Per ora, davanti al sequestro dei faldoni e alla indagine della procura di Modena per concussione e turbativa di libertà del procedimento di scelta del contraente, l'assessore e vicesindaco di Carpi Simone Morelli (finito nel mirino pur non avendo ancora ricevuto alcun atto formale) non si è dimesso, ma le pressioni per chiederne un passo indietro all'interno del Pd sono sempre più forti. In gioco vi è la partita delle elezioni 2019 e il Pd sa di rischiare tantissimo.
Al momento Morelli è difeso dall'ex sindaco Enrico Campedelli (col quale aveva un accordo ai tempi delle politiche) e dal senatore Edoardo Patriarca che è nella stessa associazione culturale carpigiana fondata 4 anni fa (Sistema Futuro) di Morelli. Oltre, sorprendentemente, da una fetta di Forza Italia e da Carpi Futura con la quale Morelli stesso aveva lavorato per un accordo in caso di uscita dal Pd, prima quindi di accettare il ticket con Bellelli.
Ma al di là delle strizzate d'occhio della Forza Italia ostile al consigliere Roberto Benatti (il primo a sollevare dubbi su questo caso in estate) la partita si gioca tutta all'interno del Pd. Proprio due giorni fa un vertice con Patriarca e Campedelli ha salvato Morelli che comunque deve guardarsi dagli attacchi del resto del partito. A chiederne le dimissioni, oltre al sindaco stesso Alberto Bellelli (troppo debole al momento per imporle), il segretario Pd Davide Fava (anche lui non molto incisivo) e l'assessore e presidente della Direzione provinciale Pd Stefania Gaparini che spera che il caso-Morelli trascini con sè anche il sindaco Bellelli e per questo pare abbia portato il caso anche al candidato nazionale Nicola Zingaretti, di qui una telefonata romana per spingere il vicesindaco a lasciare non andata però a buon fine. Per ora insomma Morelli resiste, ma la sua resistenza potrebbe far crollare un intero Sistema.
Giuseppe Leonelli



