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Eccolo il bilancio lacrime e sangue della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. L'ente guidato da Paolo Cavicchioli ha pubblicato i numeri relativi al 2016. Un bilancio che registra un decremento del patrimonio pari al 12,77% (meno 109milioni di euro) totalmente dovuto alle operazioni rese necessarie dalla crisi Unicredit: la Fondazione ha varato infatti tra la fine dell'anno e l'inzio del 2017 un aumento di capitale di UniCredit pari a 85 milioni di euro e una riduzione della partecipazione dall'1,40% allo 0,50 per cento del capitale di UniCredit. Parallelamente va ricordato che Carimonte Holding (la cassaforte della Fondazione Cassa di Risparmio guidata dal potentissimo Domenico Trombone) ha venduto anch'essa 64 milioni di azioni Unicredit chiudendo il 2016 con un passivo di 356 milioni di euro.
Numeri che comunque non hanno cambiato il profilo complessivo delle erogazioni, anche se il quadro dei finanziamenti al territorio è in calo rispetto al 2015.
Nel 2016 infatti sono state deliberate erogazioni per 21 milioni e 251mila euro contro i quasi 24 milioni del 2015. In questo modo cresce anche il peso delle spese di funzionamento della 'macchina' della Fondazione: per mantenere se stesso l'ente guidato da Cavicchioli lo scorso anno ha speso 2 milioni e 230mila euro (esattamente il 10,5% di quanto erogato contro il 9,63% dell'anno precedente).
Solo per pagare i propri organi statutari la Fondazione spende infatti 647mila euro all'anno. Ecco la tabella:
Al di là del fondo dedicato al progetto Sant’Agostino-Estense ovviamente sempre aperto (ad oggi parliamo di 38 milioni e 900 mila euro che andranno tutti alla CCC presieduta da Trombone stesso per il primo stralcio di lavori, sui 60 milioni complessivi che verranno stanziati), le erogazioni deliberate si possono riassumere in questo modo:
Come sempre sono infiniti i rivoli (da poche decine di migliaia di euro a milioni) nei quali vengono spalmate le erogazioni. Sul fronte 'sociale' da segnalare ad esempio il finanziamento di una serie di progetti: 140mila euro al Centro documentazione donna per '#cittadine, i segni nelle comunità e sulle città', 60mila euro in tre anni a Porta aperta per 'le giornate dell'accoglienza e dell'immigrazione', ma anche i 3 milioni al Policlinico per un progetto per il trattamento dei tumori avanzati. Un elenco dove tutto si mescola e dove è difficile stabilire con criterio vengono assegnati i fondi. Sapendo che i destinatari sono a volte enti presieduti o nei quali siedono gli stessi uomini che siedono nel cdi della Fondazione stessa: Luca Barbari ad esempio è vicepresidente del Consiglio direttivo dell’associazione Porta Aperta, Greta Barbolini ha ricoperto per 11 anni il ruolo di presidente dell’Arci di Modena, Stefano Gobbi è presidente del Csi, Anna Allesina è presidente dell’Ordine degli Architetti, Maurizio Ferrari è stato per 20 anni presidente dell'Avis. Tutti enti ai quali in modo diretto o meno la Fondazione stanzia migliaia di euro (nel 2016 30mila euro a Porta aperta, 22mila euro all'Arci, 52mila euro al Csi, 15mila euro alla Fondazione architetti e 90mila euro all'Avis) a volte per attività sacrosante (si pensi agli automezzi acquistati dall'Avis), a volte più discutibili (si pensi ai 60mila euro per le giornate dell'accoglienza). Ovviamente solo per fare qualche esempio.
Detto questo va sempre ricordato che la Fondazione Crmo è un ente formalmente privato, pur gestendo i soldi delle vecchie Casse di risparmio, e quindi dei modenesi e pur avendo i vertici nominati in gran parte dagli organi eletti dai cittadini (in primis il sindaco e presidente della provincia Giancarlo Muzzarelli).
Leo