La realizzazione della pavimentazione ha l'autorizzazione e bisogna procedere. Fatto sta che prima che arrivi la colata di cemento c'è chi provvede ad immortalare il tutto. Ma non finisce qui. Viene steso il fondo e poi la pavimentazione. A copertura di 800 dei circa 2000 metri. Ancora pochi ma sufficienti almeno per sperare di rivedere presto almeno una parte della piazza così come dovrebbe essere. Ma poco dopo ci si accorge che qualcosa non va. Sulla base di prove di carico e rilievi emerge che il fondo non risponde alle caratteristiche richieste.
'I controlli a sorpresa effettuati dalla Direzione Lavori, con carotaggi e prove di carico - recita il comunicato dell'amministrazione - hanno però rivelato che “il pacchetto di sottofondazione” realizzato, non rispondeva ai requisiti previsti in progetto.
Tramite Nonaginta, che funge da società appaltante, è stato imposto all’impresa la rimozione dello strato superficiale e il compattamento dello strato sottostante del pacchetto già realizzato, per poi continuare senza interruzioni a completamento del primo stralcio'. I lavori tarderanno ancora.
Su FB si scatena la bagarre, con il marito di un assessore (consigliere PD), 'coperto' da pseudonimo, che prova a placare gli animi e a difendere le scelte dell'amministrazione e a ridimensionare il peso dei palesi errori fatti ed i ritardi conseguiti. Ma la pezza sembra peggiore del buco, diventanndo quasi un pozzo. L'identità dell'uomo emerge e, al netto della sua voce, sui social rimangono (quasi) solo le critiche.
Nel frattempo il Consigliere comunale Matteo Malaguti prende carte e penna, interroga la giunta e scrive alla Soprintendenza per avere chiarimento sull'origine del pozzo tombato e sul perché è stato tombato. Il 20 settembre il Ministro dei beni culturali risponde di avere trasmesso la documentazione agli uffici regionali della Soprintendenza che gestirà la procedura.



