Mettere un tetto al prezzo del petrolio russo, come valutano di fare i Paesi occidentali per punire l'offensiva di Mosca in Ucraina, causerebbe un 'deficit' che porterebbe a un'impennata dei prezzi per i consumatori europei. Una misura del genere 'non puo' che portare a uno squilibrio del mercato, a una carenza di risorse energetiche sul mercato, che, a sua volta, comporterà un aumento dei prezzi' che i consumatori europei dovranno pagare, ha dichiarato il vicepremier russo, il ministro dell'Energia Alexandre Novak, in un'intervista al canale televisivo russo Rossiia-24. I leader dei Paesi del G7 si sono impegnati a sviluppare un 'meccanismo' che limiti il prezzo del petrolio russo a livello globale.
'I rischi che la Russia perda parte delle sue entrate petrolifere esistono ovviamente', ha detto alle agenzie di stampa russe il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. 'Ma non c'è un grande eccesso di petrolio sul mercato, è un prodotto necessario e la necessità di questo prodotto aumenterà'', ha affermato. Inoltre la produzione di petrolio della Russia è quasi tornata al livello che aveva prima dell'inizio dell'offensiva in Ucraina, a circa 9,9 milioni di barili al giorno. 'La nostra produzione si è ripresa. A giugno abbiamo quasi raggiunto il livello di febbraio', ha affermato Novak, aggiungendo che Mosca si adopererà per aumentarla ulteriormente per raggiungere gli obiettivi di produzione delle quote fissati per la Russia dall'Opec.
(Radicor)
Petrolio russo: tetto al prezzo porterà a impennata costi

Una misura del genere non può che portare a uno squilibrio del mercato che comporterà un aumento dei prezzi che i consumatori europei dovranno pagare
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