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Intercettazioni e segreto confessionale: ecco cosa dice la legge

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La domanda nasce riflettendo sul comunicato stampa dell'ufficio legale del Vescovo di Carpi, Monsignor Cavina


Intercettazioni e segreto confessionale: ecco cosa dice la legge
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La vicenda delle intercettazioni carpigiane e della loro divulgazione apre una questione interessante: è possibile confessarsi al telefono? E farlo in segretezza? La domanda nasce riflettendo sul comunicato stampa dell’ufficio legale del Vescovo di Carpi, Monsignor Cavina. Nel quale si contesta la pubblicazione delle intercettazioni fra il prelato e alcuni parrocchiani in quanto, dicono i legali, “spesso intercettate in un contesto legato al rapporto confessionale”. 
La segretezza del rapporto confessionale è garantita, oltre che dal diritto canonico, anche dalle leggi dello Stato. L’art. 200 del codice di procedura penale prevede infatti che i ministri di confessioni religiose non possano essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto in ragione del proprio ministero. Quello che per la chiesa è l’obbligo del segreto, il “sigillo sacramentale”, che porterebbe addirittura alla scomunica del confessore laddove violato direttamente, per lo Stato è una facoltà, della quale il sacerdote può avvalersi davanti agli inquirenti o in tribunale.

Anche in presenza di confessioni di reati gravi.
Ma se la confessione è nata come strumento di controllo dei villaggi e dei parrocchiani, oggi qual è il suo valore sociale? Ed è ancora etica la segretezza? Il tema, complesso, è stato in parte analizzato nel 1993 dallo storico Giordano Bruno Guerri nel libro “Io ti assolvo - Etica, politica, sesso: i confessori di fronte a vecchi e nuovi peccati”. L’autore, assieme a due collaboratrici, si è recato in diverse chiese di molte città italiane, facendo finta di essere un penitente, e ha esposto ai sacerdoti problematiche etiche, politiche e sessuali, registrando le confessioni: “alcune tragiche, altre tragicomiche, altre ancora solo comiche, ma tutte interessanti”. In diverse di queste vengono confessati reati anche gravi, ma molto difficilmente il suggerimento è quello di andare a costituirsi.

 
Aldilà degli aspetti etici e sociali, attesa l’inviolabilità del segreto confessionale per il confessore, è però lecito chiedersi: quelle intercettate sono delle confessioni? E più in generale, è possibile confessarsi al telefono? Nell’era di internet parrebbe valere tutto: ci sono siti che propongono confessioni via App, Chat, Skype, oltre che telefoniche. Ma in realtà non è così: una telefonata non è sufficiente per un sacramento come la confessione, che deve essere resa di persona in parrocchia, con penitente e confessore nella piena consapevolezza di stare svolgendo il sacramento e con la possibilità di dare e ricevere l’assoluzione. Quindi quelle non sono delle vere confessioni.
E comunque, anche se lo fossero, il segreto confessionale vale solo per il confessore. A maggior ragione se la confessione viene resa al di fuori del confessionale, con la possibilità concreta che venga ascoltata da terzi non vincolati al segreto. In un articolo su internet di una decina di anni fa un sacerdote, rispondendo a un fedele sulla possibilità della confessione telefonica, lo mise appunto in guardia dicendo “non è da sottovalutare l’eventualità che la confessione via telefono possa essere intercettata”. Lo stesso confessionale non mette al riparo da sorprese: è di pochi mesi fa la notizia della microspia nascosta in una chiesa di Nardò, attraverso la quale tutto quello che si diceva diventava di dominio pubblico. E in certi stati la pratica delle microspie in chiesa è addirittura legale, come strumento investigativo nell’ambito di indagini autorizzate.
Atteso quindi che quelle non sono confessioni, e che anzi è proprio inopportuno che le confessioni vengano rese al di fuori del confessionale, e che comunque la loro divulgazione da parte di terzi non viola il segreto confessionale, resterebbe da capire perché i legali del Vescovo abbiano voluto invece far intendere l’opposto. Ma qui entreremmo nell’ambito dei giudizi soggettivi e non più tecnici e oggettivi.
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Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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