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Così il segretario Cgil Landini è riuscito a spaccare l'unità sindacale

Così il segretario Cgil Landini è riuscito a spaccare l'unità sindacale

Prima la Cisl e ora anche la Uil hanno preso le distanze dalla furia agitatoria, populista e di rottura ‘a prescindere’ di Landini non aderendo agli scioperi


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Nella sua furia antigovernativa, antimeloniana e antimanovra, pro Gaza e pro Pal, Maurizio Landini, il leader della Cgil dallo sciopero facile, è riuscito a rompere ciò che i suoi predecessori erano riusciti a realizzare col tempo e cioè l’unità sindacale tra le tre maggiori centrali, la storica triade Cgil, Cisl e Uil insomma, che ha caratterizzato gli ultimi decenni della vita sindacale italiana.

Prima la Cisl e ora anche la Uil hanno preso le distanze dalla furia agitatoria, populista e di rottura ‘a prescindere’ di Landini non aderendo agli scioperi chiaramente politici proclamati a getto continuo dal Landini stesso (e sempre di venerdì) che hanno assunto carattere di rottura sociale nei rapporti istituzionali col Governo e le categorie economiche e produttive per i rinnovi contrattuali, lasciandosi prendere la mano da scioperi generali politici (non legati cioè a temi contrattuali) con adunate e sfilate caratterizzate dalla presenza di cartelli e slogan legati ad aspetti di politica internazionale lontani da quelli riguardanti i lavoratori italiani.

Prima la leader della Cisl Fumarola e nelle ultime settimane anche il leader della Uil Bombardieri hanno preso le distanze da un dirigente sindacale che sembra più  affascinato da argomenti di politica interna e internazionale, che sfociano anche nel linguaggio estremista
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della ‘rivolta sociale’, quasi a voler lanciare la propria candidatura a capo del suo partito, il Pd, piuttosto che su quelli normali di un sindacalista. Approfittando in verità dalla perdita di consensi della Schlein, dalla confusione che regna al suo interno con l’ala riformista ed ex Margherita che ha alzato la voce contro il massimalismo della stessa Schlein e dalle manovre sotterranee di Franceschini, l’uomo per tutte le stagioni, che sembra ora tramare per una diversa leadership di partito.

Cisl e Uil dunque vanno nelle ‘loro’ piazze, snobbando quelle organizzate da Landini che si avvale dell’appoggio di organismi e soggetti estranei alla vita sindacale come i Centri sociali, gli attivisti pro Gaza e pro Pal, estremisti di vario tipo che alla fine sono poi quelli che fomentano una sorta di guerra civile con le forze dell’ordine e che spaccano e distruggono tutto ciò che incontrano sulla loro strada.

Cisl e Uil hanno avuto il coraggio di prendere le distanze dal ‘Landini pensiero’ e proseguono la loro strada fatta di responsabilità e volta al metodo del confronto e della contrattazione, come si conviene ad una sindacato che voglia continuare a fare il proprio mestiere e non quello di un partito politico.

Cesare Pradella

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Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque anni addetto...   

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