Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Iniziamo questa nuova rubrica ponendo l’attenzione proprio sullo scorrimento, nella fattispecie quello stradale. I sindaci del comprensorio del Cimone hanno infatti dato l’allarme in quanto la manutenzione del manto stradale, soprattutto quello che riguarda le strade comunali di collegamento tra le stazioni sciistiche, è arrivato ad avere un costo tale che renderà impossibile la chiusura dei bilanci a meno che non intervenga la regione Emilia Romagna.
Si parla, solo per il comune di Sestola, di spese che sono arrivate a 230.000 euro a cui se ne dovranno aggiungere 100.000 per il rifacimento dell’asfalto rovinato. E questo per una tratta di 12 chilometri rispetto ai 110 totali di viabilità comunale. Spese totalmente a carico di comuni che, va ricordato, hanno una popolazione complessiva di poco meno di 7.000 abitanti, poche attività produttive all’infuori del turismo, ergo un prodotto interno lordo che fatica a soddisfare il fabbisogno infrastrutturale.
Aggiungiamoci i vincoli di spesa a cui i comuni, soprattutto i più piccoli, sono sottoposti e i sempre minori trasferimenti; dietro a quella che poteva sembrare una stagione benedetta sotto il profilo delle nevicate e del turismo, si nasconde la debolezza del sistema istituzionale, infrastrutturale e finanziario di un’area dove la neve è sì risorsa ma non sufficiente a far fronte ai disagi che crea. Urge una riflessione in merito, perché se il comparto privato festeggia una buona stagione questa non può essere neutralizzata da bilanci pubblici che vanno in rosso. Per andare a sciare al consorzio del Cimone (privato) occorre passare da strade pubbliche. La regione, di partenza, dovrebbe ricordarsi che il turismo non va solo dal Santerno all’Adriatico. Il Cimone non è il Trentino, ma di questo passo rischia di non avvicinarsi nemmeno con la fantasia.
E rischia di avvicinarsi ancora meno se, come è emerso dall’incontro tra Rete Imprese e Anas, non si interverrà al più presto sulla nuova estense. Oltre al ripristino dell’asfalto di modo che fare Pavullo-Modena non somigli sempre più alla Parigi-Dakar, si parla dell’intervento al Carrai e della possibilità di aumentare le corsie per senso di marcia, anche in virtù dell’espansione industriale del polo di Sant’Antonio. Rimane sempre in secondo piano il fatto che occorre modernizzare la strada anche da Pavullo all’Abetone ma tant’è, da queste parti siamo abituati a vedere le cose andar piano.
Stefano Bonacorsi
Stefano Bonacorsi
Modenese nel senso di montanaro, laureato in giurisprudenza, imprenditore artigiano, corrispondente, blogger e, più raramente, performer. Di fede cristiana, mi piace dire che sono .. Continua >>