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Alberghi, ristoranti, bar, ma anche negozi di ortofrutta e di generi alimentari. In Emilia-Romagna 'tartassati' dalla Tari, la tassa sui rifiuti applicata dai Comuni, piu' che nelle altre regioni italiane. Lo rivela il primo rapporto dell'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, focalizzato proprio sulla misurazione dell'imposta sullo smaltimento.
In Emilia-Romagna l'associazone evidenzia 'la forte disomogeneita'' dei costi della Tari per le diverse categorie economiche, che spesso 'non tengono conto delle particolari caratteristiche dell'attivita' (si pensi agli spazi del negozio adibiti a mostra-esposizione che vengono comunque calcolati ai fini della tassa) o della stagionalita' di particolari esercizi'. Tra le categorie economiche che, a livello regionale, mostrano i maggiori scostamenti del valore dell'aliquota media (euro per metro quadro) rispetto alla media nazionale ci sono gli alberghi con ristorante (5,54 euro in regione contro una media italiana di 4,73 euro), edicole, farmacie e tabacchi (5,67 euro contro 4,79), ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub (15,92 euro contro 13,72).
Ma anche mense, birrerie, hamburgherie (15,44 euro contro 14,11), bar, caffe', pasticcerie (12,61 euro contro 10,68), pane e pasta, macellerie, salumerie, generi alimentari (8,48 euro contro 6,93), ortofrutta, pescherie, piante e fiori (20,11 euro contro 15,05).
'La tassa rifiuti- protesta il presidente di Confcommercio Emilia-Romagna, Enrico Postacchini- continua a rappresentare un peso insostenibile e spesso ingiustificato per le imprese del nostro territorio, se si considerano le iniquita' che lo caratterizzano, la differenza del costo tra diversi Comuni anche di una stessa provincia e tra le varie categorie economiche, e senza contare come la spesa sia spesso sganciata dalla qualita' del servizio'.
Per questo, sostiene Postacchini, 'occorre intervenire in maniera urgente per avviare un percorso di maggiore efficienza nella determinazione ed applicazione della tariffa evitando eccessive difformita' a livello territoriale, e tenendo conto delle specificita' di determinate attivita' economiche delle imprese del terziario, al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni'.
Insomma, per confcommercio, 'dai dati emersi risulta evidente come sia urgente una profonda revisione dell'intero sistema capace di superare definitivamente la logica dei coefficienti presuntivi di produzione con un sistema che rispetti il principio europeo 'chi inquina paga''.
Non solo, un sistema equo, secondo l'associazione, dovrebbe tenere 'conto di specifiche esenzioni-agevolazioni per le attivita' stagionali e per le aree scoperte operative e che venga confermato il principio secondo il quale il tributo non e' dovuto, ne' in parte fissa ne' in parte variabile, per i rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato a recupero'. Sarebbe, infine, ' fondamentale introdurre misure che leghino in maniera sempre piu' vincolante la determinazione dei costi del servizio a parametri di efficienza ed a misure volte a garantire un'equa e oggettiva ripartizione tra la componente domestica e non domestica e tra parte fissa e variabile'.
Redazione Pressa
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