Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
E così, dopo decenni di alti e bassi, il Conad di Cognento ha chiuso i battenti; negli stessi giorni, sempre a Cognento, sono state installate due nuove telecamere.
Vediamo un po’ di capire come stanno le cose e se c’è una qualche relazione tra i due avvenimenti.
A Cognento abitano circa 3.000 persone, un numero più che sufficiente per sostenere un negozio alimentare, ma occorre che molti di questi residenti, anche se non tutti, ci vadano a fare la spesa; ciò può dipendere dalla qualità dei prodotti e del servizio e dai prezzi, ma anche, e questo va sottolineato, dalla vicinanza/lontananza di altri esercizi dello steso genere che, per le loro caratteristiche intrinseche, possano fare concorrenza attirando un pendolarismo dei consumatori.
Questo è proprio quello che è accaduto a Cognento, stretto come è tra centri commerciali e negozi di vicinato.
Ma cos’è poi la chiusura di un negozio? In questi anni, tanti hanno abbassato le saracinesche!
In una frazione, ma anche nei quartieri, il negozio alimentare è uno dei principali centri di attrazione, attorno al quale, vivono altri esercizi; non solo: è anche un luogo di socializzazione, per questo, la loro chiusura rappresenta una perdita per tutta la comunità.
Una frazione senza negozi rischia di diventare sempre di più un dormitorio anonimo da cui la gente va e viene; in alcune situazioni, c’è ancora la scuola a fare aggregazione, in altre la parrocchia, ultimo baluardi all’impoverimento sociale.
Certo è che una frazione priva di servizi è anche una frazione meno sicura e allora arriva la soluzione delle telecamere. Ma di chi la responsabilità?
Certamente delle varie leggi, prima Bersani e poi Monti, che hanno liberalizzato il commercio, ma anche politiche dissennate dei comuni che hanno favorito il radicamento dei grandi centri commerciali, molto attrattivi, ma anche responsabili di consistenti quote di spostamenti urbani, nonché della chiusura dei piccoli negozi alimentari, non solo nelle frazioni.
Va bene così?
Franco Fondriest