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Ma Aimag come sta davvero? In attesa dei conti del 2023, i primi della gestione della nuova presidente Paola Ruggiero da pubblicare a giorni, andando a vedere i bilanci degli anni precedenti non è che dai numeri traspaia una gran “forza” del gruppo Aimag. Che comprende, oltre alla capofila, diverse società fra le quali la carpigiana Sinergas, oltre a tutti i satelliti come la Ca.Re.
Negli ultimi anni dal 2020 al 2022 il valore della produzione del gruppo è passato da 231 a 423 a 560 milioni. L’incremento di gruppo, di fatto, coincide con l’incremento del fatturato di Sinergas. Che fra la discussa acquisizione di Soenergy e l’aumento dei prezzi dell’energia è passato negli stessi anni da 103 a 303 a 441 milioni. Nonostante il fatturato della controllata sia più che quadruplicato, il suo utile s’è ridotto da 5 milioni a uno.
Allo stesso modo, l’utile netto del gruppo Aimag è calato da 15 a 10 milioni, messi a dividendo fra i comuni soci dopo diverse polemiche e discussioni anche politiche. Il ROI è sceso dal 6% al 4% e il ROS dal 9% al 3%. Ma anche le voci del passivo fanno riflettere: i debiti sono passati dai 193 milioni del 2020 ai 327 del 2021 ai 385 del 2022, la maggior parte dei quali verso banche e fornitori. Per una posizione finanziaria che passa da 118 a 142 a 203 milioni, arrivando all’88% del patrimonio netto. A giustificazione di alcuni di questi dati ci possono essere ragionamenti anche politici, come l’esigenza di calmierare le tariffe in un momento nel quale il costo dell’energia è schizzato alle stelle. Ma restano sicuramente forti perplessità in ordine a questi dati e alla loro tendenza.
Certo è che questi 10 anni di nomine dei vertici di Aimag da parte del sindaco di Carpi Alberto Bellelli, i primi 5 dei quali per interposta persona attraverso Simone Morelli, in pieno contrasto con la bassa modenese hanno lasciato forti strascichi. Nel 2016 veniva nominata presidente di Aimag Monica Borghi, impiegata della Cna sconosciuta ai più, e iniziava il periodo della “Grande Aimag”: delle interazioni con la mantovana Tea, dell’andirivieni nei confronti di Hera, dei diversi consulenti, singoli e consociati – fra questi ricordiamo Chicco Testa - con progetti più o meno realizzabili e diverse discusse operazioni realizzate.
Ci fu un periodo nel quale le giunte carpigiane e la Fondazione Cassa Carpi, allora presieduta dal solierese Giuseppe Schena, tentarono di forzare la fusione con Hera, già detentrice del 25% di quote di Aimag, arrivando molto vicino al risultato. Ma le cordate opposte, sempre interne al PD, spinsero in tutt’altra direzione. Alla fine Schena fu stoppato e non fu rinnovato nel suo incarico in Fondazione. Nel 2018 il direttore generale di Aimag, Antonio Dondi, che alcuni anni prima aveva preso il posto di Alfonso Dal Pan, non venne riconfermato: eliminando, per togliersi proprio il dubbio, la sua posizione dall’organico. E finì, come noto, come dirigente di vertice in Hera, con tutta la sua esperienza e conoscenza. Dopo la gestione Borghi si è passati a quella di Gianluca Verasani, sempre nominato da Bellelli, che ha firmato l’ultimo bilancio del 2022.
Ma se la politica incide sulle nomine e sulle direttive, in ottica strategica, quello che emerge da qualche tempo e soprattutto in questi pochi giorni post-elettorali è una netta inversione di marcia rispetto al passato e un chiaro avvicinamento a Hera. Su Soliera ci sono infatti i grandi rientri di Giuseppe Schena come presidente dell’importante Fondazione Campori, che gestisce cospicui fondi pubblici; e a grande sorpresa quello dello stesso Antonio Dondi, primo assessore nominato dalla neo sindaco Caterina Bagni, per gestire i fondi del PNRR. Mentre, come detto, il posto di Verasani è stato preso da Paola Ruggiero, moglie di Valter Caiumi di Confindustria - pare proprio per volontà di Roberto Solomita, sindaco di Soliera e segretario del PD, e nonostante le resistenze di Bellelli.
Solomita, resosi evidentemente conto di una situazione dei conti e delle strategie da mettere sotto osservazione, ha avuto la giusta intuizione di inserire una manager esperta come la Ruggiero per seguire da vicino l’andamento di Aimag. Lo scopo politico pare chiaro: valutare nei prossimi giorni, a elezioni fatte e vinte, i numeri del 2023 e – se la situazione non risultasse migliorata – chiudere definitivamente l’accordo per la cessione a Hera entro il 2025.
Eli Gold