Musica per imparare a guardare oltre la forma
Si è tenuto sabato in Sala della Musica-Biblioteca Sala Borsa a Bologna l'incontro 'Piacenza, terra di confine tra Emilia e Lombardia'
Piacenza è la città più a nord della nostra Regione, a ridosso del fiume Po, un'area di snodo tra più regioni, un passaggio obbligato, al centro di una circonferenza nella quale Bologna e Milano sono sul diametro della via Emilia. Un'identità forte e peculiare nella costruzione di strumenti, nella produzione discografica, nella musica emergente, che offre un sound ruvido e profondo. Un'area da scoprire, legata a Bologna da un rapporto che emerge solo cercando di coglierne gli elementi portanti, presenti e concreti.
“Ho scelto di concentrare l’attenzione sulla musica legata alla scena cittadina, all’underground che fa riferimento a Piacenza come fulcro. Piacenza è una città molto più piccola di Bologna ma come Bologna è una realtà che vive una sorta di condanna e privilegio per il fatto di essere un passaggio obbligato. Ha molte similitudini con Bologna anche dal punto di vista stilistico: ci sono diversi movimenti che richiamano tante inflessioni che noi raccontiamo in Sala della Musica” spiega Riccardo Negrelli introducendo gli ospiti al pubblico presente.
Tra le varie realtà che la contraddistinguono, per quanto riguarda la musica ci sono senz’altro i Giardini Sonori, un centro di aggregazione realizzato dal Comune di Piacenza all’interno dell’ex-caserma Cantore riconvertita in spazio culturale, che propone sale prova, laboratori, eventi ed è altresì dotato di uno studio di registrazione. Un centro di valorizzazione della musica in città quale patrimonio culturale, formativo ed elemento di aggregazione sociale, in un percorso specifico e partecipato di cui Giardini Sonori é un punto di riferimento importante per la città e le realtà giovanili emergenti.
“La sala prove è un luogo molto importante per la produzione musicale, laboratorio e fucina per le idee e le sperimentazioni, momento di confronto e di collaborazione, estremamente importante per la formazione musicale. E’ un elemento quotidiano nel quale ci si sfoga, ci si libera dalle frustrazioni quotidiane, si può sognare e al tempo stesso si vive con intimità ciò che si fa.” spiega Negrelli. “ Ai ragazzi oggi mancano i modelli e questo impedisce loro di cimentarsi in attività che potrebbero dargli molto. Perciò i laboratori sono molto importanti. “ Aggiunge Jacopo, responsabile dei Giardini Sonori, intervistato a distanza.
Ospiti dell’incontro due protagonisti della scena underground: i Deriva, band piacentina e i Temperie, parte della scena emergente bolognese.
I Deriva sono una band di Piacenza, suonano da 4 anni e hanno all’attivo diversi concerti live con esibizioni anche all’estero: Germania, Belgio, Olanda, Austria, Lussemburgo e a breve saranno in tour nei Balcani rientrando per la Repubblica Ceca. Sul loro profilo di Bandcamp, alla voce “genere musicale” si legge “Genere: Whatcore?” il che la dice lunga sulle influenze e i bacini musicali da cui attingono. Zanna, il cantante del gruppo, così racconta la band al pubblico: “Ci rifacciamo a sonorità legate al punk hardcore italiano piuttosto che americano degli anni ’80, con influenze che passano per il Metal estremo, per l’Alternative Metal, Rock e anche sonorità più anni ’90. La scena che fa riferimento a questi stili è molto presente sul territorio e negli ultimi anni si è venuto a creare un contesto che da tanti anni non c’era a Piacenza e ci sono tanti locali e posti che propongono il genere”.
Un elemento particolare nella produzione dei Deriva sono i contenuti, i testi, che hanno uno spessore di grande maturità. Le aree tematiche toccate sono di denuncia sociale. “Ci sono sempre dei particolari della società in cui viviamo che ci scuotono le coscienze e li affrontiamo cercando di dire la nostra e mettere in risalto il più possibile il messaggio.” Continua Zanna.
Sempre su Bandcamp, si presentano così: “In fuga dal futuro che tutto distrugge, restando vivi per non abbandonare i nostri sogni”.
“La frase di presentazione del gruppo vuole puntare lo sguardo sul fatto che spesso ci troviamo ad affrontare delle esistenze che non ci rappresentano,” spiega al pubblico il cantante dei Deriva “Ci vengono poste delle aspettative che non sono quelle che noi cerchiamo, che non ci appartengono davvero e quindi il futuro ci spaventa, non ci rappresenta. Quello che ci mantiene vivi e ci dà la forza di andare avanti sono le nostre idee, quello che noi vorremmo davvero pianificare nel nostro futuro, per portare avanti le nostre aspettative e non quelle degli altri”. Conclude.
Secondo ospite del pomeriggio è il duo Temperie, che ha partecipato al progetto 'Cosa succede in citta?!?' e che fa riferimento al territorio bolognese. Il loro genere musicale viene da loro stessi definito come un “cantautorato pop, uno stile che in letteratura si dice ‘middlebrow’, cioè la capacità di coniugare orecchiabilità, appeal per il grande pubblico pop a tematiche sentite e intense.
Per quanto riguarda il nome del duo: “Temperie è un termine polisemico che indica il contrario di “intemperie” e dunque un tempo sereno, ma anche la “temperie” che caratterizza un tempo storico e il “temperare” nel senso di equilibrare.” Racconta Riccardo, il cantante. “Le nostre canzoni sono molto personali, nascono dalle nostre vite, ma si presentano sotto un cappello di anonimato. Siamo la storia, vogliamo essere parte della storia anche se non siamo nessuno. Ci interessa raccontare dell’amore incondizionato, delicato, dove la tenerezza gioca il ruolo maggiore”.
Sarajevo, il loro album, conferma la centralità dell’amore in senso profondo e intenso per contrapposizione e negazione rispetto al titolo e a tutto quello che rappresenta e che richiama. “Avrete il mio corpo ma non il mio pensiero”, una frase, con la quale si è concluso l’estratto di ascolto proposto, è esemplificativa di come anche per loro i testi siano un elemento fondamentale, con più livelli di lettura dietro un’apparente e voluta semplicità.
I Deriva e i Temperie sono due realtà stilisticamente molto diverse e territorialmente differenti ma in realtà possono avere molti punti di connessione e ci offrono elementi per conoscere meglio come si muove la musica nelle cantine e nell’underground.
“Il contatto può essere difficile quando si hanno sensibilità espressive diverse e questo è particolarmente vero in occasione di incontri come questo, che raccolgono un pubblico a volte lontano dalle realtà musicali che vengono proposte. Ma la musica può aiutare a saper guardare oltre la forma.” Conclude Riccardo Negrelli a commento finale dell’incontro che Il pubblico in sala, eterogeneo, attento e curioso, ha molto apprezzato e i musicisti hanno ricevuto personali attestazioni di apprezzamento da molti degli intervenuti.
Letizia Rostagno
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