Contributi previdenziali evasi per più di tre milioni: indagini tra Bologna e Milano
In oltre due anni di attività il sistema creato avrebbe consentito di omettere il versamento all’Erario di cifre milionarie
Gli accertamenti fiscali e le conseguenti indagini di natura penale, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, hanno consentito di quantificare in oltre 3 milioni di euro i contributi previdenziali evasi; inoltre, a seguito dell’emissione delle false fatture, è stata determinata un’evasione all’Iva per oltre 20 milioni di euro, una maggiore base imponibile Ires per oltre 14 milioni di euro e indebite compensazioni per 2 milioni.
Il disegno - ideato e realizzato da tre persone domiciliate nel milanese, tra le quali un professionista nel ramo della consulenza lavoristica, amministrativa e fiscale – ruotava attorno alla totale evasione dell’Iva e dei contributi previdenziali e assistenziali per mezzo, non solo di falsi modelli di versamento, ma anche della sistematica compensazione degli ingenti debiti tributari accumulati con crediti d’imposta inesistenti, artificiosamente costituiti presso lo studio del professionista, rivelatosi un vero e proprio laboratorio di ingegneria dell’evasione.
Le Fiamme Gialle avevano inizialmente individuato una società felsinea, amministrata da un prestanome nullatenente, emittente false fatture per milioni di euro, formalmente motivate da operazioni di compravendita di rame, consentendo così l’evasione dell’Iva a compiacenti clienti del settore.
Il predetto soggetto economico, benché sprovvisto di una struttura organizzativa e gestionale, aveva progressivamente incentrato il proprio business illecito nella gestione di appalti privati, sottoscrivendo contratti milionari e assumendo, istantaneamente, 212 lavoratori per impiegarli in servizi di manodopera.
Per “tranquillizzare” i committenti sul regolare assolvimento dei propri obblighi fiscali, la società inviava loro modelli di versamento F24 attestanti gli avvenuti pagamenti di tutte le imposte, ma in realtà mai perfezionati perché risultati artefatti essendo stati appositamente creati con programmi informatici.
In oltre due anni di attività il sistema creato avrebbe consentito di omettere il versamento all’Erario di cifre milionarie e, inoltre, dei contributi a favore degli ignari dipendenti.
Gli accertamenti fiscali - effettuati in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro di Bologna - hanno permesso di inquadrare gli appalti stipulati dalla società come illeciti e, conseguentemente, di ritenere fraudolenta la relativa somministrazione di manodopera.
Gli artefici del complesso schema di frode sono stati segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna per plurimi reati di natura tributaria, somministrazione fraudolenta di manodopera, nonché per riciclaggio di danaro mediante trasferimenti di fondi finanziari da e verso l’estero.
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