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Ci sono gli Statisti e poi c'è chi dice 'Pace o aria condizionata?'

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Un vero Statista equilibrato non avrebbe dubbi su come agire e cosa proporre a Putin


Ci sono gli Statisti e poi c'è chi dice 'Pace o aria condizionata?'
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“Vogliamo l’aria condizionata accesa o la pace?” Questa la domanda che il presidente Draghi rivolge a una giornalista, e quindi a tutti noi, durante la conferenza stampa di ieri sulla possibilità che il prossimo embargo contro la Russia riguardi anche le forniture di gas e petrolio.

Che aumenti la pressione a carattere economico su Putin lo chiede a gran voce Washington che, a dire il vero, esporta e importa poche cose da Mosca e non sarebbe toccata dalle conseguenze. Anzi, incrementerebbe il guadagno, offrendosi di sostituire la Russia in alcuni comparti. Ma la domanda è: davvero la Russia si trova sull’orlo del default, con gli oligarchi in rivolta per tutti i miliardi che stanno perdendo e il popolo che inizia a vedere i supermercati senza prodotti?


Fin dalla prima nomina al Cremlino, la politica di Putin è stata quella di rendere la Russia non dipendente da altri, autarchica; sicuramente queste sanzioni fanno male, ma da qui a credere che uno Stato immenso, provvisto di tutte le materie prime debba crollare, che sia costretto a chiedere pietà per non morire di fame, ce ne passa.

Esiste, poi, un altro aspetto da prendere in considerazione e, per alleggerire il discorso, ecco una domanda ai lettori: “Secondo voi, chi sono gli Americani?”. Sono quasi certo che la risposta sarà “il popolo degli Stati Uniti”, ma gli Americani sono anche quelli del Messico, del Costarica, dell’Argentina, del Venezuela… Allo stesso modo esiste forte e radicata la concezione che “Il mondo siamo noi”. Ma è davvero così? Viviamo ancora in un contesto unipolare con gli Stati Uniti al vertice e gli altri un gradino sotto?

Osserviamo le nazioni che hanno aderito all’embargo richiesto da Washington (ma che si sta già sfilacciando con la prospettiva di chiudere l'approvvigionamento del gas russo). Abbiamo gli Stati Uniti, il Canada, l’Europa compresa l’Inghilterra, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda. Ma il mondo finisce qui? Sicuramente gli Stati citati, e che in qualche modo rappresentano l’Occidente, sono la parte storicamente trainante l’economia mondiale, ma la Russia ha a disposizione una buona fetta del pianeta per proseguire i commerci e sostituirci. La Cina, in primis, tutta l’Africa, tutta l’America latina (compreso a nord il Messico), senza contare altri Stati emergenti come l’India, il Pakistan o ricchissimi come l’Arabia Saudita e i vari Emirati. Le sanzioni a Mosca fanno male, ma non assestano alcun colpo mortale a Putin e sodali. La Russia ha solo necessità di riposizionarsi sul mercato, di sostituirci con altri Paesi interessati alle sue materie prime e il risultato sarà l’opposto di quello desiderato con una Europa asfittica per mancanza di energia.

La domanda, quindi, “Vogliamo l’aria condizionata accesa o la pace?” è sbagliata, superficiale e pare rivolgersi, nella sua sintesi, ad una popolazione senza gli strumenti culturali per comprendere altro. La vera domanda non è “Preferite la pace o avere l’aria condizionata questa estate” ma “Preferite una guerra che potrebbe continuare per mesi, anni, distruggere noi economicamente, volgere in quella nucleare o che con Putin si trovi un accordo?”

La strategia complessiva Europa/NATO , e la fa propria, la spiega Marco Minniti, “mente” del Partito Democratico e consulente personale del Segretario Letta, intervistato questa mattina a Omnibus, di La7. Oltre alle sanzioni, occorre sostenere massicciamente l’esercito ucraino. L’Armata Rossa offre già segni evidenti di debolezza, tant’è vero che Kiev riconquista città e territori. Ma davvero l’esercito russo è così fragile, sopravvalutato che, dopo poco più di un mese di combattimenti, mostra già cedimenti nei confronti di quello ucraino?

Proprio ieri è uscito un articolo/analisi della situazione militare su un noto quotidiano che titolava “Nessun aiuto può far vincere Kiev” e ciò per il semplice fatto che l’Armata Rossa è più di quattro volte superiore in uomini e mezzi all’esercito ucraino, senza contare che la Russia è la prima potenza al mondo per l’armamento nucleare. Per logica, si può dedurre che il massiccio invio di armi può solo servire a prolungare il conflitto e a far guadagnare l’industria bellica. Null’altro.

Altro punto di Minniti è quella di isolare la Russia, costruire un muro intorno ad essa così che, ridotta alla fame, con un esercito evaporato e nessuno che vuole più intrattenere rapporti di qualsiasi tipo con lei, si segga al tavolo della pace sostanzialmente sconfitta. C’è da scommettere che in questo sogno, perché di un sogno si tratta, Zelensky e Biden vedono già Vladimir Putin alla sbarra in un nuovo processo di Norimberga appositamente creato per lui. Ma davvero possiamo immaginare che gli Stati e i continenti precedentemente citati, non allineati all’embargo, possano obbedire all’America, all’ Europa e chiudere i rapporti con Mosca?

Interessante è leggere come si giudica il conflitto dove non si è aderito alle sanzioni. La posizione della Cina, dell’India e del Pakistan è nota: condannano l’aggressione, ma restano neutrali e accusano gli Stati Uniti e la NATO d’aver favorito questo conflitto. E gli altri? Il Sud Africa, tra i più rappresentativi di quel Continente, vede la NATO come l’aggressore con la sua espansione verso est. Il presidente del Sud Africa ha affermato: “La guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni che la sua espansione verso est avrebbe portato a una maggiore, non minore, instabilità nella regione.”.

Per l’America latina, la preoccupazione riguarda la popolazione più povera, che soffrirà molto per l’aumento dei prezzi dei beni alimentari. Per molte esportazioni agricole la Russia e l’Ucraina hanno quote del mercato mondiale molto rilevanti: circa il 30% per il grano, il 25% per l’orzo, il 12% per il granoturco, il 60% per l’olio di semi di girasole (dati FAO riferiti al 2021) e quest’anno la loro capacità di produzione ed esportazione di tali beni sarà molto inferiore a causa della guerra.
All’indomani dello scoppio della guerra, l’Arabia Saudita ha taciuto per diversi giorni, così come il Bahrein; il Kuwait ha dichiarato tiepidamente di sostenere l’integrità dell’Ucraina, così come l’Oman; l’Emiro del Qatar ha invitato tutte le parti a una soluzione diplomatica e anche gli Emirati Arabi Uniti hanno domandato una soluzione politica, sottintendendo però responsabilità ucraine per la crisi e ribadendo i propri legami con Mosca. Insomma, non si evidenzia un grande entusiasmo a sostenere la politica di Washington e sodali e l’isolamento richiesto della Russia si fa complicato.

A questo punto, e per tornare a come fermare il conflitto, pare che la via dell’accordo sia l’unica perseguibile, nonostante che il Pentagono, tramite il portavoce del dipartimento della difesa Usa John Kirby, dichiari: “L’Ucraina può vincere la guerra. Certo che possono vincerla. La prova è negli esiti che state vedendo ogni giorno”.
Sinceramente, se la questione è scongiurare la Terza Guerra Mondiale a patto che si riconoscono le due repubbliche del DonBass e che la Crimea sia dichiarata ufficialmente Russia, un vero Statista equilibrato non avrebbe dubbi su come agire e cosa proporre a Putin. Nel DonBass e in Crimea la popolazione è nella maggioranza russofona e insofferente verso Kiev. Lo è da cent’anni, se si conosce la loro storia. Per proteggere l’Ucraina, poi, la si farebbe entrare immediatamente nella NATO, così da scongiurare altri avanzamenti della Russia verso Occidente. In quanto alle dichiarazioni del governo ucraino “Dateci le armi e vinceremo”, “Combattete con noi e vinceremo”, unite alle dichiarazioni del Pentagono, le respingerei al mittente, perché fuori da un contesto pragmatico e obiettivo, assolutamente e drammaticamente pericolose per diversi sviluppi che, al momento, non possono essere previsti. Riconoscimento delle due Repubbliche e della Crimea in cambio dell’Ucraina nella NATO e, successivamente, nell’Europa. Potrebbe essere un accordo accettabile, se certi guerrafondai tacessero.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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