Perché se per Riccardo Righi i 400 presenti si sono spesso spellati le mani, per Giovanni Taurasi c’è stato solo qualche timido applauso, più per il cambiamento del tono di voce – opportunamente modulato per dare enfasi ai messaggi più forti, a differenza di quello didascalico e monotono di Righi – che per i contenuti.
Peccato. Perché le aspettative della vigilia erano per un confronto serrato e equilibrato. Invece, dopo un inizio tutto sommato in equilibrio, la preparazione e l’esperienza amministrativa di Righi hanno fatto la differenza. L’assessore della giunta Bellelli, sulle domande del pubblico, ha mostrato infatti una notevole competenza sugli argomenti trattati, che gli ha consentito di spiegare al meglio e con molta tranquillità cosa abbia fatto l’amministrazione in questi ultimi anni; e una forte preparazione programmatica, che gli ha permesso di dare una visione chiara, lucida e motivata di quello che intenderà fare. Segno che in questi mesi (anni?) Righi s’è fortemente preparato per l’occasione, assieme a Simone Tosi e al sindaco Alberto Bellelli.
Taurasi, invece, ha pagato l’isolamento di fatto dall’amministrazione e dal PD che sta caratterizzando questa sua campagna elettorale.
A tratti, poi, la presentazione di Taurasi ha indisposto il pubblico presente, spostando troppo a destra il baricentro del programma, o comunque fuori dall’alveo di quasi 80 anni di amministrazioni di sinistra. Per una sinistra poco capace di fare autocritica su certi errori, eufemisticamente parlando, non sarà di certo stata gradita la richiesta, manifestata a più riprese, di una “discontinuità” rispetto alla giunta Bellelli. E anche laddove la sinistra riconoscesse l’esigenza di una discontinuità, essa dovrebbe essere politica e non personalistica: sui temi di dettaglio, forse in parte anche su alcune linee strategiche, ma non di certo
Magath