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Negli anni 80 ci siamo divertiti: storie tra via Scandellara e Berlino

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Intervista a Pecos, anima del centro di via Scandellara a Bologna riferimento per tanti musicisti dal 1985


Negli anni 80 ci siamo divertiti: storie tra via Scandellara e Berlino
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Bologna, primi anni '80; il treno di John Cage, il Bologna Rock, il concerto dei Clash in piazza Maggiore, il capoluogo emiliano era un riferimento per l'arte, la musica, le culture alternative. Nel libro di Oderso Rubini e Ferruccio Quercetti 'Bologna 1980' si citano diverse realtà figlie di quegli anni, una su tutte il centro di quartiere di via Scandellara, sala prove e studio di registrazione e negli anni successivi sede di un importante festival. Ho incontrato Gian Luca Grazioli, meglio conosciuto come Pecos, anima di quello spazio ma anche musicista di talento. Un affascinante racconto, tra Bologna, Copenaghen e la Germania.

Raccontami la tua storia.
'Nei primi anni '80 ero un punk, mi coloravo i capelli e abitavo alla Barca, un quartiere dove rischiavi di prendere delle botte tutti i giorni.

Ho iniziato a suonare la batteria con il mio gruppo, gli IRHA; il nostro primo concerto lo facemmo al Cassero quando era ancora in Porta Saragozza, direi 1983. Poi sono dovuto andare a militare, nel frattempo uscì il nostro primo EP con l’ Attack Punk record “Ne buoni ne cattivi soltanto incazzati” assieme ad altre band della scena punk locale. Finita la naja, ripresi a suonare con gli IRHA, facemmo diversi concerti e pubblicammo questa volta il nostro primo LP dal titolo “La festa è finita l’avventura continua” era il 1985. In seguito pubblicammo anche un mini LP un con un'etichetta tedesca. Iniziammo a suonare parecchio in Germania, praticamente ci eravamo trasferiti lì, a Bologna ci stavo pochissimo.'

Come arrivaste a farvi pubblicare il disco in Germania?
'Avevamo fatto qualche concerto tra Tubingen ed Amburgo (tra l’altro ci rubarono subito gli strumenti e ogni volta li chiedevamo in prestito per esibirci); ci vide un produttore della We Bite Records, ci spedì il contratto e i soldi (1500 marchi) andammo in studio a registrare a Bologna e poi in Germania a fare sentire il prodotto agli interessati… venne bocciato e il producer tedesco Tomas Issler, uno skin head, ci portò in uno studio ad Hildesheim dove registrammo tutto dall'inizio. Una volta realizzato il disco ”La patria chiama” andammo in tour con 74 date tra Germania, Svizzera e Danimarca, grazie a quel giro iniziammo a conoscere diverse persone dell'area alternativa che da quelle parti era bello avviata. Siamo stati anche a Copenaghen, al Mekanisk Musik Museum, una fantastica casa occupata dove abbiamo vissuto per diverso tempo, era la nostra base, ci spostavamo da lì per andare a suonare in Germania; un altro periodo l'abbiamo trascorso a Francoforte, una città bellissima, tutti punk simpaticissimi, suonavamo in centri sociali e case occupate. Un'altra grossissima tournée fu Armi per il Salvador (per finanziare armi dei ribelli del Salvador), l'abbiamo fatta insieme ai Poison Girl e un gruppo scozzese di cui non ricordo il nome, eravamo sempre in pullman, mentre altre tournée le facemmo in condizioni ben diverse, direi disperate, viaggiavamo in treno, a volte con biglietti falsi. Per una di queste tournée organizzata nei centri sociali, una sessantina di date sempre tra Germania e Danimarca comprammo un furgone scassatissimo, fu un'avventura, rimanemmo a piedi in più di un'occasione ma riuscimmo sempre a portare a casa la serata, a volte per il freddo facevamo il pieno metà benzina metà gasolio. Quando tornammo a Bologna il furgone si aprì come la macchina dei Blues brothers'.

Suonavate molto anche in Italia?
'Suonavamo più al sud che al nord, il nostro chitarrista Giovanni Vinci era un fantastico agente, a volte partivamo da Bologna fino in Sicilia, in ogni città facevamo un porta a porta con le Pro Loco, cassetta e materiale informativo e suonavamo; non a caso è poi diventato il manager di buona parte degli artisti che lavoravano nella trasmissione Avanzi su Rai Tre'.

Come proseguì l'attività degli IRHA?
'Ad un certo punto nel gruppo ci furono dei cambiamenti, prendemmo una nuova cantante e si unirono anche altri musicisti. A Bologna trovammo un'etichetta che si chiamava Lakota Records che ci mise sotto contratto, realizzammo il disco.,. ci fu un interessamento della Polygram con annesso budget di produzione però non se ne fece niente perché nel frattempo ci eravamo sciolti, io sono stato fermo un paio d'anni'.

Chiuso il capitolo IRHA dove hai suonato?
'Ho suonato nei Magilla, un gruppo crossover prodotto da Ricky Rinaldi e Frank Nemola dagli Aeroplani italiani, firmammo per la Black Out Polygram; negli studi di via Scandellara gli Aeroplani italiani lavoravano anche per altre produzioni tra cui Papa Ricky e Alan Sorrenti. Il disco dei Magilla vendette circa 5mila copie, ma nel contratto c'era la clausola che se non vendevamo almeno 10mila copie, loro potevano rescindere e così fecero; credo che pagammo anche il fatto di essere di Bologna, i Casino Royale, che erano della stessa nostra etichetta, con il loro primo disco vendettero meno del nostro, ma erano di Milano e questo forse li favorì. Con i Magilla continuammo a suonare e a produrre brani per un altro eventuale disco che purtroppo non venne mai pubblicato, nel contempo iniziai a suonare con Angela Baraldi, ho partecipato alla registrazione di “Baraldi Lubrificanti” e fatto qualche tournée, una come spalla a Francesco De Gregori; in quegli anni Angela Baraldi andò anche a Sanremo per la prima volta, sul palco si esibì con l'orchestra, ma con lei suonammo in un locale vicino all'Ariston. Quella sera scoppiò un mezzo casino, i ragazzi del gruppo tranne me che avevo la febbre altissima, furono portati in Questura e poi rilasciati; la leggenda narra che Lucio Dalla telefonò in Questura e ci mise una buona parola'.

Com'è finita con Angela Baraldi?
'Angela ad un certo punto cambiò la band e ci allontanammo salvo poi ribeccarci molto tempo dopo per un altro progetto, in seguito feci un disco con Papa Ricky e i cauti pubblicato da una etichetta bolognese di cui non ricordo il nome e facemmo un po’ di date in tutt’Italia poi finì lì. Per un breve periodo ho intrapreso la carriera del turnista ho registrato per i Delta V, Laura Garcia (una modella spagnola mai conosciuta) con Roberto Vernetti come produttore, poi ho fatto un provino per Saturnino, fallito e avrei dovuto farne uno con Gianluca Grignani ma presero uno di Novara (solita storia) e andò tutto a mucchia. Ho collaborato con i Techno God, in quegli anni ho sperimentato con campionatori e macchine elettroniche realizzando un mio progetto Braga Sistem di cui ho fatto un disco autoprodotto ho avuto anche un altro gruppo Extreme sempre di musica elettronica con l'ausilio di filmati, eravamo verso fine anni 90, anche con loro ho realizzato un cd e infine avevamo messo in piedi la Pecos Band suonavamo nei rave party. A quel punto nei primi anni 2000 con alcuni ex Magilla cominciammo a suonare cover anni '80 la band è tuttora in attività e si chiama NewWafers; in concomitanza cominciò anche l'esperienza con gli Elv & The Gardenhouse, registrammo 3 LP nell'arco di una decina d’anni e facemmo anche lì un sacco di date, genere reggae hip hop latino, bellissima esperienza. Nel mentre ho suonato per un periodo anche negli Avvoltoi gruppo storico dell’area rock-beat bolognese'.
'Nel frattempo ho avuto un figlio (che ora ha 15 anni ) e parallelamente al suonare avevo iniziato il mestiere di fonico, purtroppo le due cose non andavano d'accordo e alla lunga ho dovuto fare una scelta optando per il lavoro di tecnico. Come fonico ho lavorato recentemente anche al Vibra di Modena e con loro ho partecipato a quasi tutte le edizioni del Rototom Festival in Spagna. Ormai suono poco, mi sono concentrato sulla fonica. Qui a Scandellara facciamo anche corsi di avvicinamento alla musica per ragazzi'.

Come nasce il tuo legame con il centro di via Scandellara?
'Dal 1985 provavamo alla Scandellara, con gli IRHA e come Attack Punk avevamo in gestione una delle due sale, nel 1990 circa, sono diventato il responsabile dello spazio, abbiamo cominciato ad organizzare un festival, lo Scandellara rock. i primi due anni organizzavamo una rassegna di 3 giorni all'interno di strutture già esistenti ma poi ci fu affidata l'intera organizzazione, dal terzo anno in autonomia. La prima edizione fu nel 1993, negli anni successivi ci ingrandimmo sino ad organizzare per 17 edizioni un festival della durata di 2 mesi consecutivi facendo suonare migliaia di gruppi, con bands che venivano da tutta Europa (memorabile fu un ferragosto con Daniele Silvestri dove andammo in onda al TG1). All'interno c'erano anche stages didattici, spettacoli teatrali, comici, uno fisso era Giovanni Cacioppo. Tutto organizzato da noi, ad ingresso gratuito. L'ultima edizione fu nel 2009, ora io continuo a gestire lo spazio che è sempre studio di registrazione e sale prove. La Scandellara è un pezzo della storia musicale di Bologna, qui sono passati davvero in tanti; Mike Patton con i Mr. Bungle, Mauro Pagani, Francesco Guccini, Paolo Conte, Vinicio Capossela, Donatella Rettore. Abbiamo raccontato la nostra storia anche durante una puntata della Vita in Diretta ai tempi di Michele Cucuzza. In seguito ho lavorato come responsabile tecnico in altri locali estivi e non a Bologna: Ca de mandorli ,Villa serena, il Giostrà, Festival Pontelungo. ecc...'.

Parlami della tua esperienza a Copenaghen con gli IRHA.
'A Copenaghen avevano delle realtà avanti almeno 10 anni rispetto a noi in Italia, case occupate con impianti strepitosi, ricordo un posto che si chiamava Ungdomshuset che sembrava il Teatro Comunale di Bologna, ma gestito da occupanti. C'erano concerti con 4/5 mila persone, case occupate con organizzazioni notevoli. A Bologna, nello stesso periodo, organizzavi concerti con impianti fatiscenti mentre in Germania e Danimarca erano più avanti a livello tecnico organizzativo. Nella loro cultura era radicata la musica, andavi nelle case delle persone che ci ospitavano durante i tour e chiunque aveva una collezione di dischi da paura. Sicuramente dovuto anche dal tenore di vita più alto rispetto al nostro. Ricordo una cosa che mi colpì un casino a Copenaghen, facemmo un ultimo dell'anno in questo posto occupato chiamato Mekanisk Musik Museum, una casa fantastica, non avevano le porte, per entrare c'era una scala strettissima e ripida, una volta su, vedevi delle casse piene di sassi e funi legate al soffitto. Quando erano assediati dalla polizia, facevano delle vere e proprie battaglie, mi hanno fatto vedere le foto, documentavano tutto, ho visto delle cose incredibili. pensavo che non fosse vero, ma durante quel capodanno mi resi conto che era tutta realtà, scendemmo in strada per una manifestazione non organizzata. i ragazzi cominciarono a spaccare le vetrine dei negozi, arrivò la polizia in tenuta antisommossa, ebbi paura che finisse malissimo ma poi accadde l’incredibile, i manifestanti iniziarono a tirare palle di neve contro la polizia che indietreggiò… non credevo ai miei occhi, nei giorni a seguire nessuna ripercussione, tieni ovviamente conto che gli occupanti erano gente tosta, preparata'.
'Poi la Ungdomshuset, lì erano proprio dei vichinghi, tutti alti, grossi, una sera un tipo venne da noi e ci disse che ci sarebbe stato un video party, noi chiedemmo cosa fosse. in pratica sono usciti, hanno svaligiato un negozio di VHS e poi tornati a casa iniziarono a tirarsi addosso le videocassette. Io ne tirai una in faccia al mio chitarrista e gli lasciai una cicatrice permanente sul naso. Finito il party, arrivava uno, tirava su tutto ed era come prima. I ragazzi comunque erano ospitali, avevano strane usanze per noi, tipo il bagno in comune, tu eri dentro e capitava che entrassero delle ragazze completamente nude che dovevano farsi la doccia e non gli interessava che tu fossi lì'.

Sei stato anche a Christiania?
'Certo, me la ricordo bene, entravi e c'era il tipo all’entrata con il 'balocco' di fumo, poi in un coffee shop ricordo vidi dei pellerossa, proprio quelli americani, seduti al tavolo, soggetti incredibili. Anche la Germania era avanti, ogni paesino aveva un centro giovanile dove si organizzavano dei concerti, anche lì nei giorni off delle tournée andavamo a chiedere se si potesse suonare e il più delle volte ci facevano esibire, alla fine passavamo tra i tavoli con il cappello e lo riempivano di tutto. Ti giuro c'è stato un periodo in cui avevo pensato di trasferirmi lì definitivamente. Alla fine non l'ho fatto, ma tanti bolognesi se ne sono andati, soprattutto a Berlino, a Kreuzberg. Andai anche a vedere com'era la situazione a Berlino est'.

Che impressione ti fece?
'Fu un flash, sembrava la macchina del tempo, tipo 25 anni prima, per i vestiti, macchine tutte uguali, negozi vuoti. Per comprare un panino al prosciutto facevi una fila impressionante, era il periodo natalizio, ci doveva essere un'atmosfera di festa, invece niente. La gente non aveva facce tristi, le definirei antiche. Avevano un peso sul collo... c'era un poliziotto in ogni angolo della strada. Ricordo che non spendevi nulla, una volta ho regalato dei soldi ad una persona prima di tornare a casa, non riuscivi a spendere i soldi che avevi dovuto scambiare per forza'.

Cosa rappresentava Berlino per la tua generazione?
'Berlino era un sogno, una città stupenda per un musicista, per un alternativo, sembrava Londra ma meno snob. Londra è una giungla, Berlino era diversa, prendevi la social (una sorte di reddito di cittadinanza) e ti mantenevi con un tenore di vita dignitoso, poi i tedeschi avevano un'ammirazione per gli italiani. In Germania c'erano comunque anche italiani tristi, gente che aveva nostalgia, ti parlo però di persone comuni, per gli artisti era diverso. Io quando ero lì stavo benissimo, mi piaceva lo stile di vita dei tedeschi, la loro apertura mentale. Ti accoglievano benissimo, un'ospitalità che non ho mai visto in nessun altro posto. (forse nel sud Italia). Capitavano a volte anche episodi negativi (il furto degli strumenti ma fummo noi dei polli a lasciarli in una sala prove), ma trovammo subito persone che ci aiutarono senza volere nulla in cambio. gli strumenti poi ce li ritrovarono'.

Dov'erano finiti?
'C'era questo gruppo di Amburgo che noi facemmo suonare a Bologna ( Torpedo Moskau) che era in contatto con i ragazzi di Tubingen che ci ospitarono la prima volta che andammo in Germania, arrivarono in città coi nostri strumenti, e ci dissero che la polizia li ritrovò a casa di un tossico'.

Come funzionavano le occupazioni a Bologna?
'Personalmente ho perso il conto di quante volte ho occupato case o spazi. ho anche un piccolo record personale, una volta mi hanno sgomberato cinque volte in un giorno solo. Paradossalmente quando smisi di partecipare ad occupazioni, fu occupata l'Isola nel kantiere e quella rimase, le mie finivano presto. Una volta occupammo una villa del clero, in via Leandro Alberti, in mezzo alle case, facevamo un sacco di concerti, è stato bellissimo. Eravamo organizzatissimi, dei professionisti dell'occupazione. Erano sempre case sfitte o disabitate e noi le facevamo rivivere. A Bologna comunque non era così usuale, a Milano, al contrario, le case occupate a volte erano signorili, col parquet, colazione al mattino, tutto regolare. A Bologna era diverso, non riuscivi ad avere una vita tranquilla, bordello in continuazione, un macello. Sono comunque stati anni irripetibili'.

Parlami dei tuoi gusti musicali.
'Quando ero ragazzino, ascoltavo dance anni '70, funky, andavo al Ciak di Bologna; poi ho cominciato con i Police e poi i Ramones e il punk. In seguito ho iniziato a suonare e come musicista ho suonato di tutto, un'estate ho fatto anche delle serate con un'orchestra di liscio, Franco Totti band ma mai il Jazz'.

Hai ascoltato qualcosa di interessante ultimamente a Bologna?
'Tieni conto che difficilmente mi capita di ascoltare musica, nel senso che lavorandoci ho un po’ perso il gusto, la vedo come una cosa tecnica da sezionare in mille parti, quando vengono in studio a registrare mi cimento nelle vesti del produttore artistico e spesso trovo soddisfazione, è la cosa che ancora mi fa continuare a vivere... di musica… sento cose nuove solo quando giro per locali come fonico (prima del Covid ovvio), diciamo che principalmente mi capita di fonicare tribute o cover band, gruppi metal oppure anche cantautori. Mi sono capitati ultimamente molti cantani rap o trap che vanno per la maggiore tra i ragazzi. L'ultimo gruppo bolognese che mi ha colpito sono i Mangroovia, davvero molto bravi, una sorta di r'n'b psichedelico'.
'Spero solo di poter continuare questa magnifica avventura che ho cominciato quasi quarant'anni fa e di potere dare il mio apporto artistico a chiunque me lo chieda e a qualsiasi causa musicale che mi capiti di incontrare. At salut'.

Stefano Soranna

Stefano Soranna
Stefano Soranna
Mi occupo di comunicazione e pubblicità da un po' di tempo. Su La Pressa scrivo di musica, libri e di altre cose che mi colpiscono quando sono in giro o che leggo da qualche parte. La..   Continua >>

 
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