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Tornerò a parlare di ciclisti, perché nei giorni scorsi mi sono capitati alcuni episodi significativi che mi hanno fatto riflettere. Innanzi tutto, diverse persone tra cui un sacerdote e un vigile urbano, in un ristretto spazio di tempo, sapendo che sono un amante della bicicletta, si sono lamentati (con me) dei ciclisti che, a gruppi numerosi, occupano la carreggiata, a volte addirittura offendendo gli automobilisti. Premesso che penso che questo sia un luogo comune e che questa situazione capiti ogni tanto, vorrei fare alcune osservazioni.
Innanzi tutto, come ho spiegato al vigile, sulle nostre carte di identità non c’è scritto “automobilista” o “ciclista” , ma semplicemente cittadino italiano; un cittadino italiano che diventa ciclista quando è in sella alla sua bicicletta e automobilista quando è alla guida della sua auto. Qualcuno pensa che questa persona sia diligente quando è automobilista e diventi scorretto quando è ciclista? Ma non facciamo ridere.
La correttezza delle persone non dipende dal mezzo che stanno guidando, ma dalla testa che hanno. Forse i ciclisti che pedalano in gruppo sono le stesse persone che quando guidano l’auto usano il cellulare o non danno la precedenza ai pedoni negli attraversamenti o non rispettano i limiti di velocità. Forse...
Ma queste non sono cose che fanno notizia…
E veniamo al secondo episodio. Nelle scorse settimane, sono finalmente tornato a fare i “quattro passi” e lo Stelvio in bicicletta; si tratta di bellissimi percorso tra meraviglie uniche al mondo. In realtà, è stata una vera e propria via crucis, non per la durezza delle salite, ma per le migliaia di auto e moto rombanti e inquinanti che hanno trasformato queste strade in vero e proprio autodromo. Vengono da tutta Europa a divertirsi facendo lo slalom sui tornanti a velocità incredibili, bere una birra e poi tornarsene a casa contenti dell’impresa.
E forse senza nemmeno aver visto le bellezze tra cui correvano. Controlli? Chi li ha visti?
Ma tutto va bene; e le Dolomiti, patrimonio dell’ umanità? Beh, quelle non possono parlare ed assistono silenziose a questa devastazione. Solo qualche vetero ambientalista, ogni tanto, prova a denunciare ed a protestare, ma... gli affari sono affari. Qualcuno si chiederà se ho il dente avvelenato contro i motociclisti; per niente; ho il dente avvelenato contro chi, con qualsiasi mezzo, si comporta male sulla strada.
E allora siamo proprio sicuri che i veri delinquenti siano i ciclisti che, a frotte, invadono le nostre strade impedendo agli automobilisti di circolare?
Ma se proprio vogliamo andare a vedere quali sono i comportamenti veramente pericolosi dei ciclisti, comportamenti che dovrebbero essere sradicati con decisione, ne vorrei segnalare uno: quello della circolazione, di notte, senza luci.
Si tratta di un comportamento divenuto ormai abituale, pericolosissimo, a cui nessuno sembra voler porre rimedio. Innanzi tutto, ci chiediamo perché le automobili debbano uscire dalle fabbriche con i fanali e, invece, le biciclette, possano essere vendute senza, anche se il codice della strada dice che debbano esserne provviste. E poi, come mai, nel silenzio generale, nell’ultima stesura del codice della strada, è stata tolta (per dimenticanza!!!) la sanzione ai ciclisti che di notte girano senza luci? E, infine, sarebbe interessante sapere quante volte la nostra polizia municipale ha fermato dei ciclisti senza fanali di notte, imponendo loro di scendere dalla bicicletta, come ora previsto dal codice o facendo semplicemente un’ opera educativa? Quante volte? Ce lo dicano.
A volte, quando si parla di ciclisti, e non solo, mi sembra che ci si soffermi più su luoghi comuni che su problemi veri.
Franco Fondriest