Carpi, primo duello Righi-Taurasi: ai punti vince l'assessore
Taurasi ha pagato l’isolamento di fatto dall’amministrazione e dal PD che sta caratterizzando questa sua campagna elettorale
Perché se per Riccardo Righi i 400 presenti si sono spesso spellati le mani, per Giovanni Taurasi c’è stato solo qualche timido applauso, più per il cambiamento del tono di voce – opportunamente modulato per dare enfasi ai messaggi più forti, a differenza di quello didascalico e monotono di Righi – che per i contenuti.
Peccato. Perché le aspettative della vigilia erano per un confronto serrato e equilibrato. Invece, dopo un inizio tutto sommato in equilibrio, la preparazione e l’esperienza amministrativa di Righi hanno fatto la differenza. L’assessore della giunta Bellelli, sulle domande del pubblico, ha mostrato infatti una notevole competenza sugli argomenti trattati, che gli ha consentito di spiegare al meglio e con molta tranquillità cosa abbia fatto l’amministrazione in questi ultimi anni; e una forte preparazione programmatica, che gli ha permesso di dare una visione chiara, lucida e motivata di quello che intenderà fare. Segno che in questi mesi (anni?) Righi s’è fortemente preparato per l’occasione, assieme a Simone Tosi e al sindaco Alberto Bellelli.
Taurasi, invece, ha pagato l’isolamento di fatto dall’amministrazione e dal PD che sta caratterizzando questa sua campagna elettorale. In diverse occasioni ha mostrato infatti di non conoscere cosa stia facendo l’amministrazione: è stato colto in fallo sul “progetto Europa” per accedere ai fondi europei; sul “Bus Arianna”, che voleva rendere gratuito non sapendo dell’insostenibilità dell’operazione, già valutata in passato; sul volere un rapporto 1/100 fra polizia e cittadini, ovvero più 700 unità sul territorio, quando il rapporto previsto è 1/1000; sul volere trasformare l’area dell’ospedale in un parco pubblico, che a parte essere un’operazione insostenibile dal punto di vista economico riguarda un’area che non è neanche del Comune.
A tratti, poi, la presentazione di Taurasi ha indisposto il pubblico presente, spostando troppo a destra il baricentro del programma, o comunque fuori dall’alveo di quasi 80 anni di amministrazioni di sinistra. Per una sinistra poco capace di fare autocritica su certi errori, eufemisticamente parlando, non sarà di certo stata gradita la richiesta, manifestata a più riprese, di una “discontinuità” rispetto alla giunta Bellelli. E anche laddove la sinistra riconoscesse l’esigenza di una discontinuità, essa dovrebbe essere politica e non personalistica: sui temi di dettaglio, forse in parte anche su alcune linee strategiche, ma non di certo indotta da quelli che sono parsi più problemi personali fra Taurasi e larga parte della dirigenza uscente che problemi politici.
Magath
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