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Scaldare migliaia di case coi rifiuti, il grande e fallito piano dell'inceneritore di Modena

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Il piano Hera del 2009 avrebbe compensato il consumo ed il calore generato da 10.000 caldaie domestiche. Oggi l'incenerimento dei rifiuti produce energia elettrica che Hera immette nella rete nazionale


Scaldare migliaia di case coi rifiuti, il grande e fallito piano dell'inceneritore di Modena
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La storia dell'inceneritore di Modena, rimasto tale anziché diventare termovalorizzatore funzionale al teleriscaldamento, e raccontata in 20 puntate dall'inchiesta de La Pressa, consultabile in ogni momento nel nostro archivio, va di pari passo con la storia di un grande fallimento nelle politiche di riduzione di CO2 e di inquinanti scaricati in atmosfera da impianti di riscaldamento. Se oggi i programmi fissati da Comune ed Hera dal 2009 al 2013 e legati allo sviluppo del teleriscaldamento delle case dei modenesi, attraverso la produzione di energia termica e di vapore prodotto dalla combustione dei rifiuti e dalla cogenerazione, fossero stati rispettati, oggi il consumo di gas e l'impatto sia sull'atmosfera sia sulle bollette del riscaldamento sarebbero ben diverso. Sicuramente più leggero dell'equivalente degli scarichi di 10.000 caldaie domestiche. Un numero enorme per una quantità di emissioni altrettanto enorme che oggi potrebbero non esserci (se gli impegni fossero stati onorati e gli obiettivi raggiunti), e invece ci sono. 

 Il Progetto di sviluppo della rete di teleriscaldamento della città di Modena, promosso in pompa magna con proiezioni multimediali al Baluardo della Cittadella nel 2009, e sottoposto a screening da parte di Hera nel marzo del 2012,assegnava al termovalorizzatore Herambiente di via Cavazza il ruolo di “polo di produzione centralizzato” del calore per l’alimentazione di una zona di Modena da via Cavazza sino all’ex mercato bestiame e oltre, in direzione Modena Ovest. Una zona dove anche i piani urbanistici che dal 2003 al 2008 si dovevano sviluppare sono rimasti fermi. A Modena il naufragio dei piani energetici va di pari passo con quello dei piani particolareggiati urbanistici che i primi dovevano accompagnare. Soprattutto nell'area a nord della stazione dei treni dove immense aree ex industriali e produttive costituiscono ancora oggi simbolo di una rigenerazione mancata.
Poco o nulla li si è costruito anche dei 660 alloggi residenziali previsti nell'area dell'ex mercato, oggi oggetto del Piano Periferie che ne ha riqualificato l'aspetto viario. In 15 anni gli scenari macroeconomici hanno cambato il mondo. Anche diversi colossi edili della cooperazione rossa sono falliti e nelle aree come quelle dell'ex mercato ne rimane ancora oggi visibile la desolante eredità. 

 Fatto sta che buona parte di quell'area compresa tra via Cavazza ed il mercato bestiame, è rimasta ferma e con essa è svanita una parte importante della possibilità di utilizzare il calore prodotto dalla combustione di rifiuti in energia termica da distribuire in un nuovo e riqualificato quartiere da migliaia di persone.

Un progetto che avrebbe rappresentato un’importante opportunità di ridurre la CO2 emessa nell'atmosfera modenese, in linea anche col Piano redatto su impegno del Patto dei Sindaci con l’europa per la riduzione della CO2 stessa. Un progetto che se proseguito e portato a termine, avrebbe potuto portare alla sostituzione complessiva, come detto, di 10.000 caldaie. Perché nel piano di sviluppo, il teleriscaldamento, partendo dall'area compresa tra via Cavazza ed il mercato bestiame doveva servire anche quella comprendente il comparto di via Santi, della sede di Hera stessa per poi proseguire per step fino all'asse di residenze ed industrie sull'asse di via Emilia Ovest e comprendendo anche il Peep 3 (quello che gravita intoro al centro commerciale La Rotonda, per intenderci). Migliaia di caldaie, appunto. Intese come singoli impianti in singoli appartamenti, che sarebbero state eliminate (proprio perché sostituite dal teleriscaldameto), portando ad una riduzione di anidride carbonica immessa in atmosfera e di tutti gli altri agenti inquinanti emessi dagli impianti di riscaldamento tradizionali alimentati a petrolio e a gas del 78%. La realizzazione del progetto iniziò ma si fermò.

'Nel 2012 l'allora Assessore all'ambiente Simona Arletti, oggi Presidente di Abitcoop, annunciò pubblicamente in consiglio comunale che il progetto complessivo di sostituzione di 10 mila caldaie, legato alla realizzazione della seconda linea del termovalorizzatore era temporaneamente sospeso'. Quel temporaneamente divenne infinito. Perché quello stop è diventato definitivo.
Il progetto di produrre energia termica da utilizzare per il riscaldamento delle case dei modenesi dall'impianto di via Cavazza, è rimasto al palo. Oggi il vapore prodotto dal riscaldamento dell'acqua prodotto dalla combustione dei rifiuti viene utilizzato per (detta in soldoni), 'fare girare una turbina' che produce energia elettrica che Hera utilizza in minima parte per alimentare lo stesso inceneritore e che per la maggior parte vende al gestore immettendola in rete, aggiungendo guadagni a quelli già prodotti dal conferimento e dall'incenerimento dei rifiuti che dopo il potenziamento e la realizzazione di una sola linea anziché le tre modulabili precedenti, è e deve essere sostanzialmente di 220.000 tonnellate annue.

In soldoni, l'inceneritore pur recuperando (e valorizzando) energia termica, trasformandola in energia elettrica, non assolve se non in minima parte la funzione prevista , legata al teleriscaldamento, che oggi sostituirebbe migliaia di caldaie, e che invece continuano a scaricare i loro fumi in atmosfera, aumentando, in termini di mancata compensazione, la concentrazione di inquinanti. E con un risvolto quasi beffardo. Perchè l'indennizzo previsto da Hera al Comune di Modena di poco più di 8 euro per ogni tonnellate di rifiuto bruciato (in un anno si supera il milione e mezzo di euro), anziché riversarsi in termini di risparmio cui cittadini, diventa per i modenesi un costo in più. L'indennizzo è infatti calcolato come costo per Hera che viene coperto dalla Tari, e quindi pagato dagli stessi cittadini che dovrebbero beneficiarne. 

Gi.Ga.

 
Nella foto, l'impianto di termovalorizzazione dell'inceneritore di Modena

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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