Bologna, frode sui carburanti: evasi 9 milioni di euro di accise

Denunciate 112 persone per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari
L’importo del provvedimento è stato parametrato all’ammontare complessivo delle accise evase dalla società nell’ambito di un’articolata frode architettata da un sodalizio criminoso con la complicità di diverse imprese sul territorio nazionale.
L’adozione della misura cautelare reale rappresenta l’epilogo di una indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica, Marco Imperato, e culminata nella denuncia di 112 persone per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, nonché di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.
Dalle indagini, durate più di 3 anni, è emerso che la società bolognese, formalmente gestita da un soggetto privo di competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata presso la sede di un business center, ha sistematicamente sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio situato nella provincia di Barletta-Andria-Trani, tanto da diventare il vero e proprio cardine dello strutturato disegno illecito.
L’impresa, infatti, nella veste di “destinatario registrato” - figura, prevista e disciplinata dalla normativa di settore, che identifica gli operatori autorizzati a ricevere prodotti in “regime di sospensione”, vale a dire per i quali l’imposta non è ancora stata versata - ha acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi coinvolti nella frode, per un controvalore di 8 milioni di euro, da destinare “cartolarmente” a uso motopesca, comparto per il quale vige un regime fiscale di esenzione da imposte, evadendo, nel complessivo arco temporale oggetto di indagini, oltre 9 milioni di euro di accise, di cui 8 milioni, evasi a partire dal mese di ottobre del 2019, sottoponibili a confisca.
È stato infatti appurato che, anziché raggiungere l’impianto di distribuzione pugliese per il rifornimento dei pescherecci (di fatto inattivo), l’enorme quantitativo di carburanti è stato ceduto in contrabbando, a prezzi decisamente più appetibili rispetto a quelli di mercato (1 euro in meno circa al litro, rispetto al valore dei prezzi praticati negli ultimi 3 anni e mezzo), a molteplici soggetti, ai quali è stato ascritto il reato di ricettazione per averlo impiegato per usi diversi da quelli beneficiari dell’esenzione fiscale.
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