Il comparto meccanico, simbolo della manifattura modenese, segna la flessione più significativa: -17,99% di ricavi rispetto all’anno precedente. A questo si aggiunge il dato allarmante della cassa integrazione: nel 2024 sono state autorizzate oltre 10,5 milioni di ore, di cui ben il 66% nel solo settore meccanico. Seguono altri comparti in difficoltà, come il chimico (-14,59%), l’abbigliamento e tessile (-13,41%), il biomedicale (-4,43%) e il ceramico (-3,77%). L’automotive, pur mantenendo volumi elevati, mostra un segnale di rallentamento con un -0,10%.
Al contrario, i comparti che hanno registrato una crescita appartengono quasi esclusivamente al settore dei servizi a basso valore aggiunto, come commercio, ristorazione, cooperative sociali e sanità privata. Si tratta però di attività caratterizzate da contratti fragili, bassi salari e un’elevata incidenza di lavoro part-time involontario, dunque occupazione che non genera reale espansione economica e poggia su modelli occupazionali poco sostenibili.
Il calo modenese si inserisce in un contesto nazionale segnato da 32 mesi consecutivi di riduzione della produzione industriale. La Cgil denuncia l’assenza di una politica industriale capace di orientare investimenti, sostenere l’innovazione e accompagnare la transizione energetica e tecnologica. “Scaricare la competitività delle imprese su bassi salari e precarietà è una strategia miope che non produce sviluppo né tutela il patrimonio industriale”, sottolinea Ettore Ghidoni dell’ufficio economico Cgil Modena.
Nonostante il calo dei ricavi, tra il 2020 e il 2024 molte imprese hanno registrato utili significativi: 3,188 miliardi complessivi (+19% sul 2023). Tuttavia, la crescita ha premiato soprattutto il capitale, passato dal 26% al 31,7%, mentre il lavoro non ha ricevuto analogo riconoscimento. Solo il 2% del fatturato è stato reinvestito in innovazione e aggiornamento dei processi, un livello giudicato insufficiente per sostenere la competitività. “Così facendo si sta consolidando un modello produttivo che distribuisce i benefici esclusivamente agli azionisti, i quali preferiscono investire nella componente finanziaria piuttosto che nelle scelte strategiche necessarie per affrontare le transizioni tecnologiche e industriali oggi indispensabili”, aggiunge Fernando Siena della segreteria Cgil Modena.
Per chiedere una vera politica industriale e del terziario, la Cgil ha proclamato uno sciopero generale il 12 dicembre.

