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Disuguaglianze: c'erano una volta i centri estivi

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Molti insegnanti miei coetanei e colleghi maestri del doposcuola comunale ricorderanno che, negli anni 70 il comune di Modena gestiva direttamente centri estivi


Disuguaglianze: c'erano una volta i centri estivi
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NON SOLO CORONAVIRUS

In questi giorni, è esploso un problema non nuovo, ma tanto grave ed esteso, quanto trascurato: quello dei bambini “abbandonati” durante la chiusura delle scuole e cioè quello della custodia, possibilmente educativa, dei bambini.
C’è voluto il Coronavirus per mettere alla luce un problema che, ogni anno, getta nel panico milioni di famiglie: per circa un quarto dell’anno solare non esistono servizi educativi, ma neanche assistenziali per i bambini.

LE FAMIGLIE

Sono quasi 8 milioni gli under 14. Sono quasi 9 milioni le coppie con figli. In quasi 4 milioni di esse, lavorano entrambi i genitori. Poi ci sono le famiglie monoparentali: sono alcuni milioni. Si tratta quindi di un problema tanto esteso quanto trascurato.

I PROVVEDIMENTI

In occasione del Coronavirus, il governo ha messo in atto alcuni provvedimenti per aiutare le famiglie nel lungo periodo di chiusura delle scuole a cui si aggiungeranno le canoniche vacanze estive.

Si tratta del bonus baby sitter di 600 euro e del congedo parentale di 15 giorni al 50% dello stipendio. Due provvedimenti certamente utili, ma del tutto insufficienti.

LE VACANZE E LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI

Normalmente, le lezioni terminano ai primi di giugno e riprendono verso la metà di settembre, salvo le scuole dell’infanzia che posticipano la chiusura verso la fine del mese. Sono due/tre mesi e mezzo in cui i bambini vengono completamente abbandonati. C’è chi si fa aiutare da parenti, in particolare i nonni, chi spende cifre da fortuna per mandarli ai centri estivi, una volta gestiti dal comune ed ora delegati a chi… ne ha voglia, con costi differenti a seconda dell’offerta.
Cosa comporta tutto ciò? Semplicemente che le famiglie più benestanti potranno permettere ai loro figli, oltre che riposanti vacanze, delle attività educative, sportive, ecc.

, nonché un adeguato sostegno alla esecuzione dei compiti per le vacanze che la maggior parte degli insegnanti si ostina ancora ad assegnare. Tutto ciò, mentre le famiglie con minor disponibilità economica si arrabatteranno per trovare soluzioni che consentano di non lasciare soli a casa i loro figli. Il risultato? Semplice: si amplificano le differenze sociali in funzione del reddito.
Numerosi studi documentano l’impatto delle ferie sull’apprendimento. Il risultato è preoccupante: gli studenti delle famiglie più svantaggiate subiscono le conseguenze negative in modo maggiore rispetto agli studenti delle famiglie benestanti. Infatti, la perdita delle conoscenze durante l’estate non è equa e contribuisce in maniera determinante ad accentuare nel tempo le diffrenze di apprendimento fra allievi poveri e benestanti.

I NONNI: BABY SITTER AD ESAURIMENTO?

Tutti sanno che, in un paese in cui non si fanno più figli, l’unico vero presidio sono i nonni. Sarà così anche in futuro? Non credo. Gli attuali nonni appartengono ad una generazione che è andata in pensione a 60 anni circa, se non prima. Hanno quindi l’età giusta per fare i baby sitters, ma la prossima generazione andrò in pensione verso i 70 anni; saranno ancora in grado di svolgere questa essenziale funzione? Ne dubito.
E poi, diciamola in modo chiaro: in uno dei paesi dove la natalità è più bassa, con grandi e negative ricadute su molti aspetti della vita, possiamo davvero pensare che l’unico servizio che lo stato mette a disposizione delle famiglie siano i nonni? Non scherziamo

LE DONNE E IL LAVORO

Una delle principali conquiste delle donne, negli ultimi decenni e soprattutto al nord, è stata quella di poter trovare lavoro, avendo così una autonomia economica tale da non dover “prendere marito” per potersi sostenere; il lavoro femminile, inoltre, è stata una fondamentale occasione di emancipazione, di socializzazione e di consapevolezza. Questa situazione ha comunque comportato dei profondi cambiamenti nella gestione familiare e, proprio per questo, fin dagli anni ’60, le amministrazioni, in particolare quelle di sinistra, spesso sospinte dai movimenti delle donne, anche con grande sforzo economico, si sono occupate di allestire servizi per l’infanzia (nidi, scuole materne, ecc.). Sicuramente, la mancanza di servizi educativi per lunghi periodi potrà mettere a dura prova conquiste che ormai si consideravano assolutamente consolidate a meno che le nuove famiglie non decidano di prendersi un più gestibile cagnolino al posto di impegnarsi con un figlio in una società che ti aiuta poco. Insomma, fare figli, nel prossimo futuro, sarà un previlegio delle coppie ricche?

CENTRI ESTIVI: DALLA GESTIONE AL GOVERNO?

Molti insegnanti miei coetanei e colleghi maestri del doposcuola comunale ricorderanno che, negli anni ’70 il comune di Modena gestiva direttamente i centri estivi. Era una iniziativa lodevole che andava incontro proprio alle esigenze delle famiglie in cui tutti e due i genitori lavoravano; inoltre, me lo ricordano diversi “ragazzi” di quel tempo, è stata una esperienza educativa, oltre che divertente, per molti di loro. Ma c’è di più: nei centri estivi comunali si trovavano bambini e bambine di diversa estrazione sociale.

Cosa è rimasto di tutto ciò? Nulla. Ora i centri estivi sono come il “click e vai”. Basta andare sulla specifica pagina del sito del comune e troverete: agriturismi, cooperative sociali, enti di promozione sportiva, parrocchie, associazioni culturali, polisportive e, come si dice, chi più ne ha, più ne metta. Ovviamente, ognuno di essi ha una propria offerta ed un proprio costo. Le famiglie più povere, anche se parzialmente sostenute da contributi provenienti da fondi europei, si orienteranno più facilmente verso quelli più economici e meno ricchi di offerta. Anche in questo caso, si rischia la ghettizzazione e si amplieranno le diseguaglianze sociali.

NIDI ED INFANZIA: IL PROLUNGAMENTO FINO AL 12 LUGLIO

Riportiamo, per la dovuta correttezza, dal sito del Comune, una meritoria, quanto, per ora, insufficiente iniziativa in corso da qualche anno con la speranza che venga implementata.
“Sono esattamente 566 i bambini ammessi al prolungamento estivo nei nidi d’infanzia comunali e convenzionati modenesi; 665 quelli alle scuole d’infanzia. I posti disponibili erano complessivamente 1612, ovvero 990 all’infanzia e 622 nei nidi. A frequentare il prolungamento estivo sarà quindi quasi il 77 per cento dei bambini che avrebbero potuto farlo. Il servizio sarà attivato praticamente per tutti i nidi comunali e convenzionati, le scuole d’infanzia comunali, della Fondazione Cresci@mo e le convenzionate aderenti, anche grazie alla decisione dell’amministrazione comunale di riunire più scuole d’infanzia in un’unica sede per garantire a quante più famiglie di usufruire della possibilità offerta, anche laddove il numero degli iscritti non avrebbe permesso di avviare il prolungamento estivo. Sono in tutto 33 nidi e 18 le scuole dell’infanzia che apriranno le porte a bambini e personale educativo anche dal 1 al 12 luglio, dove i bambini iscritti proseguiranno la frequenza con compagni conosciuti. All'interno di ogni plesso coinvolto nel servizio verranno attivate più sezioni miste, organizzate a seconda delle età dei richiedenti e, per le scuole d’infanzia comunali e della Fondazione Cresci@mo accorpate, della scuola di provenienza.”

GLI INSEGNANTI

Gli insegnanti sono pagati per lavorare dodici mesi, così come gli impiegati, gli operai, i tecnici ed i dirigenti; perché mai, se non per banale ed opportunistico consenso elettorale, nessun governo ha mai chiesto loro di lavorare nei mesi estivi? Il lavoro è duro e stressante? Verissimo. Ma non lo è, ad esempio, quello degli infermieri o dei medici, per non parlare poi di chi lavora nelle fabbriche o si occupa di manutenzioni stradali sia nei mesi freddi che nei mesi caldi? Sarebbe poi così difficile chiedere agli insegnanti, in particolare a quelli degli ordini inferiori, di impegnare un paio di settimane ogni estate per fornire un servizio di assistenza educativa agli alunni della propria scuola? So che solo il domandarselo è un’eresia che mi procurerà una valanga di critiche, ma qualche interrogativo, in quest’Italia ingessata da piccoli e grandi previlegi, ogni tanto sarebbe giusto farselo. Comunque, sempre che i zelanti sindacati della scuola non mettano il bastone tra le ruote, si potrebbe iniziare su base volontaria con un incentivo economico, utilizzando l’autonomia organizzativa concessa alle scuole

UN’ALTERNATIVA C’E’, MA…

Ci sarebbe un’alternativa, come mi suggeriva una amico: che tutti coloro che hanno figli possano stare a casa, pagati, per tutto il periodo delle vacanze scolastiche, proprio come gli insegnanti. Bella idea, ma francamente, la vedo oltremodo improbabile.

Franco Fondriest


Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 


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