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Muzzarelli all'interno di un carro armato e sfida candidati senz'armi

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Gente generosa che va a mani nude contro un personaggio corazzato di enti di prima e seconda elezione, di cooperative e associazioni beneficiate


Muzzarelli all'interno di un carro armato e sfida candidati senz'armi
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Poiché solo i matti hanno il chiodo fisso, non insisto. Rimango tuttavia convinto del fatto che un modo certo per realizzare il cambiamento a Modena e mandare Muzzarelli all’opposizione, c’era. Nemmeno originale: si trattava di fare un accordo di programma tra Lega - M5S e presentare un candidato comune. Niente. Ognuno va per conto suo. Mentre a Roma si son messi d’accordo su un programma per governare l’Italia, a Modena non sono riusciti a fare la stessa cosa per governare un Comune. Misteri della politica. Inutile insistere. Il problema di sostituire Muzzarelli comunque rimane. Mi domando con quali strumenti i candidati sindaci intendono affrontare il duello elettorale contro Muzzarelli. A parte il controllo sociale che il Pd esercita in tutti i settori della vita organizzata, vi sono altre incidenze che preoccupano.

Ci saranno liste come “Modena Volta Pagina”, che a ben guardare i suoi protagonisti, le pagine le voltano a ritroso, e al ballottaggio sosterranno Muzzarelli. Con quali armi gli sfidanti sperano di vincere la corsa a sindaco non è un problema secondario.

Nei duelli, da sempre si forma il progetto, si scelgono i secondi o i testimoni, si prepara il genere delle armi, si stabilisce il tempo, si concordano le regole e si destina il luogo. Tutto è previsto. Il duello è sempre stato vietato per legge. C’è però una legge, e c’è da secoli, che è quella dell’onore: vigila da ambo le parti affinchè il confronto si svolga ad armi pari. Il duello elettorale modenese, in questi termini, si presenta nella più totale assenza di regole circa la richiamata legge dell’onore. Muzzarelli usa armi micidiali caricate a euro: appalti, incarichi, mostre, contributi, spende, spande, di tutto.

Oggi poi che la legge ha alzato il tetto per l’assegnazione di appalti senza gara fino a 150mila euro, lui ci va a nozze. Altro che “ad armi pari”.

Muzzarelli ha avuto l’idea di distaccare dall’ufficio stampa un certo numero di giornalisti (che dovrebbero lavorare per tutto il Consiglio comunale) e li ha messi esclusivamente al suo servizio per la campagna elettorale. I giornalisti sospendono in questo modo la loro funzione di testimoni della sfida elettorale a difesa dell’onore di tutti i duellanti, oltre che a difesa della civiltà di un confronto che dovrebbe essere ad armi pari, per servire il solo candidato, Muzzarelli, benché pagati da tutti noi, sfidanti compresi.

Il sindaco combatte dall’interno di un carro armato e sfida candidati senz’armi: gente generosa che va a mani nude contro un personaggio corazzato di enti di prima e seconda elezione, di cooperative e associazioni beneficiate, di uffici stampa sparsi nelle aziende pubbliche e private e di ogni altro genere di fiancheggiatori. Si presenta spalleggiato da giornali e TV pronti a intervenire. E’ vero che la crisi di Coop Alleanza 3.0, proprietaria dell’emittente Trc, può destare per Muzzarelli una certa preoccupazione, ma altrettanto vero è che il sindaco resta comunque dotato di una solida corazza protettiva costituita dagli enti citati, mentre gli altri sfidanti si presentano in canottiera.

Nelle armi d’assalto di Muzzarelli ci sono i giornali. Al Resto del Carlino il giornalista Leo Turrini ha preso dal sindaco 20mila euro per curare una mostra di figurine. Più pagato di Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi. Curatela che non rientra nella professione del giornalista. Il costo di questa esposizione è andato oltre i 200mila euro. E’ da notare che la proprietà delle figurine era del Comune; e in più l’azienda Panini, se interpellata, l’avrebbe realizzata gratis. Incaricando il giornalista del Resto del Carlino, Muzzarelli, si è garantito l’appoggio del giornale che in questo modo da strumento di opposizione si è trasformato in strumento di condivisione. Per non dire altro. Dentro il carro armato di Muzzarelli ci sono molte armi d’attacco, e tra queste non mancano mai le mostre con curatori scelti tra amici di partito e cortigiani vari che nomina a suo piacimento.

Alla Gazzetta di Modena l’editore è la prima tessera del Pd De Benedetti, quindi altra arma a favore di Muzzarelli caricata a pallettoni. Appena uno tenta una piccolissima critica, censurano, bannano, e scattano i sofismi dei secondi del duellante Muzzarelli. Si mettono a sparare articoli di lato fino a far saltare per aria gli sfidanti scagliandoli a una distanza come quella che va da Modena a Parma. E’ già accaduto. L’ex direttore della Gazzetta di Modena, Antonio Mascolo, è stato rispedito a Parma dopo vent’anni, perché osò denunciare lealmente le violazioni locali di ogni codice d’onore. Per esiliarlo si sono serviti di un ex parlamentare Pci, il quale ha fatto pressione sul segretario nazionale del Pd, che a sua volta è intervenuto sulla proprietà. L’Italia è un paese cristiano e la famiglia è un valore …

Insomma ad armi pari qui non c’è nulla. Modena aveva un solo giornale, Prima Pagina, che si opponeva a Muzzarelli, giornale edito da un costruttore che non aveva appalti nel modenese, ma appena l’ha chiuso, gli appalti sono apparsi come se fosse andato a Lourdes. Tutto regolare per la legge. Per l’onore politico molto meno. L’editore di Prima Pagina era, Dino Piacentini, un personaggio che ha deciso di fare l’editore dell’ex quotidiano, l’Unità e ha (concordato?) fatto fallire Prima Pagina con grande gioia del sindaco di Modena Muzzarelli, e del presidente regionale Bonaccini... fallendo non ha pagato la liquidazione e gli altri oneri ai giornalisti. In questi casi dovrebbe esserci l’interdizione da tutte le gare pubbliche. Piacentini non è fallito lui, ma il suo giornale che era solo un ramo della sua attività, mentre con gli altri rami prende appalti milionari. Ed è vergognoso che oggi si parli di un suo grosso affare al Comune di Spilamberto, relativo a un maxi polo per un insediamento Amazon su terreni di sua proprietà.

A Modena il solo giornale di opposizione è La Pressa, ex Prima Pagina. Per raggiungere il loro obiettivo, le minoranze dovrebbero sostenerlo o almeno fargli avere la pubblicità. Niente di tutto questo. La minoranza non si rende conto che qualche strumento ci vuole e continua ad andare a mani nude contro il carro armato di Muzzarelli. Pare quasi che agli oppositori vada bene Trc e tutta la stampa schierata con il Pd. Questo mi fa pensare che Muzzarelli non sia solo il sindaco del Pd, ma anche di una parte degli altri partiti di opposizione. Quello che fa il governo a Roma conta, ma se si vuol fare sul serio, per Modena non basta, e aggiungo che l’accordo romano è sempre sulla coda di una lepre.

I codici d’onore andrebbero ripristinati e portati indietro nel tempo fuori da questa modernità. Uno vuol fare politica? Bene, comincia a rendersi utile, a lavorare, e dopo “la gavetta”, potrà essere candidato. Vanno bene anche quelli che passano da un partito all’altro perché cambiare idea e partito di fronte a fatti che cambiano, vuol dire non avere il chiodo fisso. Poi, col tempo, le capacità e il lavoro, potranno ottenere incarichi pubblici. Non credo a passaggi automatici dell’ultimo momento il cui fine spesso è di conservare il proprio ruolo di consigliere, deputato o altro; perché, scrive Tacito: “Noi abbiamo il potere di tacere, ma non quello di dimenticare”.

Come molti, anche di sinistra, che non vogliono più i maneggioni, le clientele, e gli incapaci “esperti” del Pd, ho votato Lega. Spero che il suo candidato Stefano Prampolini diventi sindaco e gli darò il mio voto. Conto che sappia mettere insieme una lista di persone preparate e non rispondenti alle solite logiche di partito che premiano la fedeltà e mettono in ombra i capaci. Uno bravo non si deve temere come rivale: al contrario fa crescere il partito e tutta la comunità. Chi è capace è spesso anche critico perché vede più lontano. Lo svuotamento elettorale del Pd è avvenuto per responsabilità dei suoi difensori, insolenti e protervi nel difendere l’indifendibile. La risposta dell’elettorato all’implosione di Renzi e ai suoi ’bravi’ è stata: “Accà nisciuno è fesso». La stessa risposta va data a Muzzarelli.

Adriano Primo Baldi


Redazione Pressa
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