Eppure oggi, forse complice qualche eredità scomoda del passato e un contesto amministrativo sempre più complesso, si sta vivendo un inedito cambio di passo: i sindaci e gli amministratori del territorio, anche se di colori politici diversi, hanno scelto di lavorare insieme.
Al di là del merito delle soluzioni trovate, è impossibile non fotografare un filo comune che unisce Mirandola (Comune capofila della Bassa) e Carpi. E tutto questo nonostante le giunte di colore politico opposto. E' successo per il caso Aimag (percorso poi bocciato dalla Corte dei Conti) e succede per la sanità, come confermerà la conferenza stampa comune indetta per domani all'Auditorium San Rocco.
Un fronte istituzionale unito, un'anomalia ancor più vistato se confrontata con la situazione dei partiti, che invece appaiono sempre più disorientati e scomposti.
Partiti in crisi e politica che non c’è più
Oggi le forze politiche, da destra a sinistra, sembrano gusci vuoti di ciò che furono.Organizzazioni fragili, spesso tenute in piedi da pochi volontari o da ex amministratori in pensione, che giocano a fare politica locale ma provano ad affrontare temi di area vasta senza averne strumenti, visione o rete.
Un tempo, partiti strutturati garantivano un confronto vero: le posizioni si discutevano a livello provinciale, si costruivano sintesi e si portavano poi le istanze comuni ai livelli regionali e nazionali. Oggi, invece, domina la frammentazione e la logica del piccolo orticello.
Ecco allora che sul caso Aimag prima, e ora sulla sanità, i sindaci hanno mostrato una compattezza inedita, mentre i partiti si sono mossi in ordine sparso: il Pd che vota a favore dove è al governo e contro dove è all’opposizione; Fratelli d’Italia che fa lo stesso gioco speculare. Una schizofrenia che mostra tutta la crisi della politica, quella vera, sostituita da tatticismi locali e comunicati stampa da campagna elettorale permanente.
Il caso Mirandola: il Pd che attacca… sé stesso
In questo scenario spicca per goffaggine la recente uscita del Partito Democratico di Mirandola sulla sanità. Nel tentativo di cavalcare un’opposizione di principio, al limite dell’ideologico, il Pd locale rischia due scivoloni: uno di forma e uno di sostanza.Innanzitutto nel criticare il sindaco di centrodestra Letizia Budri per presunte mancate informazioni sui progetti sanitari, il Pd dimostra di ignorare che la decisione di istituire un tavolo di lavoro sulla riorganizzazione sanitaria non dipende da lei, ma è stata presa collegialmente da tutti e 13 i sindaci dell’area nord, in una commissione interdistrettuale che comprende anche esponenti del Pd stesso, compresa la (per ora) segretaria provinciale Marika Menozzi. Una leggerezza da parte dei Dem di Mirandola che svela una evidente mancanza di coordinamento interno.
Lo scivolone di sostanza, invece, è ancora più profondo: non voler cogliere la portata drammatica del momento. Di fronte alla crisi profonda del sistema sanitario locale e nazionale, un territorio di oltre 200mila abitanti lavora insieme, tentando di superare divisioni politiche e ideologiche che per anni hanno frenato ogni progetto comune.
Mentre i sindaci collaborano per disegnare una sanità in grado di resistere ai tagli del Governo (e non importa che oggi sia una Governo di destra, perchè da anni lo schema è il medesimo) il Pd di Mirandola sceglie la via dell’isolamento, opponendosi non solo alla giunta della propria città, ma anche al resto del partito modenese.
Una nuova generazione di sindaci e la resa dei conti dei partiti
E forse, per comprendere davvero cosa sta accadendo nel nord Modenese, basta guardare chi oggi amministra i Comuni di Carpi e Modena.A Modena c’è Massimo Mezzetti, a Carpi Riccardo Righi: due sindaci sostenuti da larghe maggioranze, ma nessuno tesserato a un partito. Un caso? Forse no. Può darsi sia il segno dell’incapacità dei principali partiti (il primis il Pd) di individuare al proprio interno figure all’altezza dei ruoli istituzionali più importanti. O, più in profondità, il risultato di anni in cui non si è più formata una vera classe dirigente, in grado di rappresentare la complessità dei territori. C’è anche chi legge in questa tendenza una strategia: proporre figure “civiche” per conquistare l’elettorato disilluso, quello che diffida delle tessere e delle correnti, in cerca di persone libere da vincoli di partito e dalla politica delle poltrone.
Ma, strategia o conseguenza, il risultato è chiaro: mentre il governo locale tenta di ritrovare una sua credibilità, la rappresentanza politica arretra. E se per ricostruire un dialogo tra territori divisi da sempre — come Carpi e Mirandola — sono serviti sindaci indipendenti, allora la domanda fiorisce da sola: i partiti stanno ancora facendo davvero l’interesse dei cittadini che dicono di voler rappresentare?
Perché se il dialogo e la ricerca di pragmaticità tornano solo dove la politica fa un passo indietro, allora forse il problema non è la disaffezione dei cittadini, ma la crisi profonda di chi, per troppo tempo, ha smesso di ascoltarli.
Eli Gold

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