Chiusura filiali Bpm in montagna, ultimo tassello di una debacle
Una banca che chiude una filiale è l'ennesimo sintomo di un Appennino che ha campato di rendita fino ad oggi
Eppure, guardando dal punto di vista dell’azienda banca, non hanno tutti i torti quando affermano «in montagna questi sportelli sono in perdita e costa troppo mantenerli», con buona pace degli utenti più anziani, non dediti a home banking e conti smart, ma abituati al rapporto allo sportello. Un istituto bancario in fondo non ha fini assistenziali e pazienza per ciò che riguarda anche la storia di certi istituti di credito che da locali, sono diventati enormi gruppi bancari, curatori di numeri e non degli interessi dei risparmiatori o degli investitori.
Tuttavia la questione della chiusura degli sportelli bancari nei territori montani (oltre a Palagano e Polinago il problema riguarda anche Montecreto e ci sono altre realtà anche in pedemontana interessate da queste dismissioni), dovrebbe far porgere un interrogativo: cos’ha fatto la montagna per mantenere queste attività sul territorio?
A fronte infatti della chiusura delle attività e dello spopolamento delle aree appenniniche, è una conseguenza abbastanza naturale che vengano meno conti correnti e, conseguentemente, l’interesse a mantenere una struttura di riferimento sul territorio.
A rigor di onestà, da un lato fanno bene i sindaci d’Appennino a denunciare il disagio soprattutto per i cittadini più anziani e per le attività economiche locali, ma occorre dire che questi sono gli effetti di politiche miopi, di corto raggio, che non hanno creato opportunità sul territorio.
Il mancato rinnovo del comparto turistico, l’oramai patologica carenza infrastrutturale in termini di reti stradali, la lentezza nello sviluppare infrastrutture tecnologiche come le reti internet veloci e soprattutto, il disgregarsi delle realtà piccolo imprenditoriali; ha fatto sì che i territori montani si siano sempre più impoveriti. Che interesse ha quindi un istituto di credito a mantenere un presidio sul territorio, se viene a mancare ciò che lo tiene in vita?
Purtroppo oggi non è più possibile fare i romantici, vero è che i territori hanno dato alle banche e viceversa, ma è altrettanto vero che i freddi numeri non perdonano. In generale, se un attività economica chiude o delocalizza, sono diverse le ragioni che portano a quel tipo di scelta. Tolte le colpe che può avere il Banco BPM nella gestione delle sue attività, e che quindi per loro rendono sacrificabili le filiali di montagna; occorre guardarsi allo specchio e chiedersi se si è fatto abbastanza per tutelare il proprio territorio e per farlo crescere, o se, una banca che chiude una filiale, è l’ennesimo sintomo di un Appennino che ha campato di rendita fino ad oggi.
Stefano Bonacorsi
Da anni Lapressa.it offre una informazione indipendente ai lettori, senza nessun finanziamento pubblico. La pubblicità copre parte dei costi, ma non basta. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci segue di concederci un contributo. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, è fondamentale.

Formigine, la storica quercia di via Donati verrà abbattuta

Rifiuti a Sassuolo: Federconsumatori boccia il sistema di raccolta, il sindaco concorda

Carpi, il sindaco Righi contro Fdi: 'Si sono inventati la rissa per fare propaganda'

Serramazzoni, a Ligorzano inaugura la nuova scuola media
Articoli Recenti
Cade nel parco dei sassi di Rocca Malatina: soccorsa una 67enne

Pavullo: scontro moto-trattore in via Giardini

Chikungunya a Carpi, nuove disinfestazioni nel fine settimana

In centro a Sassuolo aveva creato una base di spaccio: arrestato