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No, la riforma della Giustizia, non è un attentato alla Costituzione

No, la riforma della Giustizia, non è un attentato alla Costituzione

Ragionare di giustizia in modo laico e fuor di logiche di parte non significa, nè deve significare, essere contro la Costituzione o contro la democrazia


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Hanno idee anche i sostenitori del no alla riforma? Se sì, le esprimano, partecipando costruttivamente al dibattito. Ma basta con infondate, quanto stantie, accuse anti-sistema.
Basta. È inaccettabile pensare di poter partecipare ad un dibattito, qualunque esso sia, millantando attentati alla Costituzione e/o inesistenti pericoli per la democrazia ad ogni pié sospinto.
Nè si può pensare che, da questo punto di vista, il dibattito in materia di separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri possa fare eccezione.
Non esistono, né possono esistere, pericoli di sorta per la tenuta degli ordini costituzionale e democratico allorquando, come Costituzione impone, si attiva la procedura prevista dall’art. 138 Cost.
É la stessa Costituzione a dire che la Costituzione si può cambiare se il popolo lo vuole.
E che ciò si può fare, senza attentare nè alla Costituzione nè alla democrazia, semplicemente tramite procedura referendaria.
C’è una sostanziale differenza tra attentare alla Costituzione e/o alla democrazia e puntare, per via legale, a modificare un ordinamento, quello giudiziario, ancora legato alle vecchie logiche inquisitorie incapaci di distinguere nettamente tra la funzione giudicante (propria del giudice) e la funzione requirente (propria del pubblico ministero).
Ma, soprattutto, c’è una sostanziale differenza tra attentare alla Costituzione e/o alla democrazia e puntare, per via legale, ad azzerare il potere politico delle correnti magistratuali.
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Che non sono - é bene essere chiari in proposito - nè cosa buona né cosa giusta, ma semplice patologia di sistema.
Ragionare di giustizia in modo laico e fuor di logiche di parte non significa, nè deve significare, essere contro la Costituzione o contro la democrazia.
Nemmeno quando fare ciò significa puntare a ridimensionare, nella propria, inaccettabile, caratura politica, un ordine, la magistratura, che si è fatto potere.
Partecipino i sostenitori del no al dibattito, sostenendo con forza le proprie idee, se idee hanno, a prescindere da infondate, quanto stantie, accuse anti-sistema.
Questo - e non altro - hanno voluto i Costituenti scrivendo l’art. 138 Cost.
E, soprattutto, questo - e non altro - impone la tanto bistrattata (ma al contrario) democrazia.
Guido Sola
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Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Dottore di ricerca in Scienze penalistiche presso l’Università degli Studi di Trieste. Già assegnista di ri...   

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