igiene mentale di Reggio in una apposita stanza dove, mentre Foti mi faceva la terapia, le persone che lo stava formando osservavano la terapia da dietro un vetro. Io ero minorenne e non so se qualcuno abbia prestato autorizzazione per me.
'Sia la Bonaretti che Monopoli partirono dal presupposto che io da piccola avevo subito una violenza sessuale dall'amico di mio padre e in ogni colloquio tentavano in ogni modo di farmi raccontare tali episodi che io assolutamente non ricordavo. Monopoli in particolare mi diceva che mio padre sapeva degli abusi e aveva nascosto i fatti per non compromettere il suo amico e più volte mi ripeteva tali concessi anche se io continuavo a dirgli che non ricordavo alcunchè'.
Giuseppe Leonelli