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Un vicenda tragica, che sta scuotendo tutti i Carpigiani, tutta la città. Così ha definito, a caldo, il sindaco di Carpi Alberto Bellelli l'omicidio suicidio commesso da un uomo di 69 anni che ha atteso che la moglie uscisse per fare la spesa per soffocare sembrerebbe con un sacchetto di plastica il figlio disabile di 37 anni. Per poi togliersi la vita. A scoprire i corpi ormai senza vita di padre e figlio, la moglie, al rientro in casa.
A tracciare il quadro famigliare in cui è maturata la tragedia lo stesso sindaco di Carpi che ha confermato come la famiglia, così come tante altre con soggetti disabili obbligati a rimanere in casa dopo la chiusura anche dei centri diurni, fosse seguita e monitorata dal Comune. Attraverso telefonate periodiche. Nell'ultima non sarebbe emersa nessuna problematica.
'Appena appresa la notizia mi sono sincerato, con l'Assessore alle politiche sociali, quali fossero i rapporti della famiglia in questione con le istituzioni e i servizi: il ragazzo frequentava un centro diurno per disabili, e come tutti i ragazzi che hanno vissuto in questi giorni la chiusura di quei centri diurni, lui e la sua famiglia sono stati raggiunti dalle telefonate che periodicamente facciamo per sapere qual è la situazione, se si riscontrano particolari difficoltà.
Nell'ultima telefonata, risalente alla settimana scorsa, secondo le informazioni riportate dalla famiglia era tutto a posto, andava tutto bene; cioè non venivano rilevate cose particolari, anzi la famiglia chiedendo quando sarebbero potuti accedere al servizio del centro diurno, si preoccupava della salute del figlio dicendo che avrebbero preso la cosa con estrema cautela, data la fragile condizione sanitaria del ragazzo in un momento così delicato.
Quindi né le istituzioni né il gestore di quel servizio hanno mai lasciato sola quella famiglia. Ma questo ovviamente non consola, non consola perché dietro a un fatto come questo risalgono tantissime motivazioni e soltanto una parte di queste può essere anche solo lontanamente comprensibile dai più.
Questo è il momento del rispetto, del cordoglio. E per questa città anche il momento di capire che accadono cose, fra le mura domestiche, che sono drammatiche e che non dobbiamo mai perdere la cultura dell'interessarsi al nostro prossimo: questa volta la famiglia non era stata lasciata sola, però quella famiglia stava probabilmente vivendo qualcosa che nessuno è riuscito a capire.
Da questo punto di vista il mio appello è alla riflessione, alla comprensione, a non lasciarsi andare a giudizi che risulterebbero fuori luogo.
Mi risulta inoltre che in queste settimane ci siano state anche video-chiamate e chat, perché poi chi frequenta un luogo come quello di un centro diurno per disabili diventa una famiglia in una famiglia: e questo è un ulteriore elemento a sostegno del fatto che la qualità della vita e dei servizi, in particolare sui disabili, ha fatto in modo che tante famiglie decidessero di venire qua, per quella qualità della vita che non è soltanto frutto dei servizi ma è soprattutto frutto di una cultura di comunità. Anche se, ribadisco, purtroppo questo non consola dinanzi a quanto accaduto'