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Per la verità avevo deciso di lasciar perdere questa brutta pagina, perché avevo pensato che il comportamento del sindaco, a proposito delle parole che ha speso giovedi scorso in Consiglio comunale nei confronti dei suoi cittadini che sono associati ad Italia Nostra e soprattutto a quelle indirizzate direttamente e personalmente al presidente che li rappresenta, Giovanni Losavio, si fosse già dimostrato da sè per quello che é stato.... ed avevo deciso che sarebbe stato meglio per tutti cercare di dimenticarla.
E non avevo cambiato idea neppure stamattina, quando due messaggi fb, uno di un 'amico' consigliere di maggioranza, proprio del PD ed un altro di un mio abituale follower, come me osservatore attendo della politica locale, mi avevano indirizzato una critica a proposito del mio commento 'sul caso', pubblicato da La Pressa, che avevano appena letto.
In buona sostanza, la critica suonava, più o meno, in questo modo: 'ma non ti accorgi che se tu critichi il sindaco perché lui critica un suo cittadino... in fondo ti comporti allo stesso modo? Critica lui, critichi tu... quindi vi comportate allo stesso modo'. Ora, a parte il fatto che il sindaco non si é limitato a criticare qualcuno, bensì ha pronunciato nei suoi confronti delle ingiustificabili parole offensive, mentre io, seppure veementemente, non ho profferito alcun tipo di offesa... ciò che stamattina avrei già dovuto fare, sarebbe stato ricondurre i miei interlocutori ad una riflessione sull'ABC della democrazia e delle 'corrette' relazioni che devono intercorrere in ogni dove, una riflessione che li evolvesse almeno un poco dalla loro cultura da bar sport.
Adesso però, il fatto di riscontrare che un analogo pensiero viene manifestato 'addirittura' del sindaco che esprime pubblicamente lo stesso concetto dei miei critici mattutini, mi spinge a cambiare la mia decisione.
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e, come sembra purtroppo necessario anche per chi occupa cariche istituzionali di primaria rilevanza, provo a ripartire dalle aste sui quaderni a quadretti, perché per l'ABC sembra essere ancora presto.
Partiamo dalla rappresentatività. Può essere anche solo lontanamente paragonabile la mia rappresentatività a quella di un sindaco? Io non rappresento che me stesso ed assumo le mie responsabilità esclusivamente nei confronti di me stesso. Il sindaco, quando non vive nel suo privato, non rappresenta solo se stesso, bensì tutti i cittadini che vivono nella città che amministra. Quando io parlo o scrivo, non faccio altro che manifestare il mio pensiero che non coinvolge nessuno, perché nessuno mi ha incaricato di rappresentare anche il suo. Nessuno ha chiesto a me di 'mediare' le mie idee ed opinioni sulla base della ricerca del giusto compromesso fra gli interessi di tutti. Al sindaco, invece, é richiesto proprio tutto questo.
Io non ho mai facoltà di esprimermi dalla più alta poltrona della rappresentanza democratica. Il sindaco, quando si esprime nell'Aula consiliare si trova, invece, in quella condizione, con tutte le conseguenze che questo comporta.
Non gli é consentito di dimenticarlo. Il sindaco é nel pieno diritto di esprimere le sue valutazioni (non offensive, però, anche perché, fra l'altro, non gode di alcun tipo di immunità a sua salvaguardia) ma deve limitarsi a farlo relativamente alle idee, alle proposte ed al merito delle critiche (sempre non offensive) che gli vengono indirizzate da chi é cittadino e non suddito. Idee, proposte e critiche che ogni cittadino é nel suo pieno diritto di manifestare... senza dover correre il rischio di essere offeso ed additato con discredito.
Ci rifletta, il nostro xindaco. Anche perché, comportandosi in quel modo differente dal lecito, è lui stesso che si macchia di quel delitto di lesa maestà (col quale cercherebbe di mettere in burla ciò che burla non è), autolesionando da sè la sua funzione ed il sui ruolo e dimostrando che della democrazia non conosce l'ABC, bensì un incomprensibile §¥£.
Giovanni Finali
